L’italiano che travalica i confini e si fa comunità: a Roma la I Conferenza dell’Italofonia

ROMA\ aise\ - Un “momento storico”, fatto di “concretezza”, per collegare le persone italofone nel mondo. Questa mattina, 18 novembre, ha infatti preso il via la costruzione di una nuova comunità, che nelle intenzioni dei promotori vuole mettere in rete le persone sulla base della lingua italiana nei 5 Continenti. Una lingua che nel tempo, anche grazie ai migranti italiani, così come alla chiesa e alla cultura, si è fatta internazionale. Una lingua che ha “costruito ponti”, che è diventata “strumento di pace”, strumento di “dialogo”, di “cultura”, di vicinanza fra popoli e di “diplomazia”. E, pensando al futuro, può diventare anche strumento di crescita economica e di sviluppo sostenibile. Tutto questo proprio perché l’italiano è una lingua che, oggi più che mai, “travalica la Penisola”. Riguarda il mondo, non in senso coloniale, ma lo riguarda per la sua “bellezza” che porta con sé, ovunque, un’identità: quella italiana.
Questo, in sintesi, è quanto emerso dalla prima conferenza dell'Italofonia, svolta questa mattina nella cornice di Villa Madama, a Roma. Un “battesimo” in grande stile per una nuova rete italofona a cui hanno preso parte tanti rappresentanti delle istituzioni, tanti partner internazionali, di tanti paesi, tutti uniti dal fattore linguistico. A organizzare questa Prima Conferenza, definita come “solo un punto di partenza” di un’iniziativa che guarda al futuro, il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani, assieme al Presidente della Società Dante Alighieri, nonché coorganizzatore, Andrea Riccardi.
Oltre a loro, tanti interventi istituzionali, a partire da quello di Ignazio Cassis, Capo del dipartimento federale degli Affari Esteri della Svizzera, passando per Roberta Metsola, Presidente del Parlamento Europeo, e concludendo con tanti rappresentanti istituzionali di Paesi italofoni o profondamente legati all’Italia, tra cui la Croazia, il Kosovo, l’Albania, la Slovenia, la Somalia, la Romania e San Marino. A questi si è aggiunto anche il direttore dell’AIEA, Rafael Marino Grossi.
Ad aprire la giornata, il video-messaggio della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha ricordato l'importanza dell'italiano nel mondo, parlato “da 80 milioni di persone” e che “racconta il nostro stile di vita”. E che per questo rappresenta un “investimento strategico”.
A seguire, ha preso parola il Ministro Tajani, che dopo aver ringraziato tutte le istituzioni e le persone che hanno aderito alla Conferenza, ha spiegato: “oggi non ci riuniamo per una conferenza, oggi teniamo a battesimo una comunità che è una comunità internazionale, di tutti coloro che parlano, conoscono e che vogliono studiare l'italiano”. “L'italiano collega tutti i popoli dove si parla italiano”. “Siamo stati migranti e la lingua è diventato uno strumento di pace”, ha evidenziato a più riprese Tajani. Quello di oggi è, secondo il Ministro, “un nuovo modo per costruire ponti”. Nella sua visione, questa nuova comunità “è un punto di incontro permanente” che nella lingua italiana vede sì le sue “radici” ma il suo “futuro” è condiviso. Ovviamente, non poteva mancare anche la volontà di investire di più sulla cultura, un “grande strumento” che ha esportato e esporterà tanta Italia nel mondo. Ma l’italiano “è anche molto di più di un semplice strumento culturale”. “Vogliamo che l'italiano sia anche strumento di crescita economica – ha spiegato -. Tanti paesi in via di sviluppo possono collegarsi tramite l'italiano e creare accordi favorevoli a entrambi i Paesi”. Ma all’interno di questa comunità “non ci saranno vincoli”, ha assicurato Tajani. “Potranno farne parte tutti”.
D’accordo anche Cassis, secondo il quale “da oggi si chiude un cerchio e si apre un mondo”. Perché secondo il Capo del Dipartimento Federale degli Affari Esteri Svizzero con la Conferenza di oggi “fondiamo una grande comunità”. E sono quattro i motivi per cui questa comunità è così importante: “abbiamo bisogno di bellezza. E l'italiano la porta nella sua genetica; abbiamo bisogno di ritrovare il senso del dialogo in un mondo che sta riscoprendo fratture; abbiamo bisogno di radici e l'italiano è una radice dell'Europa; e abbiamo bisogno di guardare di più al sud dell'Europa”.
“Tutto ciò non è scontato – ha evidenziato Cassis -. La Svizzera difende la pluralità delle sue lingue” ed è “un esempio” di questa pluralità. Soprattutto in un contesto globale dove “le lingue possono diventare armi”. Infine, l’esponente dell’esecutivo elvetico si è auspicato che questa comunità “possa diventare veicolo di dialogo e vicinanza” perché la “lingua travalica confini e crea spazi di vita comune”. “Oggi – ha concluso il suo appassionato intervento - c'è una nuova casa, la casa dell'italianità”.
