A Genova “Giorgio Griffa. Dipingere l’invisibile”: l’omaggio di Palazzo Ducale

Giorgio Griffa, Canone aureo 948 (2015). Ph: Federico Rizzo, su concessione della Fondazione Giorgio Griffa
GENOVA\ aise\ - Palazzo Ducale di Genova presenta, nelle sale dell’Appartamento del Doge, la grande monografica “Dipingere l’invisibile” che omaggia il lavoro di un protagonista dell’arte contemporanea, il pittore Giorgio Griffa (Torino, 1936). L’esposizione, curata da Ilaria Bonacossa e Sébastien Delot e realizzata in collaborazione con la Fondazione Giorgio Griffa, è stata inaugurata il 21 marzo e sarà aperta al pubblico sino al 13 luglio.
Giorgio Griffa è rappresentato in tre Biennali d’Arte di Venezia (nel 1978, 1980 e 2017) e protagonista di oltre 200 mostre personali in musei e istituzioni di tutto il mondo, tra cui si ricordano quelle organizzate dalla storica dell’arte Ida Giannelli, negli anni ‘70-‘80, alla SamanGallery di Genova. Con oltre 50 anni di pittura, è un artista che ha scritto la storia dell’arte italiana attraverso una pittura poetica, astratta e performativa, dove il gesto e il segno trasportano il pubblico in un’esperienza sospesa fuori dal tempo in cui la storia dell’arte incontra la spiritualità zen.
“Il lavoro di Giorgio Griffa ha la forza silenziosa dell’acqua nella sua capacità trasformativa che mette in scena una poetica e ipnotica sospensione temporale”, dice Ilaria Bonacossa, direttrice di Palazzo Ducale e co-curatrice della mostra.
La mostra presenta 50 opere, tra grandi tele, lavori su carta e installazioni, tra cui un omaggio a Eugenio Montale nell’anno che celebra i 100 anni della raccolta poetica Ossi di seppia. L’esposizione propone un dialogo aperto tra le grandi tele astratte di Giorgio Griffa e la storia e l’architettura del palazzo.
“Giorgio Griffa ha compreso l’importanza dell’oblio, un processo necessario per accedere e dare spessore al tempo sensibile. Dare vita a un tratto, a una linea, a una forma gli permette di esprimere il suo rapporto con la memoria secolare della pittura”, spiega Sébastien Delot. “La pittura diventa il luogo degli spazi della memoria. Come un musicista, questo pittore torinese propone sottili variazioni intorno allo spazio, al colore e alla linea. Deve costantemente dimenticare tutto per avvicinarsi il più possibile all’origine. È una grande gioia lavorare con Giorgio Griffa e Ilaria Bonacossa per realizzare questa mostra a Palazzo Ducale, in questa città che, alla fine degli anni ‘70, ha ospitato due esposizioni volte a offrire al pubblico una storia della pittura dotata di una luce interiore”.
Dipingere l’invisibile rappresenta l’incontro con l’opera di un’artista che vanta una lunga carriera da protagonista nella storia dell’arte italiana, con uno stile personalissimo e riconoscibile, fatto di segni primari e di colori puri.
Giorgio Griffa nasce a Torino nel 1936 e inizia a dipingere da bambino. Già a metà degli anni Sessanta le sue tele mostrano i primi elementi di astrazione e una profonda riflessione sullo status della pittura. Dal 1967/68 con il ciclo Segni primari prende forma il suo sistema di lavoro su tele libere, non preparate, dipinte a terra, con tratti e linee che "potrebbero appartenere alla mano di tutti".
Da subito uno dei protagonisti nel dibattito che nasce dall’Informale e si fa strada tra la Pop Art, il Minimalismo e l’Arte Concettuale, percorre i primi passi del suo personale sentiero d’artista accanto agli amici dell’Arte Povera con cui condivide il rispetto e l’interesse per l’intelligenza della materia. Dopo più di cinquant’anni di carriera e tredici cicli di pittura, il percorso di Griffa rimane unico, al di fuori di una corrente specifica.
Nelle collezioni e musei nel mondo, dalla Tate Modern al Centre Pompidou, i suoi segni e i suoi colori sono altamente riconoscibili: una cifra che passa con continuità e coerenza, vitalità e poesia da un’opera all’altra. (aise)