“Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando” all’Accademia Nazionale di San Luca

ph. Andrea Veneri

ROMA\ aise\ - Dal 30 ottobre scorso e sino al 15 febbraio 2025, l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma ospita la mostra “Alighiero e Boetti. Raddoppiare dimezzando” dedicata a uno degli artisti più visionari e influenti del XX secolo. Curata da Marco Tirelli e concepita insieme a Caterina Boetti, presidente della Fondazione Alighiero e Boetti, la mostra è realizzata sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica.
Per il trentennale della scomparsa di Alighiero Boetti (Torino, 1940 – Roma, 1994), nel Salone d’Onore, nella Sala bianca e nel porticato borrominiano di Palazzo Carpegna, è esposto un nucleo selezionato di opere intorno ai temi del doppio e della proliferazione dall’uno al molteplice, propri della ricerca dell’artista.
La mostra propone un percorso inusuale del suo lavoro, nei suoi aspetti più rigorosi e concettuali nonché immaginifici.
Come sottolinea Marco Tirelli, “un artista come Alighiero ha fondato una nuova e inaudita idea del classico, in cui il rigore, la norma, i modelli e le regole fossero sempre instabili, autogeneranti e proliferanti, sia pure nella loro fissità di oggetti immobili. Nessuna opera di Alighiero si esaurisce in sé stessa, nel suo corpo fisico o nella data in cui è stata realizzata, ma apre sempre a nuovo senso, ad altro da sé. Le sue opere sono proteiformi, si trasformano sotto il nostro sguardo. Inquietano e rassicurano allo stesso tempo”.
Il Salone d’Onore, riconfigurato per l’occasione da un’importante struttura allestitiva, ospita l’Opera postale (De bouche à oreille), lavoro di dimensioni colossali, creato nel 1992-93, un anno prima della morte dell’artista. Esposta raramente, l’opera costituisce una summa del suo lavoro precedente che “rimette al mondo” i passaggi più alti della sua ricerca. Realizzata con la collaborazione delle Poste francesi, de Le Magasin – Centre National d’Art Contemporain di Grenoble e del Musée de la Poste, la composizione si articola in 11 serie, ognuna delle quali formata da due elementi: le buste e i disegni (506 buste affrancate e timbrate e 506 disegni a tecnica mista).
Nella Sala bianca (di fronte al Salone d’Onore) sono presentati i famosissimi Gemelli (1968), fotomontaggio fotografico eseguito da Mario Ponsetti su indicazione dell’artista: Storia naturale della moltiplicazione (1974-1975), un grande polittico formato da 11 carte quadrettate; e Io che prendo il sole a Torino il 19 gennaio 1969 (1992), installazione in cui l’artista si autorappresenta insieme a una farfalla cavolaia, allusione all’Io che supera il limite corporeo.
Nel porticato borrominiano il visitatore è accolto dal bronzo Autoritratto (1993), un’opera che ben esemplifica il processo di trasmutazione della materia in spirito, pensiero, immaginazione.
Accompagna la mostra un catalogo, in co-edizione con Electa, con le introduzioni istituzionali del presidente dell’Accademia Marco Tirelli e del segretario generale Claudio Strinati. A seguire il saggio del curatore Marco Tirelli e i testi critici di Laura Cherubini, Angela Vettese e del matematico Paolo Zellini, oltre ai contributi di Agata e Caterina Boetti e Gian Enzo Sperone e ad un’intervista ad Adelina von Fürstenberg di Mario Finazzi. Nel catalogo sono inoltre presentate le installation view degli spazi che l’Accademia ha realizzato appositamente per la mostra.
Mercoledì 18 dicembre, infine, l’Accademia, in collaborazione con l’Istituto Centrale per la Grafica, organizzerà un convegno internazionale sull’attualità della figura di Alighiero Boetti. (aise)