“Earthly Communities”: il progetto espositivo del Kunst Meran Merano Arte

Amanda Piña To Bloom (Sculptures), 2024 ©Amanda Piña Studio

MERANO\ aise\ - Kunst Meran Merano Arte presenta sino al 12 ottobre 2025 il progetto espositivo collettivo Earthly Communities che, attraverso il linguaggio visivo, l’azione performativa e la produzione filmica, esplora questioni ecologiche, economiche, geopolitiche in relazione alla storia dei rapporti tra Europa e Abya Yala, ovvero l’America Latina letta in chiave decoloniale, e a partire dal contesto altoatesino.
La mostra segna il secondo anno del programma triennale di ricerca curatoriale The Invention of Europe. A tricontinental narrative, a cura di Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi, dedicato a presentare un’indagine critica dell’idea di Europa come costruzione ideologica e fisica, puntando i riflettori sui processi storici che hanno condotto alla sua definizione a discapito di altri spazi continentali e sull’impatto che hanno avuto sul mondo contemporaneo.
Seguendo l’immagine speculativa di una mano umana che scava nel terreno, Earthly Communities riunisce pratiche artistiche che hanno un legame con Abya Yala e le sue diaspore che indagano l’azione invasiva dell’imperialismo europeo nei contesti di agricoltura, archeologia, urbanismo ed estrattivismo, rivelando delle forme di relazione basate sulla colonialità. Ispirandosi a una teoria della conoscenza anticoloniale radicata nei movimenti indigeni e decoloniali, la mostra propone nuove strategie di esistenza collettiva che esistono in simbiosi con altre forme di vita, anche non umane come piante, animali, minerali.
A ispirare il titolo del progetto è il saggio Earthly Community del filosofo e storico camerunese Achille Mbembe, in cui approfondisce il rapporto tra le fratture coloniali e le fratture ecologiche emerse in Abya Yala dopo la conquista europea dei territori indigeni. I disordini provocati dall’intervento coloniale possono essere letti come le due facce di ciò che Mbembe definisce “un vasto processo di lacerazione, le cui conseguenze non possono essere previste da nessuno”.
Una mostra, un programma performativo e un programma filmico
Earthly Communities comprende una mostra – con opere di Minia Biabiany, Marilyn Boror Bor, Carolina Caycedo, Luigi Coppola, Etienne de France, Alexandra Gelis, Mazenett Quiroga, Eliana Otta, Amanda Piña, Sallisa Rosa, Samuel Sarmiento – un programma performativo – con contributi di AMAZON, Ismael Condoii, Luigi Coppola, Alexandra Gelis e Amanda Piña – e un programma filmico – con opere di Laura Huertas Millán, Eliana Otta, e Naomi Rincón-Gallardo –.
Gli artisti e le artiste sono invitati ad articolare, ciascuno attraverso il proprio linguaggio, questioni urgenti d’ordine globale partendo dalle specificità e dalla storia del contesto sudtirolese e dalla sua complessa rete di relazioni storiche ed economiche tra abitanti, agricoltura, economie alpine e macro-geopolitica.
Il percorso espositivo sui tre piani della Kunsthaus
Percorsa la scalinata che conduce al primo piano, la mostra si apre con una serie di installazioni, sculture e dipinti che invadono gli spazi del museo e si prestano a forme di relazione attiva con il pubblico, chiamato a interrogarsi e a reagire davanti alle tematiche proposte.
Per prima si incontra l’installazione in rattan di Amanda Piña (Santiago del Cile, 1984) dal titolo To Bloom () Florecimiento (2024), realizzata collettivamente secondo la tradizione della tessitura delle amache maya, a simboleggiare le pratiche di resistenza delle comunità indigene contro i sistemi delle monocolture, dell’estrattivismo e del capitalismo. Appositamente concepito per la mostra è il progetto di Luigi Coppola (Diso, 1972), Flows Over Unities – realizzato in collaborazione con BAU - Istituto per l’arte contemporanea – che parte dall’osservazione del seme, come elemento generativo delle relazioni tra l’uomo e la terra, per riflettere sull’evoluzione delle forme di controllo sulla natura fino a oggi, in un tempo dominato dal potere estrattivo e dalla riduzione delle varietà. L’opera di Coppola si compone di un grande dipinto e di un’installazione che coinvolge alcuni agricoltori della Val Venosta e di altre zone sudtirolesi nelle vesti di custodi di semi locali o provenienti da aree geografiche lontane, celebrando così il valore della mescolanza e facendo del seme uno strumento di convivenza e alleanza tra specie umane e non umane.
Il percorso prosegue al primo piano con l’installazione di Minia Biabiany (Guadalupa, 1988), Constellations. Le ciel aux yeux-recines (2021), realizzata con pannelli di tessuto tesi sotto il soffitto e sospesi nello spazio a rappresentare la costellazione delle Pleiadi; e con la riflessione sull’erosione della terra e il decadimento della memoria di Sallisa Rosa (Brasile, 1988), che porta a Merano te devolvo (returning) (2025), una scultura che contrappone due forme di navi, una caravella e una canoa. Completano la prima parte del percorso i disegni e le sculture in ceramica di Samuel Sarmiento (Venezuela, 1987), interessato allo studio della storia e alla capacità investigativa dell’arte; e il grande arazzo della serie Mineral Intensive (2024) di Carolina Caycedo (Londra, 1978), esito della sua ricerca ambientale - ispirata dal rapporto del 2020 della Banca Mondiale Minerals for Climate Action: The Mineral Intensity of the Clean Energy Transition - sulle conseguenze delle politiche coloniali ed estrattiviste che nel futuro prossimo colpiranno le comunità locali.
