Al MAN di Nuoro “Dialogo tra due capolavori” di El Greco: l’Adorazione dei magi e Il Salvatore benedicente

NUORO\ aise\ - Dopo il successo della mostra dello scorso anno dedicata al dialogo ideale fra Giotto e Lucio Fontana nel segno dell'oro e della sua simbologia quale luogo del sacro e dell'infinito, il Museo MAN di Nuoro propone, per Natale 2024, un nuovo progetto inedito dedicato al dialogo fra due capolavori di El Greco, al secolo Domínikos Theotokópoulos (1541-1614), celebre maestro del Siglo de Oro, il secolo dell'oro spagnolo, noto per l'esasperazione delle sue forme allungate nello spazio, i toni luminescenti del colore, il forte ritmo delle linee e del gesto sulla tela.
Fino al 25 febbraio 2025, è possibile ammirare l’opera Adorazione dei magi, appartenente all’Accademia Nazionale di San Luca di Roma, nell’ambito della mostra “El Greco. Dialogo tra due capolavori”, aperta lo scorso 23 novembre.
Si tratta della prima volta in assoluto che il dipinto lascia l’Accademia romana ed è posto a confronto con un’opera della maturità dello stesso artista, “Il Salvatore benedicente” dei Musei Civici di Reggio Emilia.
Dipinto giovanile di El Greco, composto dopo il suo soggiorno veneto a contatto con le opere di Tiziano e Tintoretto, l’Adorazione dei magi ha subito nel tempo pesanti interventi di ridipintura, che tuttavia non hanno offuscato lo splendore superstite delle cromie più accese, delle luci zenitali e metafisiche, dei dettagli raffinatissimi.
Attribuita per secoli a un autore non meglio identificato di scuola veneta, l’Adorazione dei magi qualche anno fa è stata ricondotta alla mano di El Greco grazie alle ricerche dello studioso Fabrizio Biferali e al lungo restauro curato da Fabio Porzio, restauratore dell’Accademia Nazionale di San Luca.
L’approfondimento dell’opera è arricchito da un film documentario prodotto dal MAN e realizzato da Stefano Conca Bonizzoni, con interventi di Claudio Strinati, Fabrizio Biferali e Fabio Porzio.
Definito il "Delacroix del Rinascimento", "il Nabi delle belle icone", amato da Cézanne e da Picasso che dichiarava il suo debito ripetendo “Yo soy El Greco!”, El Greco è uno fra i massimi rappresentanti della pittura europea del tardo rinascimento. Nato a Creta nella prima metà del Cinquecento, all'epoca parte della Repubblica di Venezia, si trasferì in Laguna nel 1567. Alla ricerca di un nuovo modo di dipingere, di una dimensione dinamica, che si allontanasse dall'universo bidimensionale, astratto e immobile della tradizione d'oriente, operò nella bottega dell'anziano Tiziano, da cui imparò l'uso espressivo del colore, violento, totale, pastoso, luminoso, spirituale. A Venezia rimase folgorato dal senso del movimento e dall'utilizzo drammatico della luce di Tintoretto; da Jacopo Bassano apprese gli elementi formali della narrazione pittorica, l'uso della prospettiva e degli sfondi architettonici. Dopo un breve e burrascoso soggiorno a Roma, ospite del cardinale Alessandro Farnese, si trasferì a Toledo, col sogno di conquistare i favori del re Felipe II ed essere nominato pittore ufficiale della cattedrale. Onore che non ottenne, pur trovando nella città spagnola blasonate committenze che gli permisero di sviluppare il suo concitato linguaggio pittorico, fatto di bagliori improvvisi, torsioni audaci dei corpi liquidi, che conferiscono alle figure una acuta manifestazione dei loro sentimenti e dei moti dell'animo. (aise)