Due qui / To Hear: il Padiglione Italia alla 60^ Biennale di Venezia
VENEZIA\ aise\ - Si intitola Due qui / To Hear il progetto espositivo per il Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, in programma dal 20 aprile al 24 novembre 2024 all’Arsenale e alle Tese delle Vergini, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.
A cura di Luca Cerizza, con l’assistenza di Francesca Verga, il progetto ha il suo nucleo centrale in una grande installazione sonora e ambientale dell’artista Massimo Bartolini, che torna alla Biennale dopo la partecipazione al Padiglione Italia alla Biennale Arte 2013. In un’attenta relazione con il contesto espositivo, Due qui / To Hear propone un itinerario attraverso tutti gli spazi del Padiglione Italia, incluso il giardino di pertinenza, in cui l’alternarsi di vuoti e pieni, di movimenti e soste, conducono a incontri inaspettati con opere e installazioni di natura sonora e performativa.
“La creazione dell’artista Massimo Bartolini per il Padiglione Italia curato da Luca Cerizza, forte anche dei contributi di diverse espressioni creative provenienti da molteplici discipline artistiche, costituirà un momento importante nel contesto della sessantesima Esposizione Internazionale d’Arte della Fondazione La Biennale di Venezia, mettendo in dialogo forme espressive proprie della nostra identità nazionale con manifestazioni e simboli che sono propri alle tradizioni di numerose culture, nella ricerca di una radice comune da cui tutto si genera”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “La pratica dell’ascolto, che contraddistinguerà l’installazione Due qui / To Hear, stimolerà il pubblico all’introspezione che predispone al ritrovamento di sé, presupposto ineludibile per accogliere l’altro: il giusto viatico a una Biennale che rinnoverà per Venezia il ruolo di capitale mondiale dell’arte contemporanea”.
Per Roberto Cicutto, presidente de La Biennale di Venezia, “è straordinaria la coincidenza fra il progetto di Massimo Bartolini, che nel Padiglione Italia alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia mette al centro “l’ascolto”, e la recente riproposta di Prometeo. Tragedia dell’ascolto di Luigi Nono messa in scena a gennaio di quest’anno nella Chiesa di San Lorenzo a Venezia. La capacità di ascoltare come strumento di conoscenza di se stessi, oltre che di attenzione agli altri, è il comune denominatore di questi due progetti artistici simbolicamente riuniti nella Biennale a distanza di 40 anni l’uno dall’altro. Un altro aspetto che avvicina il Padiglione Italia di quest’anno alla molteplicità di temi e ricerche della Biennale è la presenza di diverse discipline e degli incontri multidisciplinari all’interno del Public Program curato da Luca Cerizza con la collaborazione di Gaia Martino. Molti auguri a tutti coloro che hanno costruito questa importante e ricca partecipazione del nostro padiglione nazionale con il contributo della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura”.
“Il progetto curato da Luca Cerizza è senza dubbio capace di sollecitare le corde più intime della nostra appartenenza identitaria attraverso elementi profondamente “nazionali”, dalla tradizione musicale italiana al giardino barocco, sia pure attraverso l’utilizzo di diversi livelli interpretativi, differenti linguaggi e contaminazioni, nonché diverse interferenze metaforiche”, ha detto Angelo Piero Cappello, direttore generale Creatività Contemporanea e Commissario del Padiglione Italia. “Ascoltare è proprio il filo rosso che viene teso al Padiglione Italia da Massimo Bartolini e dagli altri artisti coinvolti, accompagnando il visitatore tra le Tese delle Vergini e il Giardino, in un gioco visivo, tattile e sonoro che alterna il “perdersi” e il “ritrovarsi”, nello spazio e nel tempo. Un percorso che intreccia radici culturali antiche, comuni a più popoli nonostante le distanze geografiche, e che al contempo porta a riscoprire alcune straordinarie tradizioni artistiche e artigianali del nostro Paese, parte di quell’immenso patrimonio culturale che ci contraddistingue. Tutto questo avvalora – se mai ce ne fosse bisogno – la considerazione che la Biennale non rappresenta la sola città di Venezia, ma l’Italia tutta: ed è l’occasione più importante in cui esercitare una vera e propria azione di diplomazia culturale caratterizzata da quel “soft power” di cui il nostro Paese è naturalmente dotato, la bellezza della creatività italiana di ieri e di oggi”.
