Tirana: l’IIC presenta le traduzioni italiane dei romanzi di Virgjil Muçi

TIRANA\ aise\ - Verranno presentate martedì prossimo, 5 novembre, dalle 18.30 nella Biblioteca dell’Istituto Italiano di Cultura di Tirana le traduzioni italiane dei romanzi di Virgjil Muçi. In questa occasione, l’autore - insieme alla scrittrice Diana Çuli e ad Anna Lattanzi di Albania Letteraria – presenterà “Fiabe albanesi”, Besa Muci Editore, 2020, “La vedova innamorata”, Besa Muci, 2021, “Streghe”, Besa Muci Editore, 2023 e “La piramide degli spiriti”, Besa Muci Editore, 2024.
L’incontro vede protagonista uno degli autori più rappresentativi dell’attuale panorama letterario albanese e si propone di condurre il pubblico in un interessante e affascinante excursus in storie che rievocano periodi cruciali e che hanno segnato la Storia dell’Albania. Virgjil Muçi con la sua scrittura ricercata, narra delle inquietudini dell’animo umano a immagine speculare del Paese delle Aquile, proiettato verso il futuro e legato a quel filo indelebile che lo trascina nel passato.
Virgjil Muçi nasce in quel di Tirana nel 1956, dove segue studi letterari e linguistici, conseguendo due lauree. Il suo amore per le lettere lo porta a essere un autorevole traduttore, tanto che il suo impegno nella trasposizione delle opere in lingua albanese, è oggi definito “encomiabile”.
Traducendo dall’inglese, dall’italiano, dal serbo e dallo spagnolo, Virgjil Muçi ha portato in Albania autori del calibro di Susan Sontag, Astrid Lindgren, Charles Bukowski, David Albahari, Robert Kagan, David Edgar, Joseph Rothschild, E. B. White, Michael Crichton, Charles Dickens, Agatha Christie, Thomas Friedman, Robert D. Kaplan, Ian Buruma, Ivo Andriq, Miroslav Krleza, J. K. Rowling, Andrei Nikolaidis, Malorie Blackman e tanti altri. Critico letterario e giornalista, firma articoli di cultura, politica e società, pubblicati su importanti testate albanesi.
La sua carriera di scrittore inizia più di trent’anni fa. Il primo libro d’autore è Zjarret e revoltës (I fuochi della rivolta) un romanzo per ragazzi, dall’impronta storica, preceduto da due fiabe. Il genere fiabesco o favolistico, come dir si voglia, costituisce il richiamo alla scrittura per Virgjil Muçi ed è il suo “primo flirt con le lettere”, come egli stesso lo definisce. Sono gli anni Ottanta quando, inaspettatamente, arriva nella vita letteraria dell’autore un punto di svolta, che gli consente di virare la sua penna in una direzione totalmente differente. La richiesta della casa editrice Naim Frashëri (l’unica ai tempi del regime), di tradurre Assassinio sull’Orient Express di Agatha Christie, apre ai suoi occhi una visione diversa della scrittura. Decide così, di affrontare la stesura di un romanzo con le caratteristiche vicine al thriller, anche se oggi possiamo definirla, con certezza, una narrazione che si tinge di noir. (aise)