Meloni: pnrr, giustizia e attenzione ai giovani le priorità per i prossimi 6 mesi

ROMA\ aise\ - Orgogliosa della squadra di Governo, affiatata con gli altri leader della maggioranza, soddisfatta del lavoro svolto finora e sicura di avere tutta la Legislatura per completare il programma per cui è stata eletta. In più di tre ore, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti convocati per la conferenza di inizio anno, appuntamento rimandato due volte a fine dicembre per i problemi di salute della Premier, che oggi ha indicato nella messa a terra del Pnrr, nella riforma della giustizia e nell’erogazione di borse di studio ai giovani meritevoli le sue priorità per i prossimi 6 mesi. Nel mezzo, Meloni ha annunciato la sospensione dal partito del deputato Pozzolo – coinvolto nella sparatoria del 31 dicembre –, ha confermato che sta riflettendo sulla sua candidatura alle prossime europee, si è detta disposta ad un confronto con Elly Schlein sui temi della politica, rivendicato al bontà della riforma sul Premierato e invitato i giornalisti a soffermarsi anche sulle “luci”, non solo sulle ombre, che investono l’Italia. La tragedia di Cutro l’accaduto che l’ha fatta stare peggio, il contatto con gli elettori “la benzina” che la carica.
Davanti a “molte sedie vuote per la protesta dei giornalisti contro la legge bavaglio voluta dal Governo", il presidente dell'Ordine dei Giornalisti Carlo Bartoli ha introdotto i lavori citando la necessità di riformare le norme su diffamazione e calunnia, stigmatizzando “talune espressioni usate da parlamentari” nei confronti dei colleghi, ricordato le norme europee e le pronunce della Cassazione a sostegno dell’informazione ed evidenziato la necessità di una riforma dell’editoria.
Dopo essersi scusata per i rinvii, Meloni ha definito il 2023 “un anno molto complesso per tutti”, assicurando che farà la sua parte “perché i giornalisti possano fare al meglio il loro lavoro”, nel reciproco “rispetto”.
Rimandate al mittente le accuse di “legge bavaglio”, la Premier si è soffermata sull’impatto dell’Intelligenza Artificiale sul settore dell’informazione e, più in generale, sul mondo del lavoro; un impatto “devastante” perché “sempre meno persone saranno necessarie”. “Credo”, ha aggiunto, che “bisogna valutare la situazione seriamente, e non so se siamo ancora in tempo, perché i tempi della politica multilaterale sono più lenti del progresso”. Sul tema “organizzeremo un focus al G7”, ma “siamo già a lavoro su una iniziativa specifica”.
Economia, immigrazione, Mes e Patto di stabilità, investimenti, europee e alleanze, inchieste e gestione del partito, politiche per la famiglia e il Piano Mattei alcuni dei tanti temi sollevati dalle domande dei colleghi.
LA CRESCITA. La “crescita economica dell’Italia è superiore alla media europea”, ha ricordato Meloni, che ha confermato di “non voler aumentare le tasse”. Il Governo, “nella legge di bilancio ha lavorato al taglio della spesa pubblica con tagli lineari”. L’obiettivo è “confermare le misure portate avanti e, se possibile, migliorarle”. È noto che “tra tagliare le tasse e aumentare la spesa pubblica preferisco la prima opzione”.
EUROPEE E ALLEANZE. Meloni sta “riflettendo” se candidarsi o no: “per me nulla conta di più del consenso dei cittadini, anche ora che sono premier sarebbe utile e interessante”. Inoltre, la sua candidatura “potrebbe portare altri leader a fare lo stesso” dando vita ad un “test democratico molto interessante”. A frenarla è capire se “la mia candidatura personale toglierebbe tempo al lavoro da premier”. Quanto alle alleanze, “sono a lavoro per creare una maggioranza alternativa, che su alcuni dossier (green e immigrazione) ha dimostrato di poter esistere”. Mai, ha confermato, un Parlamento europeo la vedrà alleata con la sinistra. “Per la commissione è diverso: ogni Governo esprime un commissario” e lì con le alleanze si fa l’interesse nazionale. “Ursula von der Leyen è stata eletta anche con il voto del Pis polacco, che poi non ha fatto parte della sua maggioranza”.
