Tirana: l'IIC presenta il romanzo di Grazia Deledda “Marianna Sirca” tradotto in albanese

TIRANA\ aise\ - Si terrà domani, 19 marzo, alle ore 18.30, presso la Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana, in Albania, la presentazione del romanzo in albanese della scrittrice italiana Premio Nobel per la letteratura (nel 1926), Grazia Deledda, dal titolo "Marianna Sirca". Il romanzo, edito dalla casa editrice Albas, è stato tradotto dalla professoressa Klodeta Dibra grazie al contributo del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Deledda scrisse romanzi e racconti dalla profonda carica etica in cui descrisse e raccontò la dura vita quotidiana dei suoi compaesani sardi. Il romanzo "Marianna Sirca" parla proprio di una donna che dopo la morte di un suo ricco zio prete, del quale aveva ereditato il patrimonio, andrò a passare alcuni giorni in campagna, in una piccola casa colonica che possedeva nella Serra di Nuore, in mezzo a boschi di soveri.
Era di giugno. Marina, sciupata dalla fatica della lunga assistenza d’infermiera prestata allo zio, morto di una paralisi durata due anni, pareva uscita di prigione, tanto era bianca, debole, sbalordita: e per conto suo non si sarebbe mossa né avrebbe dato retta al consiglio del dottore che le ordinava di andare a respirare un po’ d’aria pura, se il padre, che faceva il pastore ed era sempre stato una specie di servo del fratello prete, non fosse sceso apposta alla Serra a prenderla, supplicandola con rispetto:
Marianna, dà retta a chi ti vuole bene. Obbedisci.
Anche la serva barbaricina rozza, risoluta, che era in casa del prete da anni ed anni ed aveva veduto crescere Marianna, le preparò la roba, gliela caricò rudemente dentro la bisaccia come fosse la roba di un servo pastore, e ripeté:
Marianna, dà retta a chi ti vuole bene: obbedisci.
E Marianna aveva obbedito. Aveva obbedito sempre, fin da quando bambina era stata messa come un uccellino in gabbia nella casa dello zio, a spandere la gioia e la luce della fanciullezza attorno al melanconico sacerdote, in cambio della possibile eredità di lui. (aise)