“Va’ Sentiero. Uno sguardo lungo 8.000 km”: all’IIC di Monaco una prospettiva inedita sulle Terre Alte italiane

MONACO\ aise\ - Sarà inaugurata il 3 aprile, alle ore 19, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera la mostra “Va’ Sentiero. Uno sguardo lungo 8.000 km”, che offre una prospettiva inedita sulle Terre Alte italiane e documenta i tre anni di spedizione sul Sentiero Italia, il trekking più lungo del mondo.
L’esposizione, che sarà aperta al pubblico sino al 6 giugno, attinge all’archivio fotografico di Sara Furlanetto, fondatrice di Va’ Sentiero e curatrice della mostra stessa insieme al co-fondatore del progetto Yuri Basilicò e a Rica Cerbarano. Basilicò e Furlanetto saranno presenti al vernissage.
“Come stanno oggi, le nostre montagne?”. Da questa domanda è partito il team Va’ Sentiero che, tra il 2019 e il 2021, ha percorso e documentato l’intero Sentiero Italia – un filo rosso che cuce, una regione dopo l’altra, le Terre Alte di tutto il Paese, dalle Alpi agli Appennini. In 7.887 chilometri di continuo saliscendi dal Friuli Venezia Giulia alla Sardegna, passo dopo passo, valle dopo valle, il team ha incontrato un’Italia spesso contadina, rimasta fuori dai grandi circuiti, in parte preservata dalla livella della globalizzazione ma logorata dallo spopolamento e depredata dalle sirene dell’industrializzazione. “Il mondo dei vinti”, come lo chiamò Nuto Revelli. Al contempo si sono toccati con mano gli effetti del parossismo climatico e dell’abbandono, il senso di isolamento sociale, culturale, economico.
Negli scatti di Sara Furlanetto c’è la volontà di testimoniare la consistenza di quelle terre, di chi le abita; di restituire la loro bellezza e di raccontare la loro decadenza. Inevitabilmente, il suo sguardo è stato passeggero, come di chi cammina; si tratta di istantanee, non di ritratti meditati. Nel suo lavoro c’è l’intenzione di testimoniare l’esistenza di una parte di Paese considerata a lungo minore, accostando chi abita la città alla dimensione montana meno spettacolare, contrastando così lo stereotipo che la esilia a luogo ludico, senza un futuro proprio; e al contempo invitare chi guarda a fare lo zaino, a toccare quella vastità, a prenderne coscienza. (aise)