L’Africa è stanca di essere povera - di Mario Lettieri e Paolo Raimondi

ROMA\ aise\ - L’attenzione del mondo economico internazionale verso l’Africa sembra essere in crescita esponenziale. Lo si è visto recentemente all’incontro dell’Africa Investment Forum (Aif), organizzato dalla Banca Africana di Sviluppo (AfDB) a Rabat, in Marocco. Erano presenti 2.300 investitori e delegati provenienti da 83 paesi. In discussione sono stati più di 37 progetti di investimento, alcuni dei quali di rilevanti dimensioni, in tutti i settori economici, dalle infrastrutture all’agroalimentare, dall’energia alla gestione idrica e all’estrazione mineraria.
Quest’anno lo sponsor principale è stato il lontano Giappone, presente con oltre un centinaio di aziende, tra le quali le più importanti corporation dell’energia e dei nuovi minerali, le cosiddette “terre rare” d’importanza strategica.
Da sottolineare che nel 2025 due importanti appuntamenti economici africani, tra cui la Conferenza ministeriale per lo sviluppo africano, si terranno proprio in Giappone. Il paese del Sol Levante è anche il più grande contributore di prestiti agevolati della Banca Africana di Sviluppo, con un interesse specifico nei settori dell’agricoltura, anche attraverso l’utilizzo di nuove avanzate tecnologie.
Il che vuol dire che, nessuno ce ne voglia, Tokyo negli anni passati è stata molto più attiva di Roma nei rapporti con il continente africano. Qualcosa che l’Italia, che si affaccia sul Mediterraneo e con il suo decantato Piano Mattei, non dovrebbe ignorare. La delegazione italiana, senz’altro più numerosa e rappresentativa che negli incontri passati, a Rabat appariva abbastanza marginale in mezzo alle grandi banche americane come la JP Morgan e la Goldman Sachs, ai maggiori fondi di investimento internazionali e alle grandi corporation. Comunque la dirigenza dell’AfDB avrebbe espresso un certo apprezzamento per il progetto e il modello italiani.
L’Aif di Rabat è stato guidato con forza e lungimiranza da Akinwumi Adesina, presidente dell’AfDB dal 2015 e ideatore del Forum. Adesina, che in precedenza era stato ministro dell’Agricoltura della Nigeria, ha dettagliato le potenzialità attuali e le prospettive future dello sviluppo del continente africano. Per esempio, l’Africa oggi ha il 65% di tutte le terre arabili del mondo, attualmente incolte. Questo è un dato che la rende oggettivamente centrale nella politica della sicurezza alimentare globale nel prossimo futuro. Si calcola che entro il 2030 le dimensioni del mercato alimentare e agricolo in Africa varranno non meno di 1.000 miliardi di dollari.
Tuttavia, al di là degli aspetti economici, la maggiore ricchezza dell’Africa è la sua giovane popolazione. Secondo uno studio del New York Times entro il 2050, su 4 abitanti del pianeta 1 sarà africano. Entro tale data, il continente dovrebbe raddoppiare la sua popolazione, raggiungendo 2,4 miliardi di persone, cioè la popolazione complessiva della Cina e dell’India di oggi messe insieme. Ciò comporterà una grande domanda di beni alimentari, di servizi e di alloggi. Soltanto il settore abitativo creerà opportunità d’investimento pari a 1.400 miliardi di dollari. Le infrastrutture di base, trasporti, energia e acqua, già oggi richiedono investimenti di almeno 170 miliardi l’anno.
Secondo Adesina le ricchezze di materie prime sono immense. A livello globale l’Africa ha il 95% del cromo, il 90% del platino, i due terzi delle riserve mondiali di cobalto, il 30% del litio e del manganese, il 20% della grafite. Tutti materiali indispensabili per la produzione di batterie elettriche e per la cosiddetta transizione verde. Le dimensioni dei sistemi di accumulo di energia dei veicoli elettrici e delle batterie passeranno dai 7.000 miliardi di dollari previsti per il 2030 ai 59.000 miliardi per il 2050. L'Africa, che adesso funge da fornitore di minerali grezzi, ha un'opportunità unica di “risalire la catena del valore”, con investimenti nei settori dei minerali critici. Citando l’agenzia americana Bloomberg, Adesina ha ricordato che la produzione di batterie al litio nella Repubblica Democratica del Congo sarebbe tre volte meno costosa di quella degli Usa, della Cina o della Polonia!
Quindi, l'Africa Investment Forum è un grande successo. Nelle ultime 5 edizioni aveva realizzato transazioni per un valore di 30 miliardi di dollari. Quest'anno, i partner di Aif hanno avviato accordi per un valore di oltre 15 miliardi, pari alla metà di quanto transatto nel quinquennio precedente.
Adesina ha detto chiaramente che l’Africa è consapevole che “una causa della povertà è l'esportazione di materie prime, sia in agricoltura che nei minerali”. Di conseguenza l'Africa non vuole essere più solo un fornitore di materie prime, ma intende diventare un attore chiave nello sviluppo delle catene del valore: industrializzazione, ricerca e realizzazione di nuove tecnologie.
“L’Africa è stanca di essere povera
”, ha affermato Adesina. (Mario Lettieri*Paolo Raimondi**\aise)
*già sottosegretario all’Economia **economista