Quanto all’ipotetica candidatura di suoi ministri e al conseguente rimpasto, Meloni dice di “non sapere nulla” ma di sicuro “non auspico né lavoro ad un rimpasto. Sono contenta della mia squadra e del lavoro che stiamo facendo”.
MES E PATTO DI STABILITÀ. Meloni si dice “soddisfatta dell’accordo su Patto, che non è quello che avrei voluto”: l’Ue non esprime “un superiore interesse comune”, ma “fa sintesi tra i diversi interessi nazionali”. Quanto al Mes “ci siamo rimessi all’Aula”. La questione vera è che “in Parlamento non c’è stata mai maggioranza sul trattato. Il Governo Conte ha sottoscritto la modifica del trattato quando sapeva che non aveva la maggioranza per approvarlo e questo ci ha messo in difficoltà”. Il Mes “è obsoleto” e lo hanno “dimostrato anche i mercati”. “Forse la mancata ratifica può diventare un’occasione per renderlo più efficace”. La mancata ratifica non ha isolato l’Italia: “dobbiamo essere più consapevoli del nostro ruolo, non abbiamo meno diritti o prerogative di altri Paesi. Quando Chirac indisse il referendum sulla Costituzione europea e lo perse nessuno gli ha detto “la pagherai””.
BANCHE ED EXTRAPROFITTI. “Fa sorridere che i primi a criticare questa norma siano stati quelli che quando erano al governo hanno fatto regali alle banche”, ha sostenuto Meloni che ha definito il M5S “cintura nera di aiuti alle banche”. Il Governo ha “applicato una tassa su un margine ingiusto”, senza alcun “intento punitivo”. Una norma “coraggiosa”. Per lo Stato una “operazione win win”.
CASO DEGNI. Sul giudice della Corte dei Conti che auspicava l’esercizio provvisorio (sostenendo che sarebbe stato opportuno fare ostruzionismo in Parlamento per rallentare l’approvazione della legge di bilancio – ndr) Meloni ha definito “grave l’accaduto” e “sfrontato” il giudice, accusando la sinistra di “non essere intervenuta” ma soprattutto di aver “devastato le istituzioni della Repubblica” imponendo che “nomine politiche anche in incarichi super partes si comportassero da militanti”.
MIGRANTI E PIANO MATTEI. Il Patto sulle migrazioni varato dall’Ue è “migliore delle precedenti”, perchè prevede “un meccanismo più di garanzia per l’Italia, ma non è la soluzione”, ha ribadito Meloni, secondo cui “non risolveremo mai il problema se pensiamo a come gestire i migranti quando arrivano”. Bisogna “lavorare a monte”, per questo il Governo ha proposto il Piano Mattei su cui ci sarà un focus al G7. “Tutto il G7 deve concentrare attenzione su un Continente che è ricchissimo di materie prime critiche” con molti Paesi sconvolti da una “destabilizzazione in alcuni casi voluta e costruita che noi paghiamo”. Basta con “l’approccio paternalistico, quando non predatorio”. Servono “rapporti di cooperazione seri e strategici, da pari a pari”. Il Piano Mattei “costruisce questa idea” nell’auspicio “che diventi un modello per altri”. Il Piano “è più avanti di quanto sembri” e i suoi contenuti verranno svelati nella prossima Conferenza Italia - Africa in programma tra poche settimane. Rilevante, ha aggiunto Meloni, anche il tema della formazione su cui “diverse scuole italiane hanno fatto un lavoro straordinario”, ha sottolineato la Premier prima di citare la sua visita alla scuola italiana di Addis Abeba che l’ha “commossa”.
