La fotografia racconta la storia: l’8 settembre negli archivi americani, polacchi e tedeschi

4 giugno 1944, Roma, Lazio, Italia. Autore Lapidus, 163rd Signal Photo Corps. Digitalizzazione di Signal Corps Archive. © Courtesy U.S. Army Signal Corps / U.S. National Archives
MILANO\ aise\ - In occasione dell’80° anniversario dell’Armistizio, venerdì prossimo 8 settembre verrà inaugurata in anteprima assoluta per l’Italia la mostra “8 settembre ’43. La liberazione d’Italia - La sconfitta dell’Asse in Nord Africa e dei Nazifascisti in Italia negli archivi fotografici di stato americani, polacchi e tedeschi”. Ad ospitare la mostra – aperta al pubblico fino al 16 dicembre – sarà il centro culturale ed espositivo “La Casa di Vetro” di Milano (via Sanfelice 3).
L’esposizione è curata dal giornalista pubblicista Alessandro Luigi Perna, opinionista esperto di storia della fotografia e di storia contemporanea, e prodotta da Eff&Ci Facciamo Cose di Federica Candela, consulente e produttrice in ambito culturale, artistico e fotografico.
La mostra è un’iniziativa di History & Photography – La Storia raccontata dalla Fotografia, l’innovativo progetto analogico e digitale rivolto al grande pubblico e a scuole e università che ha per obiettivo valorizzare gli archivi storici iconografici, renderli fruibili al grande pubblico e supportare l’insegnamento della storia contemporanea attraverso le immagini fotografiche.
Composta di 65 fotografie di grande suggestione, scelte sia per la ricchezza dei contenuti che per la loro particolare valenza estetica, l’esposizione ripercorre brevemente gli eventi che hanno portato alla sconfitta delle armate italiane e tedesche in Nord Africa per poi soffermarsi approfonditamente sull’invasione alleata della Sicilia, l’armistizio dell’8 settembre del 1943 e gli eventi che sono seguiti fino alla completa liberazione dell’Italia dalle forze nazifasciste.
La mostra è corredata di ricche didascalie di approfondimento con taglio giornalistico in una formula espositiva che riprende il modulo editoriale delle fotonotizie, tipico dei grandi quotidiani e periodici della prima metà del Novecento, combinandolo con i nuovi linguaggi agili e dinamici della divulgazione storica contemporanea ispirati al concetto di public history.
LE FOTOGRAFIE PROVENIENTI DAGLI ARCHIVI DI STATO AMERICANI
Le immagini, alcune molto conosciute all’estero ma meno in Italia, provengono in gran parte dagli archivi di stato americani, in particolare Library of Congress, U.S. National Archives, U.S. Navy e U.S. Army. Una selezione di fotografie di grande qualità estetica che permettono di raccontare non solo la drammaticità degli scontri in prima linea ma anche le condizioni di vita dei soldati, i retroscena della campagna d’Italia, le distruzioni che l’hanno accompagnata e le difficoltà della popolazione italiana.
Le immagini della U.S. Navy sono spesso realizzate dai fotografi che facevano parte della mitica The Naval Aviation Photographic Unit capitanata da Edward Steichen, a sua volta fotografo già estremamente conosciuto negli Stati Uniti prima dell’inizio del conflitto. Sono veri e propri professionisti provenienti dalle più diverse discipline della fotografia che diventeranno autori di fama internazionale nel dopoguerra continuando a lavorare come freelance o entrando nelle principali agenzie mondiali. Il loro compito principale era quello di raccontare la vita sulle portaerei per invogliare i piloti civili ad arruolarsi nella U.S. Navy invece che nella concorrente U.S. Air Force. A volte andavano oltre i loro compiti specifici ritraendo anche la popolazione e le località italiane man mano che gli alleati avanzavano lungo la penisola. Di particolare qualità sono le immagini della popolazione napoletana e dei suoi bambini realizzate da Wayne Miller nell’agosto del 1944 mentre è in preparazione l’invasione della Francia Meridionale programmata con l’Operazione Dragoon.
