Als Mcl: nell’ultimo quadrimestre 2024 trovati in Italia oltre 700 lavoratori stranieri irregolari

foto U.S. Department of Agriculture

ROMA\ aise\ - Soltanto nell’ultimo quadrimestre del 2024, dai controlli effettuati dalle forze dell’ordine in 11 regioni italiane, sono stati individuati oltre 700 lavoratori stranieri sfruttati o irregolari. Sono i dati che emergono dal secondo report dell’Osservatorio Nazionale “Non coltiviamo l’illegalità”, dell’Associazione Lavoratori Stranieri del Movimento Cristiano Lavoratori (ALS MCL) sullo sfruttamento lavorativo, sul caporalato e sulla intermediazione illecita.
I controlli e le irregolarità – riporta Mcl – hanno riguardato soprattutto il settore agricolo, seguito da quello tessile e manifatturiero, ma non sono mancati interventi anche in attività commerciali e imprese edili. La Puglia è la regione in cui è stato trovato il numero più alto di lavoratori irregolari (166), seguita da Sicilia (94), Toscana (88), Emilia Romagna (68) e Trentino-Alto Adige (61). Tanti gli imprenditori e i caporali coinvolti, raggiunti a vario titolo da denunce, provvedimenti di sospensione dell’attività, sanzioni amministrative e, in alcuni casi, anche da misure cautelari. I controlli sono stati effettuati in misura maggiore dalla Guardia di Finanza e dai Carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro (NIL).
“Il dato complessivo dei lavoratori irregolari emersi nel corso dei controlli degli ultimi quattro mesi – commenta Paolo Ragusa, presidente di ALS MCL - ci restituisce un quadro preoccupante, di cui sicuramente eravamo già a conoscenza ma che è importante continuare a monitorare. Il nostro osservatorio è nato proprio con questo scopo, perché tenere accesi i fari sulle condizioni di così tanti lavoratori, prevalentemente stranieri, è l’unico modo per cercare di risolvere questo ormai annoso problema”.
“Sappiamo - aggiunge Alfonso Luzzi, presidente generale di MCL - che per molti gli stranieri rappresentano una forza lavoro da sfruttare al massimo senza riconoscere loro alcun diritto o alcuna tutela, tanto meno in termini di sicurezza. È questa mentalità che dobbiamo combattere, per far sì che chi arriva nel nostro Paese possa prendere parte a un normale e sano processo di integrazione. Non possiamo più girarci dall’altra parte, ma dobbiamo sostenere e incentivare il più possibile il lavoro di controllo delle autorità preposte, affinché atteggiamenti e pratiche criminali diventino sempre più marginali e disprezzati”. (aise)