Al M9 di Mestre l’arte diventa memoria condivisa con la mostra “Arte Salvata. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre”

VENEZIA\ aise\ - L’arte che resiste alla forza distruttrice della guerra e diventa memoria condivisa. È questo il tema al centro della mostra “Arte Salvata. Capolavori oltre la guerra dal MuMa di Le Havre”, la prima esposizione temporanea dell’anno di M9 – Museo del ’900, inaugurata il 14 marzo e visitabile sino al 31 agosto negli spazi del museo di Mestre.
L’esposizione rappresenta un nuovo capitolo – dopo le monografiche dedicate a Banksy e a Burtynsky – delle collaborazioni internazionali di M9, mettendo in mostra 51 opere provenienti dal prestigioso Museo d’Arte Moderna André Malraux di Le Havre (MuMa), che ospita una delle più importanti collezioni di dipinti impressionisti di Francia. Si tratta di una collaborazione unica e dal forte valore simbolico: è infatti la prima volta che il MuMa presta una parte così importante della sua collezione. L’occasione si presenta nell’ambito delle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario dalla fine della seconda guerra mondiale, durante la quale la città di Le Havre venne rasa al suolo.
Curata da Géraldine Lefebvre, direttrice del MuMa, e da Marianne Mathieu, una delle maggiori esperte mondiali di impressionismo e post impressionismo, “Arte salvata” esprime dunque l’intento di raccontare una storia di rinascita. Non solo quella di Le Havre, che venne distrutta per l’ottanta percento del suo tessuto urbano dai bombardamenti, ma anche quella di Mestre e Porto Marghera, che subirono danni ingenti durante il conflitto bellico. Oggi, a ottant’anni di distanza dai tragici eventi della Guerra Totale, le due città si incontrano in un dialogo che valica la specificità delle esperienze del conflitto di Francia e Italia e si esprime nella forza del patrimonio culturale come veicolo che genera e riproduce, attualizzandola, la memoria collettiva.
A raccontare quel capitolo di storia saranno dunque i capolavori pittorici del MuMa, la maggior parte dei quali sopravvissuta ai bombardamenti e che, assieme al Museo che li custodisce, hanno rappresentato il perno simbolico della ricostruzione di Le Havre, guidata dall’architetto Auguste Perret. Un processo che, sessanta anni dopo, ha portato alla città il riconoscimento di Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO.
I dipinti in mostra raccontano l’evoluzione artistica di Le Havre, che si è affermata come un faro culturale in grado di radicare il proprio patrimonio nel contesto della città. Fondato nel 1845, in un periodo di grande fermento industriale, il museo ha visto crescere la sua collezione grazie all’impegno di pittori, mecenati e collezionisti che hanno trasformato Le Havre in un centro di modernità all’avanguardia. Le opere esposte celebrano la passione di una comunità che ha contribuito alla visione di artisti locali e internazionali, partendo da quelle di Eugène Boudin e del suo allievo Claude Monet. Accanto a queste, la vitalità del movimento impressionista è rappresentata dai dipinti di Pierre-Auguste Renoir, Alfred Sisley, Maxime Maufra e Henry Moret per poi proseguire con le opere che ne esprimono il lato più simbolista, realizzate da Paul Gauguin, Jean-Francis Auburtin, Ker Xavier Roussel, Maurice Denis e Marie Droppe. Proseguendo, è possibile scoprire la genesi del Fauvismo, radicata a Le Havre grazie a Raoul Dufy e Othon Friesz, ai quali rispondono le vedute meridionali di Albert Marquet e Charles Camoin.
L’esperienza della visita, inoltre, è accompagnata da suggestioni musicali a cura di Dario Falcone, giovane musicista veneziano. Debussy, Ravel, Messiaen, Malipiero, ma anche Bach, Mozart e Chopin - questi ultimi particolarmente amati da Dufy, cui dedicherà diversi omaggi pittorici - aiuteranno i visitatori a immergersi nella temperie culturale di inizio Novecento.
Grazie alla storia narrata dalle opere esposte, il racconto di “Arte salvata” si intreccia con quello dell’esposizione permanente, che illustra il capitolo della Guerra Totale e del dopoguerra italiano, integrando, inoltre, una dimensione locale: al secondo e al terzo piano del Museo, infatti, per tutta la durata della mostra, sarà presente una sezione dedicata a un approfondimento fotografico che testimonia l’esperienza della guerra a Mestre. Un racconto che si incentra sul terribile bombardamento del 28 marzo 1944, giorno in cui persero la vita circa duecento persone. Le fotografie raccontano la situazione drammatica vissuta dalla popolazione civile, con un gran numero di sfollati, profughi e sinistrati che si contesero i pochi alloggi disponibili, dando origine a tensioni e scontri. La mostra si chiude con l’inizio del percorso di risanamento avviato nel secondo dopoguerra per il patrimonio abitativo e per la zona industriale.
Ad accompagnare la mostra c’è poi un public program di incontri che spaziano tra varie discipline, dalla storia all’arte, alla musica, al teatro. Apre il ciclo il giornalista e scrittore Salvatore Giannella, che mercoledì 26 marzo alle ore 17, presenta in M9 i salvatori dell’arte italiana, quelle donne e quegli uomini che tanto si sono spesi per mettere al riparo i grandi capolavori artistici durante la seconda guerra mondiale. Seguirà sabato 12 aprile, sempre alle ore 17, lo storico Lorenzo Benadusi, che presenterà la rottura dei paradigmi culturali e l’alba della modernità tra otto e novecento. Giovedì 24 aprile, alle ore 17, Dario Falcone approfondirà il lavoro realizzato in mostra, nell’incontro Il simbolo e la memoria: la musica europea del primo Novecento. Seguiranno, mercoledì 21 maggio alle 17, Laura Mariani e Carlotta Sorba, con un dialogo sulle grandi attrici teatrali italiana fra i due secoli. Chiuderà il ciclo, giovedì 5 giugno, un incontro dedicato a Mestre e Marghera negli anni della guerra e della ricostruzione.
Nella sala immersiva M9 Orizzonti, infine, per tutta la durata della mostra, sarà proiettata “Escalation >< Involution”, la video installazione dell’artista trevigiano Alessandro Zannier, supportata da OOM (Alex Piacentini e Nicholas Bertini), che suggerisce, con l’ausilio di immagini di repertorio e di dati statistici, una correlazione tra impoverimento culturale e aumento dei danni ambientali. L’opera dialoga con le tematiche toccate da “Arte Salvata” indagando le perdite subite dal patrimonio artistico e storico mondiale nei secoli ad opera dell’uomo. (aise)