Tornando ai flussi, Meloni ammette di “non essere soddisfatta” dei risultati “soprattutto in proporzione alla mole di lavoro dedicata a questa materia”. I dati degli ultimi mesi del 2023 “dimostrano un calo” ma “ci si aspettava di più e sono pronta ad assumermene le responsabilità”. Si tratta di “una sfida epocale e alle iniziative spot ho preferito cercare soluzioni strutturali” che necessitano di “un coinvolgimento internazionale enorme”. L’obiettivo “è lavorare in Africa e fermare le partenze”, anche “valutando di aprire hot spot in Africa per stabilire chi ha diritto di venire” per “lavorare sulla migrazione legale”. “Questo – rivendica – è il primo governo a varare un decreto flussi per tre anni”. Decreti che però sono di difficile applicazione, visto che migliaia di migranti con il visto non riescono ad arrivare: “in questa prima fase si accavallano le richieste 2023 e si aggiungeranno quelle 2024”, ha ammesso Meloni. “Il carico di lavoro è enorme” si sta valutando “lo snellimento delle procedure”. Nel frattempo sono state “rafforzate le strutture: la Farnesina potenziando il personale nelle sedi consolari nei Parsi di origine”; il Viminale “nelle prefetture”. Dopo queste difficoltà, la Premier “auspica di procedere più spediti”. È un “lavoro molto complesso”. Comincia a “cambiare l’approccio”, ma “sui risultati conto di fare molto di più”.
DDL CONCORRENZA E RICHIAMO MATTARELLA. Su balneari e ambulanti l’appello del Capo dello Stato “non rimarrà inascoltato”. In entrambi i casi il Governo intende “mettere ordine” nella normativa per assicurare parità di trattamento, certezza agli operatori e scongiurare la procedura di infrazione dell’Ue.
ATTRARRE INVESTIMENTI. Per Meloni “servono più certezze” e per darle servono due riforme: “burocrazie a giustizia” che sono entrambe “priorità del prossimo anno”. All’estero “c’è molta voglia di Italia”, il Paese ha un “potenziale inespresso”. Ma “non è facile; opposizioni, non politiche, si fanno sentire”, le parole della Premier che ha evocato in più occasioni tentativi di pressione su un Esecutivo che, forte della sua “maggioranza e stabilità” intende procedere con la sburocratizzazione perché “non è ostile a chi produce e crea ricchezza”. Il controllo dello Stato c’è “ma non è oppressivo”, al contrario “affianca chi produce”.
ANTISEMITISMO. Meloni si dice “colpita” dal fatto che “le immagini del 7 ottobre” sull’attacco di Hamas a Israele abbiano “prodotto una recrudescenza di antisemitismo in tutto l’Occidente”, segno che “covava sotto la cenere” e che il problema “è stato sottovalutato”. Annunciata la prossima nomina del generale Angelosanto a capo della task force contro l’antisemitismo al posto del prefetto Pecoraro, Meloni ha richiamato la necessità di “lavorare sul piano culturale”, sulla scia di quanto fece da Ministro per la Gioventù (Governo Berlusconi) quando “attivammo il servizio civile in Israele”. Una iniziativa da replicare, “certo non ora”, ha puntualizzato, perché “potrebbe aiutare a conoscere una situazione da sempre vittima di stereotipi”.
PRIVATIZZAZIONI. “Nella Nadef abbiamo previsto 20 miliardi nel prossimo triennio, cioè un punto di Pil in tre anni”. Privatizzare “non significa regali a imprenditori ben inseriti” ma “ridurre la presenza dello Stato dove non è necessaria e riaffermarla dove serve”. Significa anche “ridurre le quote di partecipazione statale ma non il controllo pubblico, come in Poste; o prevedere quote a privati in società sotto controllo pubblico, come nel caso di Ferrovie”, ha ipotizzato la Premier.
PREMIERATO E LEGGE ELETTORALE. La riforma “non tocca i poteri del Presidente della Repubblica perché è giusto così: è una figura di assoluta garanzia, ancora più utile un domani con un premier eletto direttamente”, ha detto Meloni. “Non vedo come questo tolga poteri al Capo dello stato”, anzi “si crea equilibrio e si rafforza la stabilità dei Governi”. Su questo si esprimeranno gli italiani in un referendum inevitabile (vista la mancata necessaria maggioranza in Aula): si tratta “di una delle riforme più importante per gli italiani. Il referendum sarà sul futuro dell’Italia non su di me o sul mio Governo”. Quanto alla Legge elettorale, Meloni dice “di non averci ancora ragionato”, ma “una soglia ci deve essere per forza, come ha detto anche la Corte costituzionale”. Da sempre, ricorda, “sono per il ritorno alle preferenze, abbandonando le liste bloccate”.
