La Bce lavora per la sovranità monetaria digitale - di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

ROMA\ aise\ - La leadership politica dell’Unione europea, a cominciare dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, si è purtroppo sottomessa alle mattane economiche, sui dazi e molto altro, del presidente Trump. Sembra che, invece, la Banca centrale europea stia assumendo un ruolo di confronto più deciso. Non è sorprendente, poiché i banchieri e gli economisti possono, se vogliono, comprendere meglio gli effetti di determinate politiche. Tra gli interventi più incisivi vi sono quelli dell’italiano Piero Cipollone, membro del comitato esecutivo della Bce.
Lo scontro è sul ruolo chiave delle infrastrutture dei pagamenti e dei mercati finanziari. Se queste si bloccano, l'intero sistema è a rischio con ripercussioni su famiglie, aziende e governi. Quando i pagamenti falliscono, è la banca centrale che deve intervenire per preservare la stabilità.
Due esempi. Con il blackout elettrico nella penisola iberica del 28 aprile anche i pagamenti digitali crollarono. La spesa con carte di credito diminuì di oltre il 40%, l'e-commerce scese del 50% e i consumi complessivi in Spagna crollarono di un terzo in un solo giorno. I cittadini si sono rivolti al contante, alla moneta della banca centrale. Nel marzo 2023, la Silicon Valley Bank perse 42 mld di dollari di depositi in un solo giorno. Fu la più grande e rapida corsa agli sportelli bancari nella storia degli Stati Uniti. Senza l'intervento immediato della Federal Reserve e della Federal Deposit Insurance Corporation, che garantirono tutti i depositi e lanciarono un nuovo programma di finanziamento, il crollo della Silicon Valley Bank avrebbe potuto innescare una fuga più ampia dei depositanti di altre banche, sfociando in un panico sistemico.
Nel mondo odierno, caratterizzato da frammentazione geopolitica, protezionismo, rapidi cambiamenti tecnologici e crescenti minacce informatiche, il rischio di sconvolgimenti è in aumento.
La frammentazione favorisce anche la tentazione di trasformare in armi le dipendenze esistenti. La Bce avvisa che l'Europa è particolarmente esposta. Tra il 2019 e il 2024 la quota di contante utilizzata nei punti vendita nell'area euro è scesa dal 72% al 52% in termini di volume e dal 47% al 39% in termini di valore. Oggi, il 65% dei pagamenti con carta di credito è elaborato da due società non europee, Visa e Mastercard entrambe americane, e 13 dei 20 Paesi dell'area euro si affidano interamente a questi sistemi internazionali. Anche le app di pagamento mobile, ampiamente controllate da aziende tecnologiche globali, di fatto statunitensi, stanno guadagnando terreno, rappresentando già quasi il 10% delle transazioni al dettaglio. Queste tendenze pongono interrogativi strategici per la sovranità finanziaria dell'Europa, soprattutto in un mondo in cui l'accesso alle infrastrutture finanziarie può essere limitato da sanzioni usate come strumento di coercizione. Per esempio l’accesso allo Swift, la piattaforma che regola e permette le transazioni finanziarie.
La seconda fonte di rischio è l’innovazione tecnologica che sta trasformando la natura stessa del denaro e dei servizi finanziari. Le stablecoin globali denominate in dollari e in altre monete estere e le criptovalute, se ampiamente adottate, potrebbero minare la sovranità monetaria europea. Inoltre, la digitalizzazione della finanza sta ampliando i rischi della sicurezza informatica. In un recente sondaggio, tre banche centrali su cinque dell’area euro hanno segnalato un aumento della frequenza degli attacchi informatici ai propri sistemi finanziari solo nell'ultimo anno.
In questo contesto la Bce e le banche centrali europee si sono poste alcune priorità. In primo luogo, fungere da garante di ultima istanza. Quando i mercati si bloccano, quando i pagamenti vacillano e quando la fiducia svanisce, è la banca centrale che deve intervenire per evitare il collasso. In secondo luogo, migliorare le funzioni di vigilanza e di controllo sulla finanza privata. Il terzo aspetto, quello più strategico, è la realizzazione di un euro digitale che consentirebbe agli europei di operare in qualsiasi momento con un mezzo di pagamento digitale universalmente accettato, anche in caso di gravi interruzioni. La continuità operativa sarebbe garantita dalla distribuzione e dal re indirizzamento automatico delle transazioni su tre diverse regioni, ciascuna dotata di più server. Inoltre, si prevede il funzionamento offline dell'euro digitale, consentendo di fare pagamenti anche in caso di interruzione della connettività Internet o di accesso limitato alle reti di distribuzione fisica del contante.
Ciò è quanto afferma la Bce. Secondo noi, anche se con un linguaggio soft, tale da non suscitare immediate reazioni d’attacco d’oltreoceano o indurre a indesiderati timori tra i cittadini europei, la Bce sta effettivamente lavorando per sottrarsi al controllo e ai possibili ricatti finanziari americani e internazionali creando dei meccanismi di difesa e delle reali contromisure.
“L’euro digitale non è solo un mezzo di pagamento; è anche una dichiarazione politica riguardante la sovranità dell’Europa”. Sembrerà strano, ma l’affermazione viene dalla presidente della Bce Christine Lagarde. (mario lettieri*\paolo raimondi**\aise)
* già sottosegretario all’Economia
** economista