“Atlante”: la collezione Paolillo donata al MART di Rovereto

Piero Dorazio, Senza titolo, 1974, Collezione Vincenzo Paolillo, Ph. Andrea Daffra

ROVERETO\ aise\ - Una nuova preziosa collezione al Mart: è quella del mecenate Vincenzo Paolillo. Grazie a una generosa donazione, circa 100 opere entrano a far parte del prestigioso patrimonio museale. Insieme ad artisti già presenti, come Cagnaccio di San Pietro, Arturo Martini, Piero Dorazio o Karl Plattner, entrano in mostra alcuni lavori di grandi maestri come Francis Bacon, Graham Vivian Sutherland, Otto Dix. La collezione comprende un nucleo significativo di protagonisti dell’Espressionismo tedesco.
“Non guardo a un particolare autore, ad una particolare tendenza. Scelgo quello che mi emoziona, indipendentemente dal nome”, racconta Vincenzo Paolillo.
Il patrimonio del Mart è composto da numerose collezioni che sono confluite nelle disponibilità del museo trentino grazie a una lungimirante e strategica politica di prestiti, acquisti e pubbliche relazioni. Composta di circa ventimila opere, le Collezioni attraversano gli ultimi 150 anni di storia dell’arte con particolare attenzione alle vicende italiane, sia artistiche (grandi nomi, movimenti, correnti), sia collezionistiche (raccolte pubbliche, bancarie, familiari, individuali). Questa caratteristica rende quello del Mart un patrimonio vivo, che può modificarsi ed espandersi.
Nel solco di questa dinamica attività di ricerca e rapporti istituzionali, si inserisce la donazione del mecenate ligure Vincenzo Paolillo, recentemente formalizzata grazie al lavoro di Alessandra Tiddia, curatrice e conservatrice del museo. Entrando nelle Collezioni del Mart, parte della raccolta viene presentata al pubblico sino al 15 giugno con il suggestivo titolo “Atlante”. In mostra una preziosa selezione di opere, carte, dipinti e sculture, provenienti dalla collezione di arte moderna europea ed extraeuropea del donatore.
La ricerca dell’appassionato collezionista esplora i mondi del Futurismo con opere di Giacomo Balla, Umberto Boccioni, Gino Severini, dell’Astrattismo, del Dadaismo con Francis Picabia e Man Ray, del Novecento Italiano con Mario Sironi, Arturo Martini, ma anche della stagione Informale, da Emilio Vedova a Jean-Paul Riopelle, fino ad arrivare alle opere di Marc Tobey e di Hans Hartung.
Particolare rilievo per unicità e consistenza assume all’interno della collezione un nucleo di opere legate all’Espressionismo tedesco (Neue Sachlichkeit), che arricchiranno le collezioni del Mart di un segmento dell’arte contemporanea ancora scarsamente rappresentato, nonostante la prossimità geografica del museo con il mondo germanico. In mostra opere di George Grosz, Karl Hubbuch, Otto Dix, Franz Radziwill, Christoph Voll e Rudolf Schlichter accomunati da uno sguardo lucido e impietoso che desiderava “superare le meschinità estetiche della forma attraverso una nuova oggettività nata dal rifiuto della società borghese dello sfruttamento”, come scrisse il critico Gustav Hartlaub. Il carattere internazionale della collezione Paolillo è espresso dalle opere presentate nella sezione intitolata Mondi surrealisti, dove spiccano i paesaggi onirici di Graham Vivian Sutherland e le figure perturbanti di Francis Bacon e un ritratto di Picabia.
Un collezionista esploratore
Vincenzo Paolillo nasce a La Spezia, in Liguria, nel 1939. Dai primi anni Settanta, in parallelo al suo lavoro di avvocato specializzato in diritto del lavoro, porta avanti un hobby che ben presto diviene una seconda vita: la fotografia subacquea e i reportages di viaggio a carattere naturalistico ed etnografico. Le foto scattate nelle profondità dei fondali marini di tutto il mondo, dal Tirreno all’Oceano Pacifico, dai ghiacci dell’Artico al Mar Rosso, gli valgono numerosi premi e sono pubblicate in moltissimi libri. Le immagini che ritraggono i luoghi da lui esplorati, mosso dalla ricerca di una natura incontaminata e dall’interesse per altri popoli, hanno illustrato le pagine di riviste come Airone, Vie del mondo, Oasis, Atlante, Geo, Terre sauvage, Grands Reportages. In alcuni di questi viaggi, Paolillo è accompagnato dall’amico Gianfranco D’Amato, anche lui fotografo, con il quale realizza fotografie “a quattro mani”. Gli scatti di questo “collezionista esploratore” costituiscono un “atlante” di forme e colori che riflette lo stesso amore per forme e colori che ritroviamo nei quadri della sua straordinaria collezione. Una sala della mostra presenta immagini realizzate in alcune delle tante campagne esplorative nei mari del nord e del sud e nelle regioni più remote del Centro Africa e dell’Oceania. Infine, trovano collocazione al Mart alcuni manufatti scolpiti dal popolo Dogon del Mali e dalle popolazioni che vivono nei villaggi della parte alta del fiume Sepik in Papua Nuova Guinea.
Il catalogo
La mostra del Mart sarà accompagnata da un catalogo di prossima pubblicazione con i contributi e della critica d’arte Maria Floria Giubilei, sul sistema dell’arte e delle gallerie dalle quali provengono i dipinti, e un testo dell’antropologo Massimiliano Nicola Mollona (Università di Bologna) che traccia le relazioni far arte tribale e arte contemporanea, oltre al testo della curatrice Alessandra Tiddia e agli apparati di approfondimento. (aise)