Al MarteS Il Redentore fanciullo del Moretto: l’opera esposta per la prima volta al pubblico dopo il restauro

BRESCIA\ aise\ - Il MarteS Museo d'Arte Sorlini di Calvagese della Riviera (BS), nell’anno del centenario della nascita del suo fondatore, l’imprenditore e collezionista d’arte Luciano Sorlini, ha promosso il restauro de Il Redentore fanciullo tra le Tavole della Legge e la Croce, dipinto di Alessandro Bonvicino detto il Moretto (Brescia 1498-circa 1554), che ora e sino all’8 giugno è esposto nelle sale del Museo.
Ascrivibile alla tarda produzione del Moretto, maestro della scuola bresciana e protagonista indiscusso del Rinascimento maturo nelle terre della Serenissima, è la prima volta che la tela - conservata oggi in una collezione privata lombarda e a cui il restauro ha restituito piena leggibilità e freschezza cromatica, liberando la superficie pittorica dagli strati di polvere, vernici ossidate e ritocchi alterati - viene presentata in pubblico.
“Siamo molto orgogliosi di presentare al pubblico, per la prima volta, un’opera straordinaria come Il Redentore fanciullo del Moretto, restaurata grazie all’impegno del MarteS in un anno molto speciale per noi, che celebra il centenario della nascita di Luciano Sorlini, nostro fondatore”, dichiara Stefano Sorlini, presidente della Fondazione Luciano Sorlini. “Il Museo non è solo custode di bellezza, ma anche luogo attivo di ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio. Con questo restauro restituiamo non solo la piena leggibilità a un capolavoro, ma anche la possibilità di riscoprire un frammento prezioso della storia artistica e spirituale del nostro territorio”.
Al centro della scena troviamo, adagiato su un gruppo di nuvole, Gesù fanciullo benedicente che si offre all’adorazione dei fedeli, rappresentato nell’iconografia del Redemptor Mundi o Salvator Mundi, come indica la presenza del globo terrestre. Ai lati di Gesù, piccolo pantocratore, si stagliano alla sua sinistra le tavole della Legge velate, collocate sulle pietre del monte Sinai, mentre alla sua destra si erge la croce del Calvario su cui si arrampica il ramo della vite eucaristica, promessa profetica di grazia e salvezza.
L’opera sorprende per la singolarità del soggetto che non trova simili nella pittura coeva, ulteriormente enfatizzata dall’evidenza di tagli e decurtazioni, confermati dalle osservazioni condotte durante il restauro, che svelano l’appartenenza del dipinto a una composizione più ampia, probabilmente in qualità di cimasa di una pala d’altare.
Ancor di più il lavoro, riconducibile alla produzione tarda del pittore, tra gli anni ‘40 e ‘50 del ‘500, evidenzia le qualità del Moretto come pictor religiosus tra i più sensibili e acuti, capace di interpretare efficacemente le istanze riformiste e il dibattito teologico del tempo, in Italia spiccatamente antiluterano, che si traduceva in un’interpretazione artistica incline al naturalismo e al verismo, nell’ottica di una più immediata e lineare pedagogia religiosa.
Quanto al restauro, la necessità di intervento è scaturita principalmente dall’esigenza di ridonare piena leggibilità ed equilibrio cromatico a una superficie pittorica compromessa da stratificazioni di materiali non originali. In particolare, sono stati rimosse delle spesse vernici di restauro ormai imbrunite e dei frequenti residui di vecchi elementi alterati, prevalentemente colle di restauro, così come le riprese pittoriche dei lavori del 1980 e alcune più datate, eseguite probabilmente con medium oleoso, scarsamente solubili e marcatamente inscurite, insieme a vecchi stucchi che debordavano sul colore. (aise)