“Differences in kind and rhythm”: l’arte di Giorgio Griffa in Nuova Zelanda

Giorgio Griffa & Peter Robinson: Differences in Kind and Rhythm, 2025—Te Uru Contemporary Gallery, New Zeland. Photo by: Sam Hartnett. Courtesy Te Uru
AUCKLAND\ aise\ - La Galleria Te Uru di Auckland ospita sino al 24 agosto la mostra "Differences in Kind and Rhythm", che presenta opere del celebre pittore astratto italiano Giorgio Griffa (Torino, 1936) e del celebre scultore locale Peter Robinson (Hakatere, 1966). La mostra traccia le relazioni formali e concettuali tra le opere di questi due artisti, individuando interessi paralleli per gli stati del divenire, la temporalità e l'agire materiale attraverso le rispettive pratiche pittoriche e scultoree.
"Differences in kind and rhythm” è la seconda di una serie di mostre-dialogo realizzate dal 2024 alla Te Uru, in cui artisti australiani vengono affiancati ad artisti internazionali.
Pur essendo artisti di generazioni, background e contesti diversi, Griffa e Robinson utilizzano in modo simile nelle loro opere forme e processi ripetitivi per affrontare concetti correlati di ripetizione e differenza, emergenza e continuum. Ne deriva uno scambio interculturale tra la visione del mondo Māori e quella occidentale.
Insieme, i dipinti di Griffa e le sculture di Robinson abbracciano un periodo che va dal 1972 al 2025. Ciò che li accomuna principalmente sono le sequenze di processi e forme ripetute. Attraverso gesti ripetitivi come tracciare linee, impilare e piegare, gli artisti creano composizioni sequenziali o modulari che mappano visivamente il loro stesso divenire.
Queste "mappature" illustrano anche sottili distinzioni tra forme simili – come variazioni di spessore, colore, forma, trasparenza, compattezza, angolazione o posizione – suggerendo che, nel tempo, anche i processi ripetuti portano al cambiamento.
In mostra si è invitati a considerare se due cose o eventi simili possano essere considerati identici e come sottili differenze modellino la nostra esperienza dell'evoluzione di idee, cose e persino di noi stessi. Ogni aggiunta a una sequenza modifica la sequenza stessa che occupa un processo di ripetizione verso la differenza. Nelle opere esposte troviamo schemi di forme singole di base (linee, trattini, numeri) e accumuli sequenziali di oggetti (come fili di ferro, cubi di alluminio o pezzi di feltro fustellati). Sebbene si presentino come composizioni fisse su tela o nello spazio, le opere costringono a immaginare come le sequenze possano cambiare, trattenendo chi le osserva in quello che sembra uno stato temporaneo o dormiente tra il passato (le tracce materiali che vediamo) e il futuro (la loro evoluzione in sospeso).
Queste sequenze operano come sistemi emergenti: reti in cui i singoli componenti sono compresi e informati dal loro raggruppamento o dalla loro collaborazione. Ciò conferisce ai dipinti e alle sculture un senso di animazione, evoluzione o persino socialità. Quelli che percepiamo come sistemi compositivi quasi automatici sono in realtà processi aperti, ricchi di possibilità di variazione e di un dispiegamento potenzialmente infinito.
Allestita in tre sale, la mostra “Differences in kind and rhythm” si sviluppa dunque dagli usi più semplici e sobri delle linee di Griffa e Robinson a reti più complesse, liriche e colorate di dipinti e sculture sino, infine, alle loro più recenti sequenze di numeri e forme a spirale con punti di riferimento evidenti.
I segni, le forme e i numeri nelle opere di Griffa e Robinson attingono a una vasta gamma di argomenti tratti dalla matematica, dalla natura e dalla filosofia, tra cui la sezione aurea e il koru, il codice binario, la cosmologia e il tempo e lo spazio indeterminato tra qualcosa e nulla.
La mostra si muove anche lungo la sottile linea di confine tra pittura e scultura - solo dipinti per Griffa e solo sculture per Robinson -, a formare un'installazione in cui composizioni bidimensionali e tridimensionali interagiscono, animando lo spazio condiviso tra di esse. Appesi al muro con evidenti pieghe, i dipinti non telati di Griffa sembrano scultorei, mentre, al contrario, le sculture lineari di Robinson si leggono come disegni nello spazio. (aise)