Jannik, il Maestro

foto Atp

AVERSA\ aise\ - Una vittoria fantastica quella di Jannik Sinner, il Maestro, nel torneo che domenica scorsa a Torino ha concluso la stagione Atp 2025 del Tennis.
Onore a Carlos Alcaraz che da n.1 del mondo si è battuto con la fierezza che lo contraddistingue, ma che domenica nulla ha potuto contro la non comune forza mentale del Maestro che, nel corso della partita, ha saputo fare appello a tutte le risorse del suo infinito talento per trarsi d’impaccio nei momenti di maggiore difficoltà.
Di contro il talentuoso spagnolo, che molti ritengono tecnicamente superiore a Sinner per varietà di colpi e potenza fisica, non riuscendo a minare la compattezza e la tranquillità del suo avversario, negli ultimi game del secondo set, nonostante il break nel primo game, manifestava nervosismo ed insoddisfazione anche nei confronti del suo team: aveva capito che dopo aver perso il primo set si stava avviando a perdere la partita.
Sarei davvero curioso di leggere o ascoltare cosa avrebbe scritto o detto Gianni Clerici nel corso di una delle sue epiche telecronache con a fianco il suo sodale Rino Tommasi di fronte ad una partita come quella di domenica, dove l’intensità di alcuni scambi e l’energia applicata ai colpi facevano viaggiare la povera pallina ad oltre 165kmh, per non parlare dei servizi dove la velocità spesso, sia da una parte che dall’altra, superava i 210kmh.
Lo stesso Adriano Panatta, da profondo conoscitore del suo sport, in alcuni casi non riusciva a concepire come i due potessero scambiare colpi su colpi a quelle velocità colpendo con precisione millimetrica le righe ed in particolare imprimendo alla pallina traiettorie assolutamente “impossibili”, centrando angoli assurdi.
In barba a tutti gli uccelli del malaugurio che gli rimproveravano il suo “no” alla coppa Davis, versione Piquet, il ragazzo di Sesto Pusteria domenica è entrato in campo per gridare a tutti che è lui il campione. Certo, non è nel suo stile gridare: la sua comunicazione, anche a caldo, è un esempio di sobrietà, equilibrio e capacità di sintesi tecnica quanto mai lontana dai proclami, ma domenica voleva vincere.
In tanti tra addetti ai lavori, giornalisti, commentatori hanno già consacrato la rivalità tra i due ragazzi poco più che ventenni, come quella che terrà banco nei prossimi 5/10 anni, cercando di innescare quei meccanismi mediatici tali da rinverdire le grandi epopee sportive, fatte di acerrime rivalità spesso costruite ad arte, salvo poi essere smentite dagli stessi protagonisti.
Nel nostro caso i due avversari a più riprese si sono inviati messaggi di sincera amicizia, ma entrambi nel loro intimo erano convinti di essere il più forte, il Maestro dei Maestri. Per questo Jannik, dopo quell’ultimo punto, si è sdraiato in terra conscio di aver finalmente messo la parola fine alla ferita ancora aperta della sconfitta subita al Roland Garros di quest’anno e soprattutto di essere riuscito a realizzare un’impresa sportiva di altissimo valore per lui, per il suo team e per tutti gli italiani.
Quindi ha abbracciato il suo avversario ed insieme, in uno sportivissimo ed intimo colloquio si sono avviati verso le rispettive panchine in attesa della premiazione. Jannik, come solitamente fa, è andato a festeggiare con tutto il suo team dove le lacrime del preparatore atletico Umberto Ferrara hanno suggellato tutto l’affetto verso quel figlio acquisito, con cui condivide il duro lavoro giornaliero grazie al quale Sinner riesce a strabiliare sui campi di tutto il mondo. Non risulti banale poi la notizia ufficiale che il coach australiano Darren Cahill continuerà ad allenarlo anche nel 2026, a dimostrazione che il progetto su Jannik è ancora da completare. In collaborazione con Simone Vagnozzi e tutto lo staff, guiderà Sinner verso altri sfidanti traguardi non ultimo, nel futuro, la conquista del Grande Slam, un’impresa riuscita a pochi tennisti che non casualmente fanno parte, avendola scritta, della Storia di questo sport. (pasquale romito\aise)