“Bernardo Strozzi - Piero Manzoni. Presenza Assenza” in mostra a Milano

MILANO\ aise\ - Fino al 19 dicembre 2025 gli spazi della galleria BKV Fine Art di Milano ospitano la mostra “Bernardo Strozzi – Piero Manzoni. Presenza Assenza”, realizzata in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni, che accosta le opere di due grandi maestri dell’arte italiana. Bernardo Strozzi (Genova, 1581 – Venezia, 1644), figura cruciale della pittura del primo Seicento a Genova e Piero Manzoni (Soncino, 1933 – Milano, 1963) artista innovativo nel panorama artistico milanese e internazionale del dopoguerra.
Un accostamento inedito, di una trentina di opere, che mette in relazione due artisti di epoche diverse e in apparenza inconciliabili per intessere un dialogo serrato tra la rigogliosa pittura barocca di Strozzi – la presenza, a cui allude il titolo della mostra – e gli Achromes di Manzoni l’assenza, realizzati in diversi materiali come la tela grinzata, il panno cucito, la fibra di vetro, il polistirolo o il cotone idrofilo, tra pienezza espressiva e grado zero della pittura.
Nati a distanza di quasi quattrocento anni, il primo “da poveri si onorati parenti”, mentre il secondo da famiglia aristocratica, Strozzi e Manzoni sono figure diverse ma accomunate dallo spirito di libertà nella ricerca. Entrambi intraprendono degli studi a cui non saranno mai destinati, Strozzi di Lettere e Manzoni in Giurisprudenza; entrambi sono autodidatti: il genovese frequenta per soli due anni la bottega di un pittore toscano per poi scoprire una vocazione religiosa che lo porta in convento e non gli permette di diventare un “maestro”, mentre il milanese fugge la vita universitaria per frequentare gli studi degli amici pittori legati al movimento nucleare.
Per entrambi l’arte risulta una forza propulsiva intrinseca, che non necessita di basi accademiche per lasciare un’impronta. Il lavoro del pittore genovese prende avvio da echi caravaggeschi. Come vediamo nel Martirio di Sant’Orsola (1618 – 1620 ca.), esposto in mostra, omaggio all’opera di Caravaggio di eguale soggetto, Strozzi si concentra sulla superficie pittorica, tirata come in un effetto di lamine battute, create da pennellate fitte e pastose giustapposte l’una all’altra, dove la luce non entra nel ductus pittorico ma rimbalza sulla materia, come accade per il cappello del carnefice che sta per colpire Sant’Orsola.
La fase veneziana, l’ultima nella carriera di Strozzi, presenta un accentuarsi della libertà di stesura pittorica, evidente soprattutto nelle pennellate bianche dei ritratti, genere in cui è specializzato in questo periodo, come ad esempio nel Ritratto di frate cappuccino (1635 – 1640 ca.). La pennellata veloce e i contorni più sfumati creano una pittura che si sfalda nella luce.
Uso originale dei materiali è anche quello che caratterizza gli Achromes di Manzoni, quadri senza colore, più che bianchi, dove la superficie diventa un’area di libertà tendente all’infinito. E ancora di più, in questa serie di opere è centrale proprio il tema dell’assenza, come scrisse l’artista nel 1960: “Perché invece non vuotare questo recipiente? Perché non liberare questa superficie? Perché non cercare di scoprire il significato illimitato di uno spazio totale, di una luce pura e assoluta? […] la questione per me è dare una superficie integralmente bianca (anzi integralmente incolore, neutra) al di fuori di ogni fenomeno pittorico, di ogni intervento estraneo al valore di superficie: un bianco che non è un paesaggio polare, una materia evocatrice o una bella materia, una sensazione o un simbolo o altro ancora: una superficie bianca che è una superficie bianca e basta”.
A corredo dell’esposizione sarà pubblicato un catalogo con testi di Flaminio Gualdoni, Gaspare Luigi Marcone e Gabriele Reina oltre alla riproduzione di tutte le opere esposte.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Piero Manzoni, rappresentata da Hauser & Wirth. (aise)