Al secondo piano la mostra continua con i due grandi interventi di Etienne de France (Parigi, 1984), e di Eliana Otta (Lima, 1981). Il primo propone una complessa installazione tra video e disegno, tratta dalle serie Gestes iniziata nel 2023 e dedicata a forme di resistenza indigena contro le violenze della colonizzazione europea. La seconda, legata a pratiche collaborative, esplora il tema del lutto collettivo vissuto dalle comunità amazzoniche peruviane, trasformandolo in uno spazio di memoria e resistenza, come rivela il video Virtual Sanctuary for Fertilizing Mourning (2020).
I lavori di altri tre artisti completano il percorso espositivo al terzo piano. Alexandra Gelis (Caracas, 1975), a partire dall’idea che le piante migranti siano agenti autonomi e alleati politici nella resistenza contro le strutture coloniali, presenta un’installazione che si sviluppa su più piani narrativi e attraverso materiali (come le fibre di bromelia) e media diversi (video e suono), con cui esamina le relazioni tra persone, tecnologia e società, e le narrazioni storiche dell’oppressione coloniale per dare spazio alle voci marginalizzate. La mostra conduce poi all’opera di Marilyn Boror Bor (San Juan Sacatepéquez, Guatemala, 1984), che attraverso l’uso del tessuto e del cemento simboleggia la resistenza alla distruzione delle tradizioni e del territorio noto come “Regione dei Fiori” in Guatemala, a fronte della crescente azione espropriativa e distruttiva dell’industria del cemento. La ricerca è rappresentata in mostra dall’opera Peinar las raíces XII (2022) della serie Rituals Sepultados. Earthly Communities si chiude con il duo Mazenett Quiroga, che presentano due installazioni inedite che mettono al centro frutti e pietre, come membri centrali della comunità terrena.
Residenze d’artista
Una parte delle opere in mostra è frutto del programma di residenza, di ricerca e produzione Resistenze Viventi - attivato grazie al finanziamento Euregio “Guardare oltre” - che porta a Merano l’artista messico-cilena Amanda Piña, l’artista colombiana-venezuelana Alexandra Gelis e l’artista italiano Luigi Coppola, invitati a realizzare nuovi lavori e performance. Il programma di residenza si ispira alle esperienze di resistenza contro forme di dominio e lotta sociale per la giustizia ereditate dalle guerre contadine del 1525 e le espande anche a forme viventi non umane implicate nella relazione ecologica, pensando alla resistenza vivente come propria anche del mondo vegetale e minerale.
Gli elementi che compongono la programmazione di Earthly Communities cercano di fare luce sul paradigma di governo che si è progressivamente affermato grazie all’imperialismo e al neoimperialismo. Il progetto espositivo, attraverso pratiche artistiche contemporanee, guarda alla resilienza delle conoscenze autoctone legate alla terra, sia in Abya Yala che in Alto Adige, e offre nuove possibili forme di relazione sostenibile con essa.
Public program
Nel corso del periodo di mostra è previsto un ricco calendario di appuntamenti che approfondiscono e completano, attraverso la performance e il film, le tematiche presentate da Earthly Communities. Il programma inizia sabato 21 giugno dalle ore 17, in occasione dell’opening, e coinvolge i curatori in dialogo con alcuni degli artisti in mostra - AMAZON, Marilyn Boror Bor, Luigi Coppola, Etienne de France, Alexandra Gelis, Eliana Otta, Mazenett Quiroga - per proseguire poi con una visita guidata alla mostra, dalle ore 19. La serata continua con il dj set di AMAZON al Parco Marconi, a partire dalle ore 20.30. Domenica 22 giugno, ore 12.30, si svolgerà la performance di Luigi Coppola, Flows over unities: Participative action and food Performance, presso Parco Marconi e accessibile gratuitamente, organizzata in collaborazione con Coworking della Memoria.
Il mese di luglio si apre con le visite guidate alla mostra: martedì 8 luglio in tedesco con Kristina Kreutzwald (ufficio curatoriale), martedì 29 luglio in italiano con Anna Zinelli (ufficio curatoriale) e domenica 21 settembre in italiano con i curatori, Lucrezia Cippitelli e Simone Frangi.
Nella giornata di giovedì 4 settembre, dalle ore 20, prende il via il programma filmico - ospitato e organizzato in collaborazione con il Filmclub Bozen di Bolzano - con Jiiblie (2025) e Journey to a Land Otherwise Known (2012) di Laura Huertas Millán; e a seguire, dalle ore 21, con Dung Kingship (2024) e Opossum Resilience (2019) di Naomi Rincón-Gallardo.
Il programma di performance si completa a settembre, sabato 20 dalle ore 18, con Plants and Resistance (2025) di Alexandra Gelis e To Bloom () (2025) di Amanda Piña.
In occasione del finissage, domenica 12 ottobre dalle ore 14, i curatori faranno una visita guidata alla mostra, cui seguirà dalle ore 16 la proiezione del film di Eliana Otta Virtual Sanctuary for Fertilizing Mourning (2020) e, dalle ore 18, il dj set Mishu Tinkuy di Condoii. Tutti gli appuntamenti sono a ingresso gratuito.
Il programma pubblico della mostra si completa con alcuni appuntamenti destinati ai giovani e ai più piccoli, con format sviluppati e condotti da Hannes Egger e Anna Gabrielli, responsabili della didattica e dell’educazione artistica a Merano Arte. In apertura dell’anno scolastico sarà proposta una settimana di attività rivolta alle classi, invitate a prendere parte al Tempio della comunità terrestre. L’11 luglio e il 26 settembre saranno invece proposti i workshop per bambini Kunst ATELIER d’arte 163, che trasformeranno gli spazi espositivi in un grande campo da gioco. (aise)