Le immagini provenienti dagli archivi dell’U.S. Army sono invece realizzate da decine di fotografi, per lo più sconosciuti ma a volte di grande talento, arruolati negli U.S. Army Signal Corps con il compito di documentare le azioni di guerra e di raccontare la vita sul fronte e nelle retrovie. Degli stessi archivi fanno parte anche una serie di immagini scattate da semplici soldati o ufficiali dell’esercito che all’occasione usavano la propria macchina fotografica personale per documentare le loro esperienze di guerra, i contatti con la popolazione civile o quanto vedevano mentre combattevano. A fornire in formato digitale molte delle immagini degli U.S. Army Signal Corps è il Signal Corps Archive, un ente privato che ha l’intento di metterle gratuitamente a disposizione in alta definizione agli addetti ai lavori e al grande pubblico postandole su Flickr in un lavoro che è in continuo progredire dal 2020. Una parte di esse tuttavia erano già state messe a disposizione dagli uffici degli U.S. National Archive in un progetto di cooperazione con Wikipedia Commons che ha permesso l’accesso gratuito a migliaia di immagini sulla storia americana.
Una delle immagini esposte è stata realizzata dalla fotografa di fama mondiale Toni Frissel. In essa l’autrice ritrae un gruppo di piloti afro-americani durante un briefing prima di entrare in azione per una missione con la loro squadriglia. Siamo nel marzo del 1945 a Ramitelli, nel comune di Campomarino, in provincia di Campobasso in Molise. La foto fa parte di un servizio dedicato proprio ai piloti afro-americani appartenenti alla 332d Fighter Group (il "Tuskegee Airmen") usato per sensibilizzare il sostegno dell'opinione pubblica nei confronti degli afro-americani nell'esercito degli Stati Uniti e per sottolineare il sacrificio e il contributo da loro fornito per vincere la guerra sebbene in patria fossero vittime di razzismo. Autrice di immagini di moda per le più importanti riviste internazionali, conosciuta per le sue immagini caratterizzate da ambientazioni esterne che mostravano le donne enfatizzando il loro attivismo sul lavoro e nella vita privata, Frissel comincia a ritrarre il Secondo Conflitto Mondiale prima con la American Red Cross, quindi con la Eighth Army Air Force e infine come fotografa ufficiale del Women's Army Corps. È forse sua, anche se il credito originario afferma che l’autore è sconosciuto o non fornito, una bellissima immagine - esposta in mostra - di soldatesse americane su una spiaggia del Nord Africa mentre sono in libera uscita.
LE FOTOGRAFIE PROVENIENTI DAGLI ARCHIVI DI STATO POLACCHI
Una parte minore delle immagini arriva invece dagli archivi di stato Polacchi (Archives Narodowe Archiwum Cyfrowe) e fanno parte della Collezione della Casa Editrice Cracovia – Varsavia) fondata nell’ottobre del 1939 dal governo nazista della Polonia occupata per ordine di Goebbels, ministro della propaganda del III Reich. La sede della casa editrice, produttrice di tutte le riviste legali al tempo nel paese, si trovava a Cracovia nel Palazzo della Stampa e aveva filiali presenti a Varsavia, Radom, Lublino, Czstochowa, e successivamente anche a Lviv. A dirigerla era Hans Strozyk con l’obiettivo di promuovere le esigenze di propaganda di Hitler. Le fotografie erano scattate da fotoreporter dipendenti della casa editrice, agenzie di stampa, studi fotografici privati e corrispondenti di guerra. Una volta raccolte venivano poi distribuite ai vari organi di stampa che erano autorizzati a usarle (come a riportare le notizie) senza commenti ma solo con le didascalie ufficiali approvate dalla censura tedesca.
La prospettiva delle immagini provenienti dagli archivi di stato polacchi è quella delle forze dell’Asse: il taglio è per lo più da fotoreportage, con molte fotografie scattate in prima linea e durante azioni di combattimento. Alcune invece sono costruite accuratamente per sfruttare i chiaro scuri e hanno una veste molto grafica. Molte sono di grande qualità estetica: i fotografi che le realizzavano, al di là della visione ideologica personale o dei loro committenti, erano estremamente consapevoli del mezzo che utilizzavano e particolarmente dotati dal punto di vista artistico.
Proviene sempre dalla stessa fonte l’immagine di Benito Mussolini nel momento in cui è liberato a Campo Imperatore dai paracadutisti tedeschi in un’azione spettacolare effettuata con gli alianti, preludio alla nascita delle Repubblica Sociale Italiana. Con il passaggio della monarchia italiana a fianco degli Alleati e la loro dichiarazione che l’Italia è nazione cobelligerante delle truppe anglo – franco – americane, la guerra civile, già cominciata sul campo subito dopo essere stato reso pubblico l’armistizio dagli americani l’8 settembre, comincia anche a livello formale tra i due nuovi Stati italiani - Regno del Sud e RSI - in cui in quel momento è divisa istituzionalmente la penisola.
