Io festeggio due volte: primo report sulle coppie e le famiglie miste in Italia
ROMA\ aise\ - Si terrà venerdì 6 dicembre dalle 10.00 alle 12.00 nella sede del CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche, in via dei Marrucini snc, a Roma, la presentazione nazionale del Primo report sulle coppie e le famiglie miste in Italia “Io festeggio due volte. Le coppie e le famiglie miste in Italia tra legami, discriminazioni, risorse”, a cura dell'Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste (Aifcom) e del Centro Studi Confronti (Csc).
Ad aprire l'evento, i saluti di Salvatore Capasso (Direttore del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale – DSU del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR) e di Alessandro Cirioni (Presidente Aifcom).
A seguire una tavola rotonda a cui prenderanno parte: Francesca Carbone (Aifcom), Alberto Mascena (Aifcom), Laura Odasso (Cergy Paris Université, portavoce ENB – European Network for Binational-Bicultural Couples and Families), e Ilaria Valenzi (Centro Studi Confronti).
Chiuderanno i lavori la testimonianza di una coppia mista, con Ed Amadou e Bruna D’Angelo, e i saluti conclusivi saranno a cura di Maria Eugenia Cadeddu (ILIESI CNR) e Yemaneberhan Crippa (Mezzofondista e maratoneta italiano, già campione assoluto italiano e vincitore di 3 medaglie d’oro in Europa).
A moderare l’incontro sarà Claudio Paravati (Centro Studi Confronti).
L’evento ha il patrocinio del Dipartimento di Scienze Umane e Sociali, Patrimonio Culturale (DSU) del Consiglio Nazionale delle Ricerche – CNR.
“Io festeggio due volte” è la prima ricerca nazionale sulle coppie e famiglie miste in Italia. Frutto della collaborazione tra il Centro Studi Confronti e l’Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste (Aifcom), il libro tratta di chi – coppie e famiglie miste, appunto – vive una realtà che rappresenta un vero e proprio laboratorio culturale dell’Italia di oggi.
“Una realtà così consolidata da almeno 25 anni andava raccontata”, commenta Alessandro Cirioni, Presidente Aifcom. “L’obiettivo di questo innovativo report è di offrire finalmente, per la prima volta, una panoramica oggettiva e lontana dagli stereotipi, sullo stato di salute di una realtà sociale complessa e variegata che, di fatto, è un laboratorio interculturale ed interreligioso dell’Italia di oggi”.
Il tutto è stato reso possibile grazie alla collaborazione tra il Centro Studi Confronti e l’Associazione Italiana Famiglie e Coppie Miste (Aifcom), all’esperienza di un Comitato Scientifico che raggruppa noti esperti, ma soprattutto al lavoro sul campo di ben 12 ricercatori e ricercatrici e dei referenti territoriali di Aifcom e del Centro Studi Confronti, che hanno messo competenze ed esperienze diverse tra loro in dialogo con la polifonia delle voci degli intervistati.
La ricerca è durata 3 anni e racconta l’esperienza di vita delle unioni miste, approfondendo le dimensioni che ne caratterizzano l’esistenza: la relazione di coppia, gli aspetti positivi e le eventuali difficoltà; il ruolo della cultura e della religione nella coppia e nella famiglia; la genitorialità e l’educazione dei figli; il rapporto con le famiglie d’origine; gli episodi di razzismo e discriminazione; il matrimonio e la scelta del rito con cui celebrarlo; le festività religiose celebrate in famiglia; l’educazione religiosa dei figli; il rapporto con la comunità sociale più ampia (scuola, luoghi di lavoro, istituzioni). Inoltre, sono state indagati gli effetti del razzismo e delle discriminazioni istituzionali e i vincoli legati al quadro amministrativo-burocratico-legale.
La ricerca è stata sviluppata a partire da un questionario che ha coinvolto 424 persone, di cui 157 coppie e 110 partner singoli. Inoltre, sono stati condotti 9 focus group in 7 città italiane, da Nord a Sud (Torino, Milano, Trento, Bologna, Roma, Palermo e Catania) grazie ai quali è stato possibile esplorare i vissuti e le esperienze delle coppie, dando così qualità alle informazioni precedentemente raccolte. Nei focus group sono state coinvolte in totale 25 coppie di età compresa tra 30 e 65 anni, 19 delle quali sposate e 18 con figli. Gli anni di relazione vanno da un minimo di tre ad un massimo di 30.
L’età media delle relazioni delle coppie è di circa 11 anni e il 66% delle coppie coinvolte ha prole, con una media di 1,7 figli per nucleo familiare. I partner hanno in media 40 anni e vivono in unioni dove il partner migrante risiede in Italia mediamente da oltre 10 anni.
