“WHEN IN ROME. Al di là della periferia della pelle” in mostra nella Capitale

Caterina Sammartino

ROMA\ aise\ - Verrà inaugurata domani, 18 novembre, alle 18.30, negli spazi di AlbumArte, centro di produzione artistica indipendente di Roma, la mostra “WHEN IN ROME. Al di là della periferia della pelle”, a cura di Adriana Polveroni, con le opere inedite e site specific di Verdiana Bove, Guglielmo Maggini, Pietro Moretti, Caterina Sammartino, Adelisa Selimbašic.
La mostra - in programma fino al 4 gennaio 2025 – è la prima tappa del progetto itinerante “When in Rome”, curato da Adriana Polveroni, prodotto da AlbumArte, con la direzione di Cristina Cobianchi e finanziato dalla Regione Lazio nell’ambito dell’avviso pubblico Lazio Contemporaneo 2022.
Il progetto sarà realizzato in sette città italiane in collaborazione con Adiacenze Bologna e Accademia di Belle Arti di Venezia, Accademia di Belle Arti di Frosinone, RUFA – Rome University of Fine Arts, Casa degli Artisti Milano, Mucho Mas! Torino, Toast Project Space Firenze, Quartiere Intelligente - Zona Rosa Napoli, CONDOTTO48 Roma.
Presentato in anteprima all’Accademia di Belle Arti di Venezia il 10 giugno scorso, “When in Rome” prevede oltre alla mostra a Roma, una serie di dibattiti e confronti con il pubblico a Casa degli Artisti di Milano, Quartiere Intelligente - Zona Rosa a Napoli, Toast Project Space a Firenze, Mucho Mas! a Torino, per concludersi a Bologna, con la seconda tappa della mostra presso Adiacenze, spazio per la ricerca e sperimentazione delle arti visive contemporanee, dal 9 al 23 gennaio 2025.
“When in Rome”, titolo abbreviato da “When in Rome do as Romans do”, vuole fare il verso a quell’attitudine degli stranieri che, arrivati a Roma, imparano a “fare alla romana” sedotti dal fascino della città e dalle sue abitudini ed è un omaggio anche a un celebre concerto dei Genesis del 2007.
Al centro del progetto, i risultati dell’indagine condotta da Cristina Cobianchi e Adriana Polveroni sui giovani talenti under 35 che operano a Roma, soprattutto in spazi di lavoro fondati e gestiti anche con curatori altrettanto giovani in zone periferiche, in fabbriche dismesse, ex officine o vecchie autorimesse, laboratori artigianali in disuso, e che stanno modificando il tessuto e il fermento artistico della Capitale con la loro ricerca aperta sul presente e sul dialogo a più voci.
La mostra di Verdiana Bove, Guglielmo Maggini, Pietro Moretti, Caterina Sammartino e Adelisa Selimbašic si declina secondo la loro comune riflessione Al di là della periferia della pelle e presenta opere inedite e site-specific che indagano il tema della marginalità, intesa come “confine che separa”, esattamente come la pelle che delimita il corpo dall’esterno e che, al contempo, costituisce il primo contatto con l’ambiente circostante, la prima possibilità di conoscenza. Anche oggi, nel momento in cui il corpo ha subito una radicale trasformazione, posto al centro di varie tensioni sociali e culturali, la pelle è ciò che delimita, e quindi definisce, primariamente il corpo.
Ogni artista coinvolto nel progetto ha la sua originale interpretazione dell’idea della “pelle” e della spinta ad andare “al di là della periferia della pelle”. Al di là, quindi, dei confini dati. Non necessariamente per superarli in una sorta di tensione titanica, ma forse per esplorarli nella loro marginalità, nel loro essere periferia di un grande corpo decentrato quale è la stessa profonda articolazione, l’inesauribile alfabeto delle pratiche artistiche.
“Al di là della periferia della pelle” indica la necessità di porsi nel proprio tempo, nella contingenza del proprio essere nel mondo, avviando un confronto a più voci. Applicando questo concetto a Roma, spesso additata come una Grande Madre alternativamente santa e dannata, la città è vista come un grande organismo, non privo di confini, il luogo prediletto per osservare, indagare, con inedite possibilità di lavoro e inediti percorsi interpretativi.
