Due italiani in Estremo Oriente: a Scutari la mostra di Felice Beato e Adolfo Farsari

SCUTARI\ aise\ - “Felice Beato e Adolfo Farsari - Due italiani in Estremo Oriente (1863-1890)” è il titolo della mostra organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura a Tirana in collaborazione con il Museo Nazionale della Fotografia Marubi a Scutari e la Fondazione Alinari per la fotografia.
Curata da Fondazione Alinari per la fotografia con la consulenza scientifica di Rossella Menagazzo, l’esposizione verrà inaugurata il prossimo 5 aprile alle 19.00 al Museo Nazionale della Fotografia "Marubi" di Scutari, dove rimarrà aperta al pubblico fino al 7 luglio.
La mostra sigla la prima collaborazione tra il Museo albanese e la Fondazione italiana e presenta le opere di due autori importanti per la storia della fotografia italiana e mondiale. Felice Beato e Adolfo Farsari sono stati tra i primi ad aver fotografato l’Estremo Oriente, in particolare il Giappone, contribuendo così all’avanzamento del fenomeno culturale del Giapponesismo in Europa.
Felice Beato (1832-1909) è stato un fotografo e imprenditore italo-britannico, tra i primi fotografi a rappresentare l’Estremo Oriente, specialmente il Giappone, dove aprì uno studio in seguito a viaggi in Europa, Egitto, India e Cina. È conosciuto soprattutto per ritratti e fotografie di edifici architettonici e paesaggi di Asia e dell’area mediterranea grazie ai quali ha fornito al pubblico dell’epoca immagini di paesi, popoli ed eventi lontani e sconosciuti. Ha avuto non pochi seguaci, soprattutto in Giappone, dove insegnò e lavorò con molti artisti, lasciando un’influenza profonda e duratura.
Adolfo Farsari (1841- 1898) è stato un fotografo italo-americano, fondatore dell’ultimo importante studio fotografico occidentale in Giappone. Nato a Vicenza, si trasferì negli Stati Uniti nel 1863 dove si sposò e ottenne la cittadinanza statunitense per poi spostarsi verso il Giappone dove apprese la fotografia e aprì il proprio studio fotografico, distrutto successivamente da un incendio. Cominciò a viaggiare per il paese scattando fotografie per rimpiazzare i negativi bruciati, ricreando un ricco portfolio che espose in un secondo studio. Rientrò a Vicenza nel 1890 portando una parte di Giappone con sé in Europa. (aise)