Il progetto per il Padiglione Italia dialoga con il tema della 60. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia Stranieri Ovunque / Foreigners Everywhere, a cura di Adriano Pedrosa, proponendone un’ulteriore declinazione per la quale il non essere straniero deve iniziare con il non essere stranieri a se stessi. In questo senso “ascoltare se stessi” è cruciale per comprendere la posizione dell’individuo nel mondo e nella serie di relazioni che stabilisce all’interno della società.
“Giocare sull’assonanza tra “Two here” (due qui) e “To hear” (sentire/udire) suggerisce la natura relazionale del suono”, spiega Luca Cerizza, curatore del Padiglione Italia. “Ci si incontra per ascoltarsi e per ascoltare l’altro: un essere umano, una forma naturale, una macchina. Se poi consideriamo che, per Massimo Bartolini, l’arte è un percorso di conoscenza, “prestare ascolto” diventa uno strumento per aspirare a essere forse migliori”.
Il titolo del progetto già suggerisce, insomma, come ascoltare, “tendere l’orecchio” sia una forma di azione verso l’altro. Incontro e ascolto, relazione e suono sono, d’altronde, elementi indissolubili nella pratica ultratrentennale di Bartolini. In Due qui / To Hear il paradigma acustico va letto, dunque, sia come esperienza fisica che come metafora e invito all’attenzione, all’apertura verso l’altro.
In un percorso potenzialmente circolare, due figure fanno da ideali introduzioni agli spazi e al progetto: gli alberi del Giardino delle Vergini e un Bodhisattva Pensieroso. Incarnazioni di un principio di natura e di spiritualità, sembrano rappresentare momenti di immobilità. In verità è un’inazione solo apparente. L’albero che è connesso attraverso le radici o il Bodhisattva che sta seduto a pensare incarnano forme di relazione forse più profonde con il Mondo. Intorno a loro e con loro si delineano le opere che aprono e chiudono il progetto, che ha il suo centro in una grande installazione sonora attraversabile dal pubblico.
Il Bodhisattva Pensieroso è una figura tipica dell’iconografia buddista che, una volta raggiunta l’illuminazione, vi rinuncia volontariamente per indicare la via agli altri esseri umani. Spiega Massimo Bartolini: "Il Bodhisattva è una figura che mi ha sempre affascinato, perché è un individuo che non agisce, ma riflette. Il suo invito a non fare niente mette in discussione il concetto di storia dalle fondamenta. L’installazione, invece, non produce architettura, ma suono: è una struttura che non occupa spazio, ma lascia passare tutti e passa attraverso tutti, generando comunità temporanee unite proprio dall’ascolto di una stessa fonte". È alla base di questo meccanismo contemplativo che Bartolini situa il riferimento all’esempio del Bodhisattva, come forma di dissenso verso una cultura dell’agire intesa come unica prospettiva.
La pratica dell’artista abbraccia, invece, una molteplicità di suggestioni, riferimenti, linguaggi: alla profonda sensibilità per la musica, il teatro e la performance, unisce la capacità di sviluppare un rapporto unico con gli spazi e la loro architettura. E nel confrontarsi con un luogo tanto connotato come quello delle Tese delle Vergini, l’artista ha voluto optare per un radicale rispetto. Infatti, gli ambienti saranno nudi, esposti nella loro seducente stratificazione storica, senza sofisticazioni, pronti ad abbracciare le presenze che risuoneranno al loro interno. Nella varietà tipica della sua ricerca, che spazia tra opere scultoree, installative, sonore e performative, Bartolini delinea così una modalità collaborativa che vuole coinvolgere attivamente il pubblico, chiamato a muoversi, sostare e a vivere diverse esperienze in una dimensione sinestetica.
In questo senso, il progetto per il Padiglione Italia è il risultato più complesso e ambizioso di questa pratica collaborativa usata con frequenza attraverso gli anni e che Bartolini definisce, con termine musicale, “jam session”. In un lungo processo di dialogo e scambio attraverso molteplici forme di ospitalità, curatore e artista definiscono una rete di relazioni e collaborazioni, che danno vita a un progetto collettivo in cui sono inclusi, in diverse forme, la presenza di altri artisti di diverse discipline e provenienze geografiche. Le giovani compositrici Caterina Barbieri e Kali Malone e uno dei musicisti più importanti della musica sperimentale degli ultimi cinquant’anni, Gavin Bryars (insieme al figlio Yuri Bryars), contribuiranno alle opere sonore di Bartolini, mentre la scrittrice e illustratrice per l’infanzia Nicoletta Costa e il romanziere e poeta Tiziano Scarpa sono stati invitati a concepire nuovi testi che saranno performati all’interno dello spazio del Giardino nei giorni dell’inaugurazione e come parte del Public Program.
