“La Maddalena e la Croce. Amore Sublime”: un percorso nella storia al Museo Santa Caterina di Treviso

Tintoretto, Maddalena Penitente (part.) - Musei Capitolini

TREVISO\ aise\ -La Maddalena e la Croce. Amore Sublime”, annunciata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Treviso, si è aperta il 5 aprile al Museo di Santa Caterina, dove sarà allestita sino al 13 luglio, a cura dei Civici Musei.
“Una originale mostra”, ha affermato il sindaco Mario Conte, “che, in modo tematico, emozionale e multidisciplinare, conduce il visitatore dentro una storia di perdono e redenzione, di sofferenza e riscatto, di desiderio e forti emozioni. Una storia d’amore che artisti di ogni epoca, dal Medio Evo al contemporaneo, hanno eternato in capolavori carichi di affetti, tensioni, pathos, e, perché no, anche di sensualità. Una storia che ha affascinato anche il grande cinema”.
“Una mostra pensata per tutti, credenti e non, famiglie e ragazzi, uomini e donne”, gli ha fatto eco l’assessora alla Cultura, Maria Teresa De Gregorio, parlando di “un percorso che, intreccia continuamente le arti, accompagna il visitatore in un viaggio emozionante e che stupisce in un crescendo di sala in sala. Non è solo la storia nota di Maria Maddalena, ma è la storia di una donna o di un uomo, insomma un esempio”.
“Tutto prende il via dalla fonte delle fonti, la Bibbia”, ha spiegato Fabrizio Malachin, che della mostra è il curatore. “Tutti gli evangelisti attestano la sua presenza, nominandola esplicitamente, nei momenti finali della vita terrena del Nazzareno, nelle fasi più convulse e tragiche della Passione, fino alla Resurrezione. Paura, rabbia, tristezza, disprezzo, solitudine, ma anche speranza, gioia, sorpresa, esaltazione sono emozioni che caratterizzano la vita della santa”, ha aggiunto Malachin, “e il suo esempio è oggi attualissimo, un autentico manuale di “educazione alle emozioni”, di come riconoscerle, gestirle, dominarle, comunicarle eccetera: educazione alle emozioni di cui tutta la nostra società ha tanto bisogno”.
Quell’Amore Sublime rivive in oltre cento miniature, dipinti, sculture, oreficerie e tessili, opere datate dal Medio Evo ad oggi, provenienti da prestigiose istituzioni, pubbliche e private, nazionali ed europee. In questo prezioso insieme, spiccano due nuclei eccezionali. Il primo, frutto della collaborazione con il Museo tedesco di Freising, porta in Italia, per la prima volta, opere tedesche dal XIV al XVIII secolo. Il secondo valorizza il territorio trevigiano, con fondamentali opere provenienti dalla Gypsotheca di Possagno, dalla Pinacoteca Martini di Oderzo, dal Museo Diocesano di Treviso e dalle chiese della provincia.
Tredici le sezioni di questa ampia rassegna. Un racconto che inizia con la Crocefissione, in cui con la Madonna e Giovanni è protagonista nella sua umana disperazione. La stessa Croce, nella trasposizione di grandi maestri, è la naturale protagonista della successiva sezione, nel suo valore simbolico e identitario.
Altri capolavori fanno esplodere in pura emozione il dolore urlato di Maddalena di fronte al Cristo deposto dalla Croce. Al cembro di una sala dove le luci son abbassate, brilla uno dei tanti capolavori di questa mostra davvero unica: la grande tavola bifacciale di Jan Polack raffigurate la Deposizione (fronte) e la Decapitazione di San Paolo (retro) In quest’opera la Maddalena è raffigurata in mantello verde e veste rossa foderata di pelliccia, con la parte superiore del petto scoperta, a ricordo della sua precedente vita mondana.
La redenzione della Maddalena, il suo farsi pentita, è una iconografia che ha avuto ampia fortuna dopo il Concilio di Trento, divenendo simbolo universale della penitenza. Maddalena viene vista come una nuova Eva.
Nell’800 Maddalena diventa archetipo di una spiritualità universale che supera il credo. Spariscono addirittura (a volte) i simboli religiosi (si veda la versione della Penitente di Canova) e l’attenzione degli artisti esalta la femminilità della santa. Superata la caduta e compiuta la redenzione, Maddalena viene ora celebrata anche in nudi di spirituale verità o in momenti di languido abbandono. Addormentata o svenuta, giacente o seduta, Maddalena diventa emblema di femminilità: pietismo religioso e carnalità si uniscono dando vita a opere pienamente romantiche.
Il confronto sul tema della Via Crucis tra i due artisti trevigiani, Alberto e Arturo Martini, il più importante pittore simbolista italiano e l’ultimo grande scultore, aprono una delle sezioni della mostra. Le loro opere gettano un ponte tra Ottocento e il contemporaneo, fino alla prima opera realizzata con l’intelligenza artificiale ad essere presente in una mostra.
In una sezione curata da Carlo Sala, ad essere proposte sono alcune, originali interpretazioni di artisti contemporanei.
Il personaggio di Maria Maddalena ha sollecitato il cinema di tutte le epoche, dal muto al sonoro, dal bianco e nero al colore. La maggior parte dei film tratti dai racconti evangelici, soprattutto riguardanti la Passione, la vedono plasticamente ai piedi della croce, riprendendo l’iconografia affermatasi nei secoli, a cominciare dai lunghi capelli sciolti che hanno offerto l’opportunità, in tanti kolossal, di sfoggiare da parte delle dive abbondanti chiome lucenti e sinuose. (aise)