LE FOTOGRAFIE PROVENIENTI DAGLI ARCHIVI DI STATO TEDESCHI
Due immagini invece provengono direttamente dagli archivi di stato tedeschi che le ha messe a disposizione di Wikipedia Commons in alta definizione per un progetto di cooperazione autorizzandone l’uso per qualsiasi finalità. La prima è di particolare importanza per la storia della Seconda Guerra Mondiale in Italia perché mostra una retata di civili effettuata dalle truppe della Repubblica Sociale Italiana e dell’esercito tedesco in una via di Roma subito dopo l’attentato partigiano di via Rasella “contro – come recita la didascalia originale fornita dai Bundesarchiv, gli archivi di stato della Germania - una compagnia di polizia altoatesina (aggregata alle SS) in addestramento, avvenuto il 23 marzo 1944”. Gli arrestati “furono portati al Viminale, detenuti e malmenati, e una parte di essi – continua a raccontare la didascalia - sarà uccisa nella conseguente rappresaglia alle Fosse Ardeatine”. La seconda mostra un reparto della X MAS, corpo d’élite dell’esercito italiano che in parte aderì al nuovo stato della RSI, schierato a Roma per essere passato in rivista dagli alti comandi tedeschi presenti in città prima di raggiungere la prima linea del fronte di Anzio e Nettuno.
IL PERCORSO STORICO E IL PUNTO DI VISTA
La mostra ripercorre attraverso i materiali fotografici, selezionati in funzione sia della loro valenza estetica che documentale, i continui cambiamenti avvenuti sul fronte del Nord Africa, la condizione degli Italiani in America durante la seconda guerra mondiale, la conferenza di Casablanca in cui gli alleati decidono di invadere l’Italia e con quali obiettivi, le attività dei servizi segreti in funzione dello sbarco in Sicilia, il coinvolgimento della mafia americana nell’occupazione dell’isola, le trattative per l’armistizio, la fuga da Roma del governo italiano e della monarchia, il passaggio dell’Italia con gli alleati e la costituzione di un nuovo esercito che li affiancasse nella liberazione d’Italia, la liberazione di Mussolini da parte dei tedeschi, la nascita della Repubblica Sociale Italiana, il progressivo formarsi dei nuclei partigiani composti sia da gruppi di militari sbandati che, sin dalle origini, da civili decisi a dare il loro contributo contro i Nazifascisti prima al sud e poi nel resto del paese e, infine, la progressiva ma lenta liberazione d’Italia con la sua scia di sangue sia tra gli uomini in uniforme di tutti i paesi coinvolti sia tra i civili vittime sia delle rappresaglie nazifasciste che dei bombardamenti tedeschi o alleati.
“Il punto di vista iconografico è, per scelta curatoriale e produttiva, primariamente quello americano e tedesco”, spiega Perna. “È stato infatti deciso, nel momento in cui l’esposizione è stata concepita, di privilegiare e valorizzare gli archivi americani e polacchi perché ancora pochissimo conosciuti, con immagini spesso di grandissimo valore artistico e proposte gratuitamente agli addetti ai lavori, al grande pubblico e a scuole e università per scelta istituzionale e culturale dei due paesi. Una volontà che ha come obiettivo quello, rimarchevole e che dovrebbe essere di esempio per le altre nazioni, di promuovere la storia di Stati Uniti e Polonia. Ma se le immagini non riescono a raccontare tutto quello che è avvenuto nel nostro paese durante il periodo che va dal 1943 al 1945, i testi di approfondimento cercano di integrare le parti mancanti a livello visuale con contenuti in grado di restituire ai visitatori nella maniera più completa possibile l’intera vicenda della guerra civile e di liberazione italiana”.
UNA MOSTRA ANALOGICA E DIGITALE
La mostra è fruibile sia in formato analogico che digitale. I visitatori che andranno a visitarla fisicamente, avranno una settimana di tempo per rivederla in versione digitale richiedendo la password. A scuole e università è proposta la stessa modalità di fruizione affinché l’esposizione possa essere utilizzata per fare lezione in classe attraverso le lavagne digitali (o altri strumenti digitali di cui sono dotate). (aise)