Il 66% del campione ha figli con il proprio partner, mentre il 12% da una relazione precedente.
Nell’85% dei casi la famiglia d’origine del partner straniero risiede all’estero. I Paesi di provenienza dei partner non nati in Italia sono 21: Albania, Austria, Brasile, Camerun, Capo Verde, Congo, Colombia, Costa d’Avorio, Egitto, Filippine, Francia, Gambia, Ghana, Gibuti, Marocco, Nigeria, Perù, Senegal, Sierra Leone, Tanzania, USA.
RAZZISMO E DISCRIMINAZIONE SOCIALE
Diversi gli episodi di razzismo e discriminazione che le coppie incontrate raccontano, dovuti all’origine culturale, religiosa o alla differenza del colore della pelle. Purtroppo, i fenomeni di discriminazione riguardano anche i figli di queste unioni. I luoghi dove l’esperienza di discriminazione ha luogo sono diversi: mezzi pubblici, uffici ed istituzioni, lavoro, scuola, per strada.
LA RELAZIONE DI COPPIA E LA SODDISFAZIONE SOCIALE
Quando è stato chiesto di indicare gli aspetti positivi, la maggior parte delle coppie incontrate hanno indicato quelle dimensioni che caratterizzano la relazione di qualsiasi altra coppia: amore, rispetto, supporto, sostegno, comprensione sono le parole più diffuse.
Per quanto riguarda gli aspetti più critici, le difficoltà afferiscono più alla comunicazione, al dialogo, alle famiglie d’origine, alle differenze culturali e religiose.
Ulteriori difficoltà riguardano le pratiche burocratiche relative al conseguimento del matrimonio, al riconoscimento dei titoli di studio, al permesso di soggiorno, alla ricerca di un alloggio.
In merito alla soddisfazione sociale, emerge che in generale la soddisfazione sociale delle donne di nazionalità italiana (rispetto alle seguenti dimensioni: amici, rapporto famiglia d’origine, contesto lavorativo, amici del partner, scuola, datore di lavoro, vicinato, comunità religiosa di appartenenza, famiglia d’origine del partner) è significativamente più bassa rispetto a quella espressa dalle donne di origine straniera. Al contrario, gli uomini italiani in coppia mista manifestano una maggiore soddisfazione nelle dimensioni menzionate rispetto agli uomini stranieri.
Lo studio mostra, altresì, che la soddisfazione sociale, così come gli episodi di razzismo e di discriminazione possono incidere sulla coesione relazionale della coppia e della famiglia.
Generalmente, ciascun partecipante dichiara di non godere di una buona relazione con la famiglia d’origine del proprio partner. Questo è dovuto a volte all’assenza della famiglia d’origine (che nel caso della famiglia del partner migrante risiede spesso fuori l’Italia), oppure a difficoltà inerenti le differenze culturali, religiose o per questioni legate - ancora - a forme di razzismo.
IL RUOLO DELLA RELIGIONE
Il 45% del campione dichiara di essere religioso. Di questo, il 34% pratica la propria religione “spesso”, poco più del 30% “a volte”, il 28% “mai”. La metà si definisce cristiana, poco più del 40% si dichiara musulmano, 3% buddhista e un restante 4% rientra in “altro”.
Incrociando i dati tra chi si dichiara religioso e chi celebra insieme alcune ricorrenze legate alla religione dell’uno o dell’altra, le risposte evidenziano come più del 90% delle persone le festeggia insieme. La percentuale è significativa anche tra coloro che non si dichiarano religiose o religiosi, raggiungendo il 70%.
Dalla ricerca, dunque, emerge che le famiglie sono solite festeggiare e condividere insieme le ricorrenze religiose dell’uno e dell'altra in uno spirito di supporto, sostegno e trasmissione dell'identità nelle famiglie.
La ricerca ha indagato il ruolo della religione o della fede, attraverso una domanda relativa alla possibilità che le fedi religiose siano di supporto/aiuto nella vita di coppia e familiare. A questa domanda ha risposto poco più della metà del campione e, tra i rispondenti, il 61% ha dichiarato che le fedi religiose sono di supporto e aiuto. Considerando solo il sotto-campione di chi si dichiara religioso, la percentuale dei rispondenti sale al 76%; tra questi l’84% ritiene che le loro fedi svolgano un ruolo importante nella loro esistenza.
Tra i genitori che hanno figli, il 58% si considera religioso. Secondo il 66% dei rispondenti, le rispettive fedi non creano mai difficoltà; per il 29% questo accade a volte; mentre per il 46% la religione svolge un ruolo importante nell'educazione dei figli. (aise)