Alla Galleria Invernizzi di Milano la personale “Carlo Ciussi. Una danza di tracce e colori”

MILANO\ aise\ - La galleria A arte Invernizzi di Milano inaugura martedì prossimo, 25 febbraio, la mostra personale “Carlo Ciussi. Una danza di tracce e colori”, a cura di Lorenzo Madaro, in cui vengono presentate opere realizzate tra il 1983 e il 1990.
La mostra, in programma sino al 29 aprile, conferma l’attenzione nei confronti di un artista fondamentale per le ricerche della storia dell’arte italiana del secondo Novecento a cui A arte Invernizzi ha dedicato numerosi progetti, tra mostre personali nei propri spazi e nelle istituzioni museali, come alla Peggy Guggenheim Collection di Venezia, e mostre corali, oltre ad alcuni progetti editoriali.
Il focus si concentra su una specifica fase del lavoro di Ciussi (Udine, 1930 - 2012) con circa venti opere di medio e grande formato e opere su carta della medesima fase dell’indagine pittorica. In questi lavori l’artista mette da parte la sistematicità di una astrazione geometrica e la modularità che dagli anni Sessanta ha verificato con impegno inesausto per poi sfociare a esiti più aperti e disinvolti che sono proprio quelli raccolti nel percorso espositivo, in cui dalle tele rettangolari e ovali dalla grossa grana spuntano forme e segni sinuosi, aperti, che con il passare degli anni, nelle tele intorno al 1990, si intrecciano tra loro in una danza di tracce e colori in grado di mutare di volta in volta.
Le mostre - in particolare l’antologica di Casa Cavazzini dei Civici Musei di Udine nel 2011, dedicata alla complessità del suo percorso nelle viscere interne della pittura (anche se l’indagine di Ciussi ha riguardato, tra l’altro con esiti molto felici, anche la scultura e gli interventi in dialogo l’architettura) - hanno rivelato quanto gli anni più tardi del suo lavoro coincidano con una nuova fase in cui convivono sensualità e controllo, come già appuntava Gillo Dorfles in un suo saggio dedicato proprio a questo ciclo in cui, come spesso accadeva per le opere del maestro, i titoli altro non erano che le numerazioni romane in ordinata successione. Una scelta, questa, che chiaramente ha un significato intrinseco, perché evidenzia da un lato l’assenza assoluta di ogni specifico riferimento della sua pittura nella ragione tangibile delle cose e dall’altro la costante e imperterrita ricerca indicata proprio dalla successione di un ordine numerico solo apparentemente asettico. Le strisce ben demarcate di volta in volta perdono la loro consistenza geometrica e fluida per diventare puro segno, in grado di spargersi nello spazio per coincidere con la voluttuosità della pennellata: mettendo pertanto da parte le geometrie degli esordi e tutto il discorso portato avanti negli anni Settanta intorno a una pittura legata alla percezione delle forme, questi lavori di Ciussi confermano quanto tutta la sua indagine sia una ossessiva, vigilata e colta esperienza di metamorfosi costante di un segno felice e nomade.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue con un testo critico di Lorenzo Madaro, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, la riproduzione delle opere esposte e un aggiornato apparato bio-bibliografico. (aise)