Alla Collezione Peggy Guggenheim di Venezia la prima (imperdibile) retrospettiva in Italia su Jean Cocteau

Philippe Halsman, Jean Cocteau, New York, 1949 (part.) © Philippe Halsman / Magnum Photos

VENEZIA\ aise\ - A Venezia, fino al 16 settembre, nelle sale della Collezione Peggy Guggenheim è aperta al pubblico l'attesissima mostra “Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere“, prima, grande retrospettiva realizzata in Italia dedicata a Jean Cocteau (1889–1963), enfant terrible della scena artistica francese del XX secolo.
Curata da Kenneth E. Silver, autorevole esperto dell’artista e storico dell'arte presso la New York University, la mostra getta luce sulla versatilità – o destrezza da giocoliere – che sempre ha caratterizzato il linguaggio artistico di Cocteau e per la quale l’artista è stato spesso criticato dai suoi contemporanei. Attraverso una sorprendente varietà di lavori, oltre centocinquanta, che spaziano da disegni a opere grafiche, da gioielli ad arazzi, documenti storici, libri, riviste, fotografie, documentari e film diretti dallo stesso Cocteau, provenienti da prestigiose realtà museali internazionali, tra cui Centre Georges Pompidou, Parigi, Phoenix Art Museum, Nouveau Musée National de Monaco, Musee Jean Cocteau, Collection Séverin Wunderman, Menton, nonché importanti collezioni private, tra cui la Collezione Cartier, la mostra traccia lo sviluppo dell’estetica, unica e personalissima del poliedrico artista e ne ripercorre i momenti salienti della tumultuosa carriera.
La Collezione Peggy Guggenheim è oggi un luogo particolarmente adatto ad ospitare la più esaustiva personale a lui dedicata mai realizzata nel nostro paese, a partire dal rapporto di amicizia che a lungo lo legò alla mecenate americana. È proprio con una mostra dedicata a Cocteau, suggerita da Marcel Duchamp, che Peggy Guggenheim inizia la sua carriera artistica nella galleria londinese Guggenheim Jeune, nel 1938. C’è poi il grande amore che sempre legò Cocteau a Venezia, un legame unico e indissolubile nato in occasione della sua prima visita nella città lagunare, all’età di quindici anni, e che lo porterà regolarmente a visitare la Serenissima, negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale. Frequenta la Mostra del Cinema, dove esegue fantasiose raffigurazioni di gondolieri, crea oggetti nella vetreria di Egidio Costantini, a Murano, che contribuisce a far rinascere e lui stesso ribattezza La Fucina degli Angeli, ed è naturalmente ospite a Palazzo Venier dei Leoni.
“Jean Cocteau. La rivincita del giocoliere” offre per il curatore Silver “l’opportunità più che unica di riscoprire l’arte di Cocteau con lo sguardo nuovo di chi vive nel XXI secolo. La sua sorprendente versatilità artistica, per la quale in vita è stato spesso criticato per essersi dedicato a troppi interessi, ora ci appare un elemento precursore, un modello per quel tipo di fluidità culturale che oggigiorno ci si aspetta dagli artisti contemporanei. Tutto questo, unito alla sua omosessualità più o meno dichiarata e alla sua lotta pubblica contro la dipendenza dall’oppio, lo rendono ancora più attuale. Forse il mondo potrà finalmente comprendere appieno Jean Cocteau”.
Il percorso espositivo si snoda intorno a una serie di capitoli che toccano i principali temi al centro dell’opera di Cocteau: l’Orfeo e il tema della poesia, l’eros, il classico nell’arte, Venezia e il rapporto con Peggy Guggenheim, il cinema e il design, che si esprime nella moda ma soprattutto nel gioiello e nelle arti applicate. Una sorprendente selezione di disegni mette in luce la centralità del tema del desiderio nella sua pratica artistica, così come il rapporto ambivalente che sempre legò Cocteau a Cubismo, Dadaismo e Surrealismo.
Non manca una sezione legata al suo rapporto con il mondo pubblicitario e quello cinematografico, mettendo in luce l’impatto che la sua arte ebbe su artisti del calibro di Andy Warhol, Félix Gonzáles-Torres e Pedro Almodóvar.
Infine, sarà questa un’occasione unica per ammirare esposta in mostra La spada d’Accademico di Jean Cocteau (1955) realizzata per lui, su suo disegno, da Cartier, in oro e argento, con smeraldi, rubini, diamanti, avorio (in origine), onice e smalto. Racchiuse in questo oggetto di estrema raffinatezza, si trovano il profilo di Orfeo, che fu per decenni il fulcro dell’identità artistica di Cocteau, una lira e una stella, anch’essi simboli ricorrenti nell’opera dell’artista. La spada verrà utilizzata il 20 ottobre 1955 quando verrà conferito all’artista il titolo di Accademico di Francia.
L’esposizione è accompagnata da un ricco catalogo illustrato, edito da Marsilio Arte, con saggi del curatore Silver e di Blake Oetting. (aise)