“Bagliori di speranza. La condizione delle comunità rom e sinte in Italia”: presentato il Rapporto annuale

ROMA\ aise\ - L’Italia è ancora il “Paese dei campi” per le persone di origine rom. Dall’attività di monitoraggio e raccolta dati condotta nel 2024 da Associazione 21 luglio, emerge “l’infelice primato di nazione europea che dedica maggiori risorse, sia umane che economiche, alla gestione di strutture abitative con un chiaro profilo discriminatorio”.
È questo uno degli elementi al centro del Rapporto annuale dell’Associazione 21 luglio, giunto alla sua nona edizione, dal titolo "Bagliori di speranza. La condizione delle comunità rom e sinte in Italia", presentato mercoledì scorso in Senato, su iniziativa della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani, in occasione della Settimana per la promozione della cultura romanì e per il contrasto all'antiziganismo 2025 e all’indomani della Giornata internazionale dei rom, sinti e camminanti, celebrata l’8 aprile.
Alla conferenza hanno partecipato Stefania Pucciarelli, Presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei Diritti Umani del Senato, Mattia Peradotto, Presidente Ufficio Nazionale Anti Discriminazioni Razziali, Mauro Palma, Presidente del Centro di ricerca European Penological Center dell'Università Roma Tre, Carlo Stasolla e Veronica Alfonsi, Associazione 21 luglio, Tommaso Vitale, professore di sociologia, Dean della Urban School di Sciences Po, CEE, Benoni Ambarus, Vescovo ausiliario della Diocesi di Roma, Roberta Gaeta, Consigliera della Regione Campania, con alcune testimonianze di persone abitanti nei campi rom.
“Nonostante gli sviluppi degli ultimi anni – si legge nel rapporto - sia dal punto di vista politico che di autonoma spinta alla fuoriuscita degli stessi abitanti, e tendano verso il tramonto della stagione degli insediamenti monoetnici, l'Italia stenta a distaccarsi in modo unanime e deciso dalle politiche abitative segregative che hanno caratterizzato gli ultimi quarant’anni”.
Attraverso il portale www.ilpaesedeicampi.it è possibile acquisire in tempo reale dati quantitativi aggiornati sui 106 insediamenti monoetnici formali abitati da persone rom e sinte in Italia.
I DATI
La questione di quanti siano i rom, dei reali numeri che possano descrivere queste comunità, è cruciale. Soprattutto perché i numeri, quando sovrastimati, creano allarmi e pregiudizi.
La Strategia Nazionale di uguaglianza, inclusione e partecipazione di Rom e Sinti 2021-2030 “ha rilevato la presenza di 516 insediamenti sparsi sul territorio italiano. [...] In totale le persone stimate sono state circa 30.000”. Si registrerebbe dunque un calo significativo di circa 10.000 unità nell’arco di un decennio.
Questi dati, tuttavia, secondo il monitoraggio condotto negli anni da Associazione 21 luglio, al fine di raccogliere dati aggregati sulle persone residenti negli insediamenti monoetnici delle regioni italiane, non sarebbero esatti. Secondo il rapporto annuale, “Il numero delle persone presenti all’interno degli insediamenti sarebbe inferiore. Sovrastimare i numeri, in maniera più o meno consapevole, potrebbe portare sicuramente a evidenziare il problema, a stimolare l'attenzione delle istituzioni governative, a garantire finanziamenti per progetti nel settore sociale, soprattutto nel breve termine”. Ma “questa pratica porta un danno nel lungo periodo per coloro che vivono direttamente il problema”, perché “rafforza lo stigma sociale, alimenta paure collettive, fornisce legittimità a dichiarazioni di "stato di emergenza" e politiche speciali oltre a favorire comportamenti discriminatori”, si legge ancora nel rapporto presentato in Senato.
In realtà, sono dunque 11.100 circa i rom e sinti stimati che vivono in insediamenti monoetnici, pari allo 0,02% della popolazione italiana. Ad oggi sono 21 le comunità rappresentate in Italia. Attualmente, si registra una diminuzione complessiva del 53% delle persone di etnia rom presenti in Italia, corrispondente a una riduzione di circa 14.900 presenze rispetto al 2016.
Qualora fosse comunque ritenuta valida la stima al rialzo del Consiglio d’Europa sul numero complessivo dei rom e sinti in Italia (180.000 unità), è possibile sostenere che di essi solo il 6% viva in emergenza abitativa.
10.580 circa sarebbero infatti i rom e sinti presenti negli insediamenti formali (baraccopoli e macroaree). Nelle 64 macroaree vivono 4.931 sinti; nelle 38 baraccopoli vivono 5.649 rom.
102 sono gli insediamenti formali all’aperto (baraccopoli e macroaree) in Italia, presenti in 75 comuni e in 13 regioni. 2.000 circa sono i rom stimati presenti nelle baraccopoli informali.
Le più grandi baraccopoli formali sono concentrate nella Città Metropolitana di Napoli e a Roma. Napoli è la città nella quale è presente la più alta concentrazione di rom in emergenza abitativa. In Italia esistono poi 2 centri di accoglienza riservati esclusivamente a persone rom nei Comuni di Latina e Napoli dove si accolgono in totale 150 persone rom.
La più grande area di edilizia residenziale pubblica monoetnica si trova in Calabria, nel Comune di Gioia Tauro.
L’aspettativa di vita di quanti presenti in baraccopoli è di almeno dieci anni inferiore a quella della popolazione italiana. Il 55% dei residenti ha meno di 18 anni. Dei rom e sinti presenti negli insediamenti istituzionali si stima che circa il 65% abbia la cittadinanza italiana. Sono meno di 1.000 i cittadini rom in emergenza abitativa a forte rischio apolidia in Italia.
I dati evidenziano inoltre come il superamento del “sistema campi” sia ormai un processo irreversibile. Da un lato, “si assiste a un crescente desiderio delle nuove generazioni di intraprendere percorsi di uscita autonoma, accompagnato dall'abbandono e dal degrado dei principali mega insediamenti, che spinge le famiglie a cercare soluzioni abitative alternative”.
Dall’altro “sempre più amministrazioni comunali e regionali, riconoscendo il fallimento del “sistema campi” – un residuo cieco di un modello di “accoglienza” che, con costi economici e sociali rilevanti, non accoglie né integra, ma segrega – stanno investendo risorse e attuando politiche orientate al superamento del sistema e all’inclusione”.
Ampio spazio del report è dedicato ai singoli casi e città, da Nord a Sud, e si conferma, come detto, la “grave condizione di precarietà estrema che interessa le comunità rom presenti all’interno della Città Metropolitana di Napoli”.
Gli ultimi due capitoli del testo sono dedicati in modo specifico allo stato dell’arte rispetto al superamento dei campi, con un’analisi di ogni territorio in cui si sta affermando questa realtà, e ai discorsi d’odio e agli episodi di discriminazione contro le persone di etnia rom, con una panoramica dei processi in corso. (aise)