Punizione, controllo, isolamento: presentata una lettera all’ONU sulla regressione della giustizia minorile in Italia

ROMA\ aise\ - Antigone, insieme a Defence for Children Italia e Libera, ha inviato una submission ufficiale al Comitato ONU sui Diritti dell’Infanzia per denunciare la regressione della giustizia minorile in Italia. Il Comitato entro l'anno valuterà la situazione italiana e la società civile, entro il 1° agosto, aveva la possibilità di presentare dei propri documenti. Quello promosso da Antigone, Defence For Children Italia e Libera è stato sottoscritto da 97 tra organizzazioni, autorità garanti e personalità di rilievo nell'ambito della giustizia e dei diritti dei minorenni.
Il sistema della giustizia minorile in Italia che, per anni, è stato modello a livello internazionale, oggi è sempre più improntato alla punizione, al controllo e all’isolamento. Per la prima volta nella storia, le carceri minorili italiane sono sovraffollate, con ragazzi che dormono su materassi a terra e trascorrono gran parte delle loro giornate chiusi in cella, privati di attività educative.
“I dati parlano chiaro: non siamo davanti a un'emergenza criminale giovanile, ma a una emergenza di diritti negati”, commentano le organizzazioni.
La submission al Comitato ONU chiede all’Italia di abrogare il Decreto Caivano, che ha incentivato il ricorso al carcere per i minorenni; chiudere la sezione minorile nel carcere per adulti di Bologna; assumere educatori, mediatori e garantire un reale percorso educativo per i ragazzi; fermare l’uso dell’isolamento; garantire a ogni minorenne un piano educativo individualizzato.
Nelle stesse ore in cui le organizzazioni presentano la loro submission, il Ministro alle Infrastrutture e i Trasporti, Matteo Salvini, ha presentato una proposta per equiparare le pene dei reati commessi dai minorenni a quelle commesse dagli adulti. Una proposta che ignora la Costituzione e i diritti dell’infanzia e dell'adolescenza.
Di fronte alle recenti dichiarazioni del Ministro, Antigone, Defence for Children, Libera e Gruppo Abele hanno espresso profonda preoccupazione: “Pensare che a 16 anni si sia già colpevoli come un adulto è una resa culturale e politica, non una risposta ai bisogni della collettività”, affermano dalle associazioni. “La nostra Costituzione e la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia indicano con chiarezza che l’obiettivo della giustizia minorile è prendere in carico i ragazzi, non punirli”.
“Pensare di continuare a inasprire le pene equiparando i reati di minori e adulti significa solo alimentare la recidiva e soffocare ogni possibilità di crescita”, aggiungono ancora Antigone, Defence for Children, Libera e Gruppo Abele. “Serve invece un investimento vero su educazione, supporto psicologico, inclusione sociale e percorsi di reinserimento, non di una nuova proposta al mese che introduce approcci ulteriormente criminalizzanti”. (aise)