In seguito è stato letto un messaggio ben augurante e di saluto di Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, che, facendo le veci di Papa Leone XIV, si è auspicato che “questo momento di incontro possa favorire cooperazione e scambio formativo rinsaldando la solidarietà e i valori umanitari”.
In videomessaggio è intervenuta anche la Presidente Metsola che in un italiano impeccabile ha ricordato come l'Italiano rappresenti “una parte essenziale dell'identità Europea”. Un’identità plasmata dal multilinguismo, “uno dei nostri principi fondamentali”. Secondo Metsola, tra l’altro, l’italiano ha influenzato tanto il Mediterraneo, l’Europa e anche fuori dal Continente, specie attraverso le comunità italiane all'estero: “è un simbolo di cultura e appartiene a tutti”.
“Oggi è un giorno di festa – ha esordito nel suo intervento il Presidente della Dante Riccardi -. La nostra società conta quasi 500 comitati all’estero, 60 scuole, 350 centri certificatori, presidi letterari e una piattaforma. E da tutti questi c’è un sostegno convinto all’italofonia. Non si tratta di un’imitazione di altre lingue, l’Italia è protagonista dell’italofonia lungo la storia ma oggi è più consapevole che mai che l'italiano non riguarda solo la Penisola. L’italiano è infatti più grande della Penisola e oggi lo vediamo qui. E ha una profondità umanistica e culturale che attira tanti che non hanno legami con la nostra storia. L’italofonia esiste. Ma la sua storia è diversa dalla francofonia o dall’ispanidad. E va oltre anche agli italiani all'estero. È un tessuto, di persone, di comunità, di pratiche comunicative che scelgono l’italiano come lingua perché si trovano a loro agio in questo spazio di incontro e creatività”.
Secondo Riccardi, l’italiano “ha alle sue spalle radici forti, belle e meditate”. Però, allo stesso tempo, “l’italiano non è un museo” e infatti si propone ora “come una lingua che unisce, che genera ponti, senza alcuna vocazione imperialistica”. “Se troviamo la via giusta, l’italofonia crescerà come comunità, strutturandosi, essendo comunità di valori, attori di sviluppo e crescita, di dialogo e di umanesimo”. Diventando così “un soggetto significativo del nostro mondo” che “guarda il futuro”.
Sono intervenuti a seguire diversi rappresentanti di comunità e istituzioni vicini all’italiano, tanto che sono tutti intervenuti parlando in italiano ad eccezione del Ministro degli Affari Esteri della Somalia, Abdisalam Abdi Ali. Matej Arcon, Vice Primo Ministro e Ministro per gli Sloveni al Mondo, ha evidenziato come l’italofonia sia “un alleato naturale” del paese che rappresenta. Stesso messaggio elaborato anche dal Primo Ministro della Repubblica della Croazia, Andrej Plenkovic, intervenuto in video-collegamento. Di legame profondo, anche pensando al passato di guerra del paese, ha parlato la Vice Prima Ministra del Kosovo, Donika Gervalla Schwarz. Così come di “legame naturale” hanno parlato il Segretario di Stato per gli Affari Esteri della Repubblica di San Marino, Luca Beccari, e la Ministra degli Affari Esteri della Romania, Oana Toiu, secondo la quale “l’Italofonia offre messaggio di unità”.
Ha preso parola poi anche l’argentino Rafael Mariano Grossi, Direttore Generale dell’Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), che sempre in un italiano impeccabile ha spiegato che la comunità dell’italofonia “trascende la geografia”. Secondo lui, infatti, “gli italiani non sono andati nel mondo come conquistatori, ma come costruttori. Hanno costruito città, chiese. Io ho imparato l'italiano a 10mila km di distanza dall’Italia”. “Definire l'italofonia – ha concluso - è sia una celebrazione che un legame. In un mondo fratturato, questa comunità dimostra che il multilateralismo opera a molti livelli e promuove il senso di umanità che ci unisce”.
Intervenuta a saguire anche la Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, che ha spiegato come l’italiano rappresenti “una sorta di filo dorato che collega tutte le anime del mio Ministero” e che “rappresenta le radici del nostro futuro”. E proprio il suo Ministero, attraverso l’università e la ricerca, “produce il futuro creando le connessioni”. Per la Ministra, “il senso di comunità è parte di una identità che ci unisce indipendente dai confini. Parlando l'italiano si entra all'interno di un’identità”. A tal proposito ha salutato con gioia la Conferenza odierna, definendola anche lei “l'inizio di un'importante percorso”. “Se vogliamo che la lingua ci unisca – ha concluso -, la lingua ci unirà. Perché è scienza, umanesimo, innovazione, arte. E possiamo fare tanto insieme perché non ci sono confini”.
Arrivato per l’occasione a Roma anche Robert Allegrini, Presidente della National Italian American Foundation (NIAF), che si è prima lamentato delle poche risorse, in passato, sulla diffusione della lingua e poi ha parlato dell’importanza della “promozione linguistica all'estero”, dove “mancano opportunità, ma non la volontà”. “Insieme – ha concluso - possiamo fare dell'italiano una lingua più apprezzata e poi più utilizzata”. (luc.matteuzzi\aise)