È di Modigliani il Ritratto di Medea ritrovato a Iglesias

Amedeo Modigliani, Ritratto di Medea (part.)

CAGLIARI\ aise\ - Ritrovato in una casa privata a Iglesias da Filippo Pananti, amministratore e battitore esperto della Galleria Pananti Casa d’Aste di Firenze, il Ritratto di Medea è certamente una rara testimonianza della produzione giovanile di Amedeo Modigliani (Livorno, 1884 - Parigi, 1920). Lo confermano una notifica della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cagliari e alcuni documenti inediti trovati da Pananti in un viaggio in Sardegna, sulle tracce del pittore ragazzo.
La narrazione è nel docufilm “Il Mistero di Medea. Modigliani in Sardegna”, tratto dalla web serie Casa Pananti del giovane regista Giovanni Piscaglia, dove sono presenti anche gli importanti contributi del critico d’arte Christian Parisot, presidente degli Archivi legali di Modigliani a Parigi, e di Roberto Sabatelli, direttore del Museo Modigliani di Follonica.
“Il mondo dell'arte è un territorio ricco di misteri e può capitare anche di imbattersi in veri e propri casi“, spiega Filippo Pananti. “Partito per Iglesias con scetticismo - quante le opere attribuite erroneamente a Modigliani! - mi sono invece trovato in un’avventura entusiasmante e in un intricato labirinto di teorie, raccolte nel corso di una vita dalla proprietaria Gabriella Meloni, dove le incertezze hanno superato di gran lunga le certezze“, racconta.
Con un linguaggio semplice e coinvolgente, Filippo Pananti e la cinepresa del regista Giovanni Piscaglia ci portano in una regione dei primi del Novecento grazie a ricordi, foto e carteggi, tramandati dalla prozia di Gabriella che rivelerebbero il legame della sua famiglia con i Modigliani, durante i loro soggiorni a Iglesias. Le analogie e le somiglianze con alcune opere della fase matura dell’artista si moltiplicano, mentre una ricerca approfondita condotta dal critico d'arte Cristian Parisot scioglie ogni dubbio. Dietro un'analisi di alcuni disegni originali (gentilmente prestati da collezionisti privati), messi a confronto con materiali provenienti dagli archivi storici e supportati dalle ricerche condotte negli anni da Jeanne Modigliani, figlia di Amedeo, Parisot avrebbe trovato tracce inequivocabili sull'autenticità della tela: “la mano che ha dipinto il ritratto di Medea, è la stessa dei capolavori di Modigliani che tutti noi conosciamo”, afferma nel documentario.
Infine, Roberto Sabatelli, con oltre vent'anni di ricerca e studio alle spalle, ci accompagna in un viaggio esplorativo di questa straordinaria opera, mettendo in risalto alcuni dettagli del tessuto pittorico che dimostrerebbero un passato giovanile di Modigliani nella scuola macchiaiola e la sua identità ebraica.
“Questo breve documentario di 35’ nasce con lo stesso obiettivo con cui insieme a Filippo abbiamo creato i 24 episodi della web serie di Casa Pananti: riuscire a raccontare in modo autentico mondi che appaiono chiusi e riservati a pochi”, dichiara Giovanni Piscaglia, scrittore e regista.
Il Ritratto di Medea è esposto fino al 30 maggio nell’ambito della mostra “L’École de Paris”, prima esposizione della Galleria Pananti dedicata all’arte francese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, insieme a otto importanti disegni di Modì, a quattro rari oli su carta della moglie Jeanne Hebutèrne e ad altre opere grafiche di autori francesi tra i quali Picasso e Lautrec.
Il piccolo dipinto Ritratto di Medea Taci, siglato in basso a destra, sul verso all'interno del margine destro della tela "A. Modigliani", raffigura la giovane Medea Taci, scomparsa nel 1898, all'età di soli vent'anni, in seguito ad una meningite. Si tratta dunque di un ritratto postumo, probabilmente basato su una fotografia recentemente individuata.
Medea Taci era una dei tre figli di Tito Taci, imprenditore alberghiero, giunto da Firenze ad Iglesias nel 1870, dove fondò l'albergo "Leon d'Oro", aperto nel 1872 e molto frequentato. Tito Taci e Flaminio Modigliani, padre di Amedeo, erano legati da amicizia e relazioni professionali, cementate lungo molti anni di frequentazione delle rispettive famiglie. Flaminio Modigliani era giunto in Sardegna assai giovane, per curare gli interessi agricolo - minerari, nel salto di Gessa (Iglesiente), acquistato dal padre Emanuele Abramvita Modigliani nel 1862. La famiglia Modigliani, formata da Flaminio e dalla moglie Eugenia Garzin si divideva tra Livorno, dove risiedeva la madre con i tre figli e Iglesias dove il padre curava gli affari e la famiglia si trasferiva per le vacanze estive. Amedeo ragazzo, perduta per fallimento economico, la grande tenuta agricola Grugua nel Salto di Gesso, continuò a recarsi ad Iglesias soggiornando al Leon d'Oro dove strinse amicizia con i ragazzi Taci, in modo particolare con Medea qui effigiata. Il quadro fu sempre conservato dalla famiglia Taci e custodito per decenni dalla sorella Clelia in Belgio, che a sua volta lo donò ai nipoti Meloni, attuali proprietari, con l'espressa volontà che tornasse in Sardegna, terra tanto amata da Medea. Rarissima e felice testimonianza della produzione giovanile del pittore toscano - produzione quasi totalmente perduta, secondo le volontà del pittore - il dipinto è l'unico sopravvissuto degli anni sardi, anche se resta memoria di un altro quadro esposto per decenni negli uffici della Miniera di Monteponi. Il ritratto di Medea è realizzato su una fine tela con pennellate a tocco diretto, senza strato preparatorio e senza disegno sottostante, la materia cromatica è sottile e magra, tanto da lasciare trapelare la tela sottostante; lo stato di conservazione è buono anche grazie ad una costante manutenzione. Opera gradevole negli accordi cromatici a base di terre, il ritratto di profilo si inserisce nel solco della coeva pittura macchiaiola toscana, rivelando modi borghesi vicini a Silvestro Lega ma memori anche della ritrattistica popolare di F. M. Michetti e A. Mancini. Ai fini del presente procedimento di dichiarazione, va sottolineato che l'opera riveste un interesse particolarmente importante sotto un duplice aspetto. Infatti, il dipinto è molto significativo nella vicenda artistica del grande pittore modernista, in quanto costituisce uno dei pochissimi documenti dell'attività giovanile; in secondo luogo, l'opera interessa la storia locale in quanto testimonia la presenza culturale attività di importanti famiglie imprenditoriali toscane nella Sardegna post - unitaria, volta allo sviluppo industriale e minerario. (aise)