Vertice Trump–Zelenskyy: niente Tomahawk, ma aperture sul negoziato - di Gabriella Ferrero

foto Casa Bianca
WASHINGTON\ aise\ - Una giornata limpida e soleggiata ha fatto da cornice all’incontro tra il presidente americano Donald Trump e il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy alla Casa Bianca. L’incontro, atteso da settimane, si è svolto in un clima di apparente cordialità ma con toni sostanzialmente tesi, segnando un momento importante nei rapporti tra Washington e Kyiv. Zelenskyy è arrivato nella capitale statunitense per chiedere la fornitura dei missili Tomahawk e altri sistemi d’arma avanzati. Si è trattato della sua principale richiesta alla nuova amministrazione americana.
Trump, però, ha chiarito fin dall’inizio che non intende concedere i Tomahawk, almeno per ora, citando la necessità di evitare un’escalation e di preservare le scorte americane. “Preferiremmo che non servissero, che la guerra finisse”, ha detto Trump durante l’incontro, che si è tenuto nella Cabinet Room e ha coinvolto anche funzionari e consiglieri di entrambe le delegazioni.
Il giorno precedente, Trump aveva avuto una lunga telefonata con il presidente russo Vladimir Putin, durante la quale i due avrebbero concordato di incontrarsi nelle prossime settimane a Budapest, su invito del premier ungherese Viktor Orbán. La conversazione con Putin ha influenzato chiaramente il tono del vertice con Zelenskyy: un approccio più diplomatico e Trump sempre più convinto che la priorità ora sia “fermare la guerra e trovare un accordo”.
Zelenskyy ha riconosciuto pubblicamente che Trump “ha una grande possibilità di porre fine alla guerra”, citando il recente successo del presidente americano nel mediare un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. “Spero che possa ottenere lo stesso risultato per l’Ucraina,” ha aggiunto. Nel corso della discussione, Zelenskyy ha proposto una possibile cooperazione tecnologica, offrendo aiuti nel campo dei droni in cambio di missili americani.
Trump ha mostrato interesse ma non ha preso impegni concreti. Ha inoltre definito “un’escalation” la possibile vendita dei Tomahawk a Kyiv, ribadendo ancora che “la priorità resta la pace”.
Dopo circa due ore e mezza di colloqui, il vertice si è concluso senza annunci né conferenze stampa congiunte. Trump ha lasciato la Casa Bianca per Mar-a-Lago, mentre Zelenskyy ha avuto subito dopo una videoconferenza con i leader europei. Fonti diplomatiche hanno riferito che le reazioni a Bruxelles e Londra sono state caute, con diversi governi europei che hanno ribadito il loro sostegno a Kyiv.
Poco dopo l’incontro, Trump ha pubblicato un messaggio sul suo social network ribadendo la sua linea: “È tempo di fermare le uccisioni e fare un accordo. Devono fermarsi dove sono. Lasciamo che entrambi rivendichino la vittoria, e che la Storia decida.” Zelenskyy, condividerebbe in parte la posizione americana: “Il presidente ha ragione, dobbiamo fermarci dove siamo. Entrambe le parti devono fermarsi, ma la responsabilità è di Putin: non siamo stati noi a iniziare questa guerra.”
Nessuna svolta, ma la diplomazia resta aperta: l’incontro non ha prodotto risultati concreti sul piano militare, ma ha chiarito la linea della Casa Bianca: nessuna nuova fornitura di missili a lungo raggio e un rinnovato sforzo per una soluzione negoziata. La giornata, luminosa e apparentemente tranquilla, si è chiusa con un messaggio chiaro: mentre Kyiv continua a chiedere armi per rafforzare la propria posizione al tavolo dei negoziati, l’amministrazione Trump punta sulla diplomazia. (gabriella ferrero\aise)