AUTONOMIA. Serve “uno Stato forte con Autonomie forti. Non credo nelle sperequazioni Nord Sud, l’autonomia non toglie ad uno per dare a un altro”. Il principio “è che se gestisci bene le tue competenze e le tute risorse, lo Stato te ne può dare altre”. Per Meloni si tratta di un “volano anche per il Mezzogiorno” perché “responsabilizza la classe dirigente”. “Non mi stupisce che a schierarsi contro sono quelli che spendono peggio i fondi europei”.
LA SPARATORIA DI CAPODANNO. Interrogata sul caso Pozzolo, Meloni ha sostenuto che “chi ha un’arma ha il dovere legale e morale di custodirla con responsabilità e serietà”. Quello che è successo il 31 dicembre “dimostra che il possessore dell’arma non è stato responsabile, e se questo non va bene per un italiano, figuriamoci per un parlamentare di FdI. Ho chiesto che sia deferito ai probiviri e che, nelle more del giudizio, venga sospeso dal partito”. Quanto alla classe dirigente, “c’è sempre qualcuno che fa gli errori”, ma “non faccio questa vita se le persone che ho intorno non capiscono la responsabilità che abbiamo”.
INCHIESTA ANAS E AFFAIRE VERDINI. Secondo la premier “Salvini non è chiamato in causa e non ritengo debba andare in Aula a riferire. È sbagliato tentare di trasformare un caso come questo in politica. Tommaso Verdini ha una sola tessera di partito ed è del Pd, ma nessuno di noi ha chiamato in causa il partito. Non sono mai stata comprensiva con affaristi e lobbisti, che con questo governo non stanno passando un bel momento, e penso che attacchi scomposti verso di me partano da lì”.
A chi chiede più dettagli, Meloni si limita a ribadire “non sono ricattabile. Qualcuno ha pensato di poter dare le carte. L’ho visto accadere, vedo degli attacchi, c’è chi pensa che ti spaventerai, ma io non sono una che si spaventa facilmente e credo che lo stiano capendo in parecchi, preferisco andare a casa. Con me non si indirizzano le scelte. Se sono io la premier e mi prendo la responsabilità, allora decido io”.
LE PERIFERIE. “negli anni si sono moltiplicate in Italia vere e proprie zone franche in cui lo Stato ha indietreggiato e fatto finta di non vedere” perdendo così “terreno e credibilità”. Non si possono gestire tutte le emergenze insieme, ma “tutte le settimane facciamo una riunione su Caivano” e lavoriamo a norme “che saranno applicabili anche altrove”.
LA RAI. “La Rai è la principale azienda culturale italiana, ha una struttura imponente con pregi e difetti, ma non mi pare venissimo dall’età dell’oro”, ha detto Meloni, rimandando al mittente le accuse su poltrone e palinsesti, ricordando il “trattamento” riservato a FdI quando era all’opposizione.
MATERNITÀ E POLITICHE FAMILIARI. Aver inviato Elon Musk ad Atreju non significa aver cambiato idea sulla maternità surrogata: “i bambini non si comprano e non si vendono come merce da banco. Pagare una donna povera per mettere al mondo un figlio che vende non è progresso. Sarà contenta se riusciremo ad approvare la legge che prevede la perseguibilità del reato anche se commesso all’estero”.