“Dopo lo straordinario contributo per la mostra di Massimo Bartolini Hagoromo (Centro Pecci, Prato, 2022)”, aggiunge Cerizza, “abbiamo voluto continuare il dialogo con uno dei grandi protagonisti della musica di ricerca degli ultimi cinquant’anni come Gavin Bryars e la sua incredibile capacità, musicale e umana, di dialogare con il linguaggio dell’arte visiva e le sue eventuali limitazioni. Barbieri e Malone condividono invece un’attenzione per le proprietà immersive, meditative, quando non addirittura spirituali, della materia sonora. La loro musica ha una forte consonanza con la riscoperta che hanno fatto alcuni giovani musicisti (soprattutto donne) e il loro pubblico, del potere di certe sonorità, che combinano riferimenti a tradizioni musicali e ad ambiti spirituali di provenienza extra-occidentale, con riferimenti alla tradizione della musica sacra e minimalista occidentale”.
Accanto alla mostra Due qui / To Hear si svilupperà un Public Program di incontri, curato da Luca Cerizza in collaborazione con Gaia Martino. Ispirandosi alla nota frase Music is everywhere, if we only had ears (la musica è ovunque se solo prestassimo ascolto) del musicista, artista e teorico John Cage, il Public Program alternerà conferenze, interviste, performance musicali, letture e conversazioni, momenti laboratoriali, con ospiti nazionali e internazionali, focalizzandosi sulle molteplici declinazioni del concetto di ascolto. Gli incontri saranno organizzati negli spazi del Giardino delle Vergini intorno a quattro temi portanti – Natura / Paesaggio, Macchina, Politica dell’ascolto, Spiritualità – con l’obiettivo di dare voce alla prospettiva umana, sociale, spirituale ed ecologica che il progetto del Padiglione Italia intende suggerire. Tra i partecipanti: Elena Biserna, Nicoletta Costa, Attila Faravelli, Valentina Megaletti, Maurizio Maggiani, Enrico Malatesta, Nicola Ratti, George David Haskell, Brandon LaBelle, Diana Lola Posani, Tiziano Scarpa.
Inoltre, durante il mese di maggio, un evento speciale avrà luogo nel Parco di Villa Fürstenberg a Mestre (VE). Una nuova performance sonora appositamente concepita da Massimo Bartolini (Ballad for Ten Trees) con la presenza di dieci sassofonisti.
Il progetto Due qui / To Hear sarà accompagnato da due pubblicazioni.
La guida della mostra, edita da Electa, è concepita come uno strumento sintetico ma ricco di approfondimenti testuali e informazioni, allo scopo di orientare lo spettatore nel progetto espositivo. Ai testi di Massimo Bartolini, Elena Biserna, Luca Cerizza e David Toop, si aggiungono materiali testuali e biografici dei diversi collaboratori al progetto (i testi di Nicoletta Costa e Tiziano Scarpa) e una serie di disegni a lapis eseguiti dello stesso artista a illustrare il progetto.
Una seconda pubblicazione di approfondimento sarà disponibile in autunno. A cura di Luca Cerizza ed edita da Timeo, non sarà un catalogo tradizionale, ma piuttosto un’ideale continuazione del Public Program, un contenitore nel quale verranno indagati i temi che guidano il progetto artistico e curatoriale del Padiglione Italia. Usando il formato dell’antologia, la pubblicazione raccoglierà un’ampia selezione di testi di filosofi, saggisti, artisti, musicologi, musicisti e poeti (Elena Biserna, Chandra Livia Candiani, Maurizio Maggiani, George David Haskell, Brandon LaBelle e David Toop), molti dei quali saranno i protagonisti degli interventi dello stesso Public Program. Il volume includerà una ricca documentazione fotografica del Padiglione e una selezione di opere della più che trentennale produzione di Massimo Bartolini. (aise)