Pietro Fortuna: Glory VI Au temps où nous n'étions pas des hommes

CHARLEROI\ aise\ - È stata inaugurata venerdì scorso, 19 maggio, al BPS22. Musée d'art de la Province de Hainau, a Charleroi, in BelgioAu temps où nous n'étions pas des hommes”, sesta mostra di Pietro Fortuna della serie Glory, un ciclo iniziato nel 2010 al Tramway di Glasgow seguito da altre esibizioni in diverse istituzioni museali come il Museo Macro di Roma (2011), il Marca di Catanzaro (2012), la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (2014) e il Macro Testaccio di Roma (2017).
Modalità comune di Glory è sviluppare un’antologia di temi ricorrenti nel lavoro dell’artista attraversando un arco temporale molto ampio, con opere appositamente realizzate per ogni singolo evento.
Al BPS 22, Pietro Fortuna presenta un ciclo di grandi installazioni disposte lungo un diagonale virtuale che attraversa l’intera area espositiva. Il singolare allestimento favorisce una visione d’insieme che contiene o differisce il contatto visivo con le singole opere. Una fusione che induce l’osservatore a cogliere, quasi fosse un’anteprima, un’immagine unica. Circa venti grandi opere, costituite da costruzioni in acciaio e in legno accolgono diversi oggetti più volte utilizzati dall’Autore, avvolgimenti in pvc, forme in cemento, oggetti quotidiani, iscrizioni che scorrono lungo le pareti di grandi cilindri, e ancora a parete una raccolta di collage fotografici di grande formato e una serie di disegni “gemelli”.
Anche in questa occasione l’intento di Fortuna è di abbandonare la catena di significati che vincola le cose in un percorso semantico finito, liberando così i suoi oggetti da ogni definizione e pretesa narrativa, lasciando che le cose suggeriscano, nella loro luminosa miseria, molto di più di ciò alle quali il mondo degli uomini le ha destinate.
Una prospettiva che si sottrae a ogni lettura simbolica affrancando il processo creativo da quel mandato metaforico, finalistico e produttivistico di cui l’arte, erede della modernità, si fa carico ancora oggi di esaltare. Mantenendosi fermamente al di là della definizione, Fortuna ci porta in una vertigine che attiene, appunto, all’inumano, all’essere prima che si riconosca come soggetto finito di un umanesimo ormai in declino, ed è proprio questa sua peculiare visione, in assenza di mondo e di tempo, che fissa la singolarità del suo operare. Una dimensione rivolta allo splendore dell’immanenza assoluta della Vita e al suo impenetrabile e infinitamente intelligente processo.
Il titolo “Au temps où nous n'étions pas des hommes” (Quando non eravamo uomini) riprende una nota affermazione di Platone che ci dice che c’è stato un tempo senza immagini, di cose senza nome, in cui l’anima umana ha contemplato il vero essere. È dunque questo singolare ricordo, che non conosce l’oblio, a riaffiorare nella nostra memoria; è questa nostalgia cieca che la ragione respinge ma lo spirito continua ad accogliere.
La mostra, progetto vincitore Italian Council 11, curata da Pierre-Olivier Rollin, resterà aperta al pubblico sino al 27 dicembre 2023.
“Nel quadro delle scelte curatoriali che accompagnano la programmazione del museo BPS22, è centrale la volontà di sentire le varie voci che compongono il panorama internazionale del contemporaneo”, afferma Rollin, che spiega: “abbiamo individuato nell’italiano Pietro Fortuna un artista in grado di presentare, oltre ad un’acuta critica del pensiero dominante, l’apertura ad una nuova prospettiva che si affianca alle più recenti tematiche del dibattito filosofico e che merita di oltrepassare i confini del suo Paese. Pietro Fortuna è un artista atipico, il cui percorso evade da una determinata e facile collocazione in un luogo, in un gruppo, in un’avanguardia; appartiene a una generazione, non necessariamente riconducibile a un discorso anagrafico, che ha preferito intraprendere un percorso tutto individuale, ma non solitario, che anzi trovasse spazio ovunque scorgesse affinità di sguardo, come fu per Opera Paese a Roma, Chambres à air a Bruxelles e ora nel suo nuovo grande spazio/archivio a Orvieto. Ospitare le opere di Pietro Fortuna”, aggiunge il curatore, “significa anche presentare in territorio belga, attraverso l’ulteriore sviluppo del ciclo Glory, il pensiero di un artista che ha mantenuto ininterrottamente viva e sorprendentemente attuale la propria ricerca intellettuale”.
Pietro Fortuna (1950) vive tra Bruxelles, Orvieto e Roma. Studia architettura e filosofia. Esordisce giovanissimo a Roma nella Galleria Cannaviello, a Milano inizia la collaborazione con Massimo Minini.
Negli anni Ottanta espone alla Biennale di San Paolo, alla Biennale di Parigi, al Künstlerhausin Graz e all'Hildenin Taidemuseo a Tampere, al Centre National d'Art Contemporain Villa Arson a Nizza e al Frankfurter Kunstverein. Dal 1983 al 1986 vive tra Roma e New York dove realizza un ciclo di opere per il Pack Bulding assieme alla Galleria Annina Nosei di New York.
Espone al Musée des Beaux Arts di Calais, alla Galerie Triebold di Basilea, al Musée des Augustins di Toulouse, alla Galerie Montenay-Delsol di Parigi e in Italia alla Quadriennale di Roma, alla Villa Reale di Monza, allo Studio Guenzani di Milano.
Negli anni Novanta è presente al PMMK di Ostenda, al Museo di Arte Contemporanea di Caracas, al Museo di Arte Moderna di Bogotà, alla Galleria d'Arte Moderna di San Marino, e al Museum voor Sierkunsten Vormgeving di Gent.
Nel 1997 fonda a Roma Opera Paese, un’opera collettiva con la presenza di importanti figure della cultura internazionale: Philip Glass, Jan Vercruysse, Kounellis e altri.
Nel frattempo è al Kaohsiung Museum of Fine Arts di Taiwan, la Galleria Comunale d'Arte Moderna di Roma, il Museo Pecci di Prato e nel 2001 il Watertoren Center di Vlissingen.
Seguono tra il 2004 e il 2010 altre presenze tra cui la Certosa di Padula, il Museo di Arte Contemporanea Florencio De Lafuente di Requena, la Fondazione Morra di Napoli e la Biennale di Scultura di Carrara. Negli stessi anni è al Museo CAMUSAC di Cassino, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo di Torino, al Museo Mambo di Bologna; nel 2020 è presente a Manifesta 13 - Les Parallèles du Sud a Marsiglia.
Nel 2010 al Tramway di Glasgow inizia il ciclo tematico Glory; Glory II è al Museo Macro di Roma (2011); Glory III al Museo Marca di Catanzaro (2012), Glory IV alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (2014) Glory V al Museo Macro Testaccio di Roma (2017).
Nel 2022 vince l’Italian Council per la mostra Glory VI. (aise)