Quanto alla maternità come “aspirazione”, come detto dalla senatrice Mennuni in tv, Meloni ha sostenuto che “aspirazione non è la parola giusta. Se a me, premier, tra le donne più affermate in Italia, chiedessero cosa scegliere tra mia figlia e la carica non avrei dubbi perché la maternità ti regala un traguardo che nessun’altra cosa ti può regalare. Ma l’uno non deve escludere l’altro: le politiche per la natalità sono nemiche del lavoro delle donne e questo è inaccettabile. E il modello non sono io: Von der leyen ha 7 figli, Metsola 4. Non c’è bisogno di scegliere: quello che dobbiamo fare noi è fornire gli strumenti utili perché questo avvenga. Tutti i nostri provvedimenti si sono concentrati su madri lavoratrici e genitori lavoratori, dall’estensione del congedo parentale alla decontribuzione se si hanno due figli, gli asili, fringe benefit. Occorre smontare il racconto in base al quale se metti al mondo un bambino perdi delle possibilità. Che non è solo un racconto. Lavoro perché la maternità non sia nemica di altre possibilità della vita”.
GARANTISMO E QUESTIONE MORALE. Interrogata sui diversi casi giudiziari che hanno coinvolto membri del suo Governo (Santanchè, Sgarbi, Delmastro), Meloni ha sostenuto: “non credo si ponga alcuna questione morale: ogni caso deve essere valutato singolarmente e non su teoremi e ricostruzioni”. La Premier ha quindi attaccato Pd e 5 Stelle “giustizialisti con gli altri e garantisti con i propri”. “Prego di non farmi lezioni di morale. Quando dovessi avere certezza che alcune persone non si sono comportate come dovevano, allora interverrò”.
FISCO E PARADISI. “Dopo le europee sarà materia da affrontare a Bruxelles: c’è una diversità anche all’interno dell’Ue che con il mercato unico produce un sistema di privilegi e discriminazioni. Le regole dentro il mercato Ue devono valere per tutti”, se non ci saranno sempre Nazioni che “drenano gettito ad altre”. Meloni cita quindi la riforma fiscale varata dal Governo, “attesa da 50 anni”.
DRAGHI IN EUROPA. Sul futuro dell’ex Premier a Bruxelles, Meloni non si sbilancia: “è impossibile parlare oggi di chi guiderà la commissione”. In più, “Draghi ha dichiarato di non essere disponibile”. Meloni si dice "lieta che una persona autorevole come lui collabori con la Commissione al completamento del Mercato unico, ma fare oggi il toto nomi non è il tema. Il vero tema è cosa deve fare la prossima commissione. Io lavoro per avere una politica europea più forte negli scenari di crisi, più determinata nel perseguire un’agenda strategica per non consegnarsi a nuove pericolose dipendenze; che sia più efficace contro la migrazione illegale e per la difesa dei confini, che sia in grado di armonizzare la sostenibilità economica e sociale con quella ambientale”.
I PRIMI OBIETTIVI DEL 2024. I MOMENTI PIÙ DIFFICILI DEL 2023. A domanda sui prossimi obiettivi, Meloni prima ironizza con un “abolire la povertà, la pace nel mondo, ristrutturare esterni ed interni delle abitazioni” e poi, seria, indica “la messa a terra del nuovo Pnrr, attesa nelle prossime settimane, la riforma della giustizia, e un piano molto importante che riguarda borse di studio per studenti meritevoli con condizioni di reddito penalizzanti. Un segnale molto importante da dare. Una delle piccole cose nel cassetto da realizzare in tempi rapidi”.
Il momento più difficile del 2023 per la Premier è stata la tragedia di Cutro: “94 persone che muoiono e l’accusa che è colpa tua pesa. Ma ce ne sono stati diversi. Così come quelli belli: tutte le volte in cui riesco a stare davvero in mezzo alla gente, perché si percepisce una realtà diversa da quella che arriva “a Palazzo”. L’unica benzina possibile per me”.