Verdiana Bove (Roma, 1996) vive e lavora a Roma. È co-fondatrice dell’Artist-Run Space CONDOTTO48. Ha partecipato a diverse mostre collettive e personali sul territorio romano e nazionale. In particolare: La Luce abbraccia tutto - Verdiana Bove e Luigi Ghirri, EDDart Palazzo Taverna, Roma (2023), Quando cosa felice cade, Le Nuove Stanze, Arezzo (2023) e Nuove vedute di Roma, Laboratorio KH, Roma (2022). Il punto di partenza della sua ricerca è costituito da fotografie di famiglia o raccolte personali, intese come base per fondere ricordi reali con atmosfere oniriche.
Guglielmo Maggini (Roma, 1992) è laureato in architettura e ha conseguito il master in Visual Arts alla UAL - Camberwell college of Arts di Londra. Tra le mostre ricordiamo: Stairing – installazione permanente, Museo Internazionale delle Ceramiche, Faenza (2024); Contrappunti, z2o Sara Zanin Gallery, Roma (2024); Biennale di Gubbio Palazzo Ducale, Gubbio (2023). Il lavoro di Guglielmo Maggini ha luogo al confine tra installazione e scultura. Caratteristica del suo lavoro è un’arte in transito da un mondo a un altro, dove lo spazio è inteso come volume plastico. Materiali come l’argilla e quelli sintetici come le gomme, le resine e più in generale il mondo dei polimeri plastici si con-fondono in una ricerca sensibile sul rapporto tra la vita e la morte, attraverso un viaggio tra memoria storica e personale.
Pietro Moretti (Roma, 1996) vive e lavora a Berlino dopo aver ottenuto un Bachelor in Arte presso la Slade School of Fine Art, UCL, Londra. Tra le sue recenti mostre personali e collettive: Il faló dei gonfiabili, Collezione Iannaccone, Milano (2023); Le storture del cactus, Galleria Doris Ghetta, Milano (2023); Pittura Italiana Oggi, Triennale, Milano (2023); Sensing painting, Castello di Rivoli, Torino (2023). Molte delle narrazioni pittoriche di Moretti inquadrano l’adolescenza, i riti gruppali, momenti topici che si fissano nella memoria che parla della pittura come uno “strumento per mettere a fuoco la realtà, tra ricordi e immaginazione”.
Caterina Sammartino (Roma, 1997) laureata in pittura presso l’Accademia di Belle Arti, è cofondatrice dell’Artist-Run Space CONDOTTO48. Tra le ultime mostre: The Sun at Its Zenith, ERA Gallery, Milano (2024); Shaping grace and disquiet, ERA Gallery, Milano (2024); L'Ombra Lunga, Palazzo Rospigliosi, Zagarolo (2024); RESENTI, Palazzo Lucarini, Trevi (2023); Botanica, EDDart, Roma (2022); VII Biennale di Viterbo Arte Contemporanea, Viterbo (2022); Materia Nova - Roma nuove generazioni a confronto, Gallera d’Arte Moderna di Roma (2021). Nel suo lavoro predilige l’installazione, utilizzando materiali di origine naturale, ma anche oggetti obsoleti della quotidianità, in un’ottica di connessione con il circostante, che trova la sua espressione nelle opere di canapa e cotone, e nelle azioni performative dalla forte carica simbolica e relazionale.
Adelisa Selimbašic (Malsch Kreis Karlsruhe-Germania, 1996) vive e lavora tra Milano e New York. È un’artista italo-bosniaca diplomatasi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Tra le mostre personali: Perché è così difficile dichiararsi?, Galleria IPERCUBO, Milano (2023); Beacon in the Bowery- Azuki Furuya, Fridman gallery, New York, USA (2023); tra le collettive: Soft Focus, Bradley Ertaskiran gallery, Montreal (2024); An Avarage Comet, Harkawik gallery, New York (2024). Ricordiamo la sua partecipazione a Fountainhead residency a Miami, USA (2023). Le sue opere sono prevalentemente ritratti di corpi o di volti a tutta tela, porzioni ingigantite apparentemente rassicuranti, spesso gioiose, giovani donne, ritratte esclusivamente tra loro, in un universo femminile la cui decodificazione è rimandata allo spettatore.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Quodlibet con i testi di Cristina Cobianchi, Adriana Polveroni e degli artisti: Verdiana Bove, Guglielmo Maggini, Pietro Moretti, Caterina Sammartino, Adelisa Selimbašic. (aise)