A Cavalese il progetto espositivo diffuso “Tre Atti. Pichler, Zhuka, Marinelli”

TRENTO\ aise\ - Si inaugura sabato, 19 luglio, e proseguirà sino al 2 novembre al Museo d’Arte Contemporanea di CavaleseTre Atti. Pichler, Zhuka, Marinelli”, mostra diffusa sul territorio – tra gli spazi del Museo e lungo le sponde del Rio Gambis - che coinvolge artisti di generazioni e provenienze diverse: Anneliese Pichler (Cavalese, 1962), Erjola Zhuka (Durazzo, 1986) e Giuseppe Marinelli (Castellana Grotte, 1990).
Il progetto espositivo, curato da Elsa Barbieri, si sviluppa come un linguaggio sospeso tra astrazione e concretezza in cui lo spettatore è invitato a immergersi, in un intreccio continuo tra visione e movimento. Le opere pittoriche di Pichler, fotografiche di Zhuka e scultoree di Marinelli sono una sollecitazione all’esistere, senza compromessi, in una vita quotidiana che è piena di ambivalenza, incertezza e percorsi obliqui.
La mostra, come indicato da titolo stesso, non ha l’intenzione di accomunare o costringere le ricerche e le pratiche dei tre artisti coinvolti sotto un unico tema principale, ma si propone piuttosto come una narrazione articolata in più atti che esplorano, ognuno secondo una diversa prospettiva e chiave espressiva, l’effimera e mutevole natura dell’esistenza, sospesa tra finito e infinito.
Ogni opera di Anneliese Pichler (Cavalese, 1962) racchiude un universo di tensioni e vibrazioni. In ciascuna il tessuto, continuo come la pelle, è la base per l’espressione istintiva della propria gestualità, incanalata attraverso la scelta razionale delle tonalità cromatiche e nella costruzione del dipinto attraverso segni e campiture su carta intelaiata e su tela. Proprio come l’epidermide, le opere di Pichler avvolgono, incarnano, disegnano trame uniche, e conservano le tracce della storia individuale.
Le fotografie di Erjola Zhuka (1986, Durazzo) ritraggono invece soggetti imperfetti, a volte grotteschi, ritratti senza compromessi, che lasciano intravedere sulla superficie dei loro corpi eventi della vita, ferite o forme di difesa. Dalla macchina fotografica di Zhuka passa tutta la realtà senza preconcetti che - pur turbando, sconvolgendo o suscitando sentimenti di disagio - lotta contro l’indifferenza e lo smarrimento per esprimere la volontà di esistere così come si è.
Infine, le opere scultoree di Giuseppe Marinelli (1990, Castellana Grotte) realizzano, all’interno del museo e lungo il Rio Gambis, un mondo crepuscolare, silenzioso, meraviglioso e armonico, popolato da creature che timidamente vivono il nostro territorio, rimanendo visibili anche durante le ore notturne grazie a un’illuminazione esterna pensata per ogni opera. Marinelli, che da anni abita le valli del Trentino, nella sua pratica artistica intreccia manualmente fili d’acciaio, riscostruendo con fare essenziale la struttura del corpo di animali come cervi, caprioli, lupi, volpi e molti altri. Le installazioni che ne risultano mirano a creare un ponte tra passato e presente, tra umano e animale, tra fisico e metafisico, offrendo un punto di contatto tra ciò che è l’artificio e ciò che invece è spontaneo.
“Tre Atti mette in gioco le logiche dell’umanità, come una sorta di ultima risorsa per non scomparire”, spiega Elsa Barbieri, direttrice del Museo e curatrice della mostra. “In prima istanza, avvicinando Pichler, Zhuka e Marinelli senza forzare alcun dialogo tematico, ho rivisto in loro “il pittore” che Merleau-Ponty diceva essere l’unico ad aver diritto di guardare tutte le cose senza alcun obbligo di valutarle: sono qui, tra di noi, forti o deboli nella vita, sovrani incontrastati nella loro meditazione sul mondo, possessori di quella tecnica che i loro occhi e le loro mani hanno conquistato a forza di vedere, accanendosi a trarre qualcosa da questo mondo in cui risuonano scandali e glorie della storia. È stato poi, sull’onda di questa riflessione, che di bagliore in bagliore mi sono trovata a far parte delle infinite e libere narrazioni che scaturiscono dall’intreccio delle loro opere, ovvero il primo luogo in cui si manifesta lo stupore di essere sé stessi”.
Con la mostra “Tre Atti. Pichler, Zhuka, Marinelli”, il Museo d’Arte Contemporanea di Cavalese, sotto la direzione di Elsa Barbieri, si conferma ancora una volta istituzione volta all’incontro, al racconto di memorie collettive e individuali, e alla sperimentazione per artisti che, attraverso la propria pratica, cercano un dialogo e una partecipazione inediti con la comunità locale.
La mostra è promossa dal Comune di Cavalese con il sostegno di Regione Trentino Alto Adige, Cassa Rurale Val di Fiemme e APT Fiemme Cembra. (aise)