LA VIA DELLA SETA. L’Italia “era l’unico Paese del G7 a farne parte”. Il Governo ha deciso di uscirne “sulla base dei risultati arrivati: si diceva che la Belt Road avrebbe assicurato un riequilibrio della bilancia commerciale tra Italia e Cina ma i dati dicono che il saldo è sempre più sfavorevole per l’Italia passato da meno 18 a meno 41 miliardi”, quindi “l’adesione non è servita a equilibrare nulla”, ma solo “a far entrare in Italia molti più prodotti cinesi”. Quanto agli investimenti diretti cinesi in Italia “si è passati da 656 milioni nel 2019 a 140 nel 2022, tenendo conto anche delle norme Ue che non hanno aiutato”. Al contrario “gli investimenti italiani in Cina sono aumentati”. Aderire alla via della seta è stata una “scelta politicamente sbagliata ed economicamente inefficace”. Senza contare che “Nazioni europee, senza via della seta, hanno un volume di cooperazione significativamente maggiore al nostro. Non ne abbiamo bisogno per avere relazioni commerciali con la Cina, che io intendo rilanciare, onorando il mio impegno di recarmi a Pechino quanto prima. Si possono fare altri accordi, siamo due Nazioni millenarie e antichissime che vantano buoni rapporti”. Abbandonare la via della seta “non ha alcun intento punitivo né presa di distanza”.
INSTABILITÀ INTERNAZIONALE. Tra Iran e Medio Oriente, con il secondo anniversario della guerra in Ucraina che si avvicina, la situazione internazionale è davvero instabile. “Come si costruisce la pace in questi scenari? Fornendo armi all’Ucraina, per far arrivare il Paese al tavolo delle trattative”, ha sostenuto la Premier. Quanto al Medio Oriente “siamo a lavoro per evitare un’escalation dalle conseguenze inimmaginabili, mantenendo una posizione equilibrata. Abbiamo condannato i fatti del 7 ottobre e difeso diritto di Israele di esistere e difendersi; rinnovo oggi l’appello ad Israele a preservare l’incolumità dei civili, che noi stiamo aiutando con i paesi arabi. Su Nave Vulcano lavorano anche medici qatarini”, ha ricordato Meloni, “e sono stata l’unica leader G7 presente al Cairo”. Bisogna “lavorare da ora per una soluzione strutturale alla questione palestinese: è un errore dire “prima distruggiamo Hamas e poi ne parliamo”; così scopriamo il bluff di Hamas che non ha interesse ad una soluzione palestinese. Su questo l’Ue ha un ruolo rilevante, dovrebbe giocarlo in maniera più coesa”.
Nel corso della conferenza, Meloni ha parlato anche della situazione delle carceri e dei numeri sui cittadini vittime di mala giustizia, ancora troppo alti; della necessità della separazione delle carriere dei magistrati, del sistema previdenziale che deve tornare ad essere sostenibile anche per le nuove generazioni e del suo partito che “non è a gestione familiare”.
“La mia aspirazione è rappresentare sempre più cittadini: sia nella classe dirigente di FdI che nella candidature c’è stata apertura a nuove culture; nuovi mondi si sono avvicinati al nostro partito e continueremo a farlo. Non ho la stessa vostra lettura sulla classe dirigente: ne ho molta più stima di quanto ne legga, ma tutto è migliorabile”.
Ma “l’accusa di familismo comincia a stufarmi. In Parlamento ci sono due coppie di coniugi: una nel Pd e una in Sinistra Italiana, un gruppo di 8 persone quindi in due fanno il 25% e non abbiamo mai detto nulla, giustamente. La verità è che chi milita nella politica sa che la politica diventa tanto altro, questo non vuol dire togliere valore alla militanza. E come vale per questi 4, non accetto che si faccia con me perché mia sorella è militante da 30 anni”.
Ai giornalisti, infine, l’invito a “guardare più alle luci che alle ombre: vediamo qualche segnale incoraggiante: la crescita, la borsa italiana che ha avuto la migliore performance del mondo, una volta che siamo primi, diciamolo! Lo spread che da 220 quando si è insediato il Governo sta ormai stabilmente sotto 160, i dati sull’occupazione. Sono segnali incoraggianti”.
L’informazione di qualità “è molto importante e utile a tutti. Chi ha responsabilità deve lavorare per esercitarla al meglio. Una parte di lavoro dipende da ciascuno di noi”. (m.c.\aise)