“Echi del ‘900” nelle collezioni della Fondazione Bottari Lattes

CUNEO\ aise\ - Racconta l’universo creativo di Mario Lattes a partire dalla collezione personale dell’artista la mostra “Echi del ‘900: le collezioni della Fondazione Bottari Lattes. Da Amedeo Modigliani a Pinot Gallizio”, inaugurata sabato, 29 marzo, a Monforte d’Alba vicino Cuneo.
In programma fino all’11 maggio negli spazi della Fondazione Bottari Lattes, la mostra, a cura di Armando Audoli, propone al pubblico una selezione di oltre quaranta opere con l’intento di valorizzare il corpus della Fondazione, composto dalla raccolta originaria di Lattes e dai lavori acquisiti dalla presidente Caterina Bottari Lattes, che ha proseguito idealmente l’attività del marito, arricchendola con nuove opere secondo il proprio gusto personale e la propria sensibilità.
Per Mario Lattes il collezionismo non fu esclusivamente un accumulo edonistico di oggetti di pregio, ma un completamento della sua attività artistica e intellettuale, una parte integrante del processo creativo. Non è un caso che i principali ambiti a cui si dedicò l’artista – l’incisione, il disegno, la pittura – costituiscano anche i nuclei più significativi di questa esposizione.
“Il collezionismo, demone ossessionante per eccellenza, può anche (o soprattutto?) essere parte integrante e necessaria del processo creativo, quando si parla di un artista. Così è stato, certamente, per Mario Lattes”, afferma il curatore Armando Audoli. “Nella selva di ostacoli che una figura complessa, attorta e imprendibile come quella di Lattes pone di fronte a un'ipotesi di lettura complessiva della sua personalità, le scelte collezionistiche possono aprire uno spiraglio. Pensiamo, ad esempio, a una certa passione per gli autori eccentrici, appartati e irregolari, di natura visionaria se non direttamente di matrice simbolista, accostati con colta nonchalance ai grandi nomi del Novecento, nostrano ed europeo; va detto, inoltre, che l'inclinazione collezionistica di Mario era intelligentemente rapsodica, indocilmente imprevedibile, non sistematica. Echi novecenteschi, insomma, che risuonano in modo più o meno udibile nell'espressività, tanto intellettualizzata quanto interiorizzata, del Lattes pittore”.
Protagonista della mostra è il dipinto di Pinot Gallizio del 1963, lavoro di ampio respiro, che dialoga con alcuni significativi brani pittorici di esponenti di primo piano della stagione informale torinese, quali Piero Ruggeri, Sergio Saroni e Giacomo Soffiantino, senza tralasciare Nudo, solida tela di Ennio Morlotti, e quella più aerea di Albino Galvano, con il suo letterario Calligramma, carico di sottintesi poetico-visuali. Artisti dal carisma internazionale sono indubbiamente i parigini George Braque, Maurice Utrillo e Amedeo Modigliani, quest'ultimo autore d'un tenue disegno di fumatore di pipa, a fianco del quale non sfigura certo il lunare Osvaldo Licini, “errante, erotico, eretico” dell'arte italiana del secolo scorso. Una sezione della mostra è dedicata ad autori come gli italiani Luigi Bartolini e Mario Calandri, il francese Jean-Pierre Velly e il ceco Jirí Anderle, tra i migliori incisori del loro tempo: una presenza che racconta una precisa volontà collezionistica e non soltanto un procedere rapsodico. La Sphinx in Pharaon di Ernst Fuchs, viennese più volte esposto a Torino negli anni Settanta, ricorda la mai sopita passione di Lattes per la cultura e gli artisti mitteleuropei, tra Simbolismo e Surrealismo. Altri illustri autori in mostra sono Italo Cremona, Gianfranco Ferroni, Lucio Fontana, Virgilio Guidi, Fausto Melotti, Mario Sironi, Francesco Tabusso, Carlo Terzolo e Renzo Vespignani.
Ad aprile sono in programma diversi laboratori didattici e visite guidate dedicati alle scuole, in modo tale da avvicinare i giovani all’arte del ‘900 in maniera coinvolgente e interattiva. Bambini e ragazzi potranno sperimentare in prima persona la tecnica dell’incisione, una delle predilette da Lattes, che ha rappresentato un mezzo espressivo fondamentale per molti autori del secolo scorso.
Pittore, scrittore ed editore, Mario Lattes (Torino, 1923-2001) è stato un personaggio di spicco nel mondo culturale del capoluogo piemontese del secondo Novecento.
Durante il periodo bellico sfugge alle leggi razziali rifugiandosi a Roma e a Rieti, unendosi poi alle truppe alleate in qualità di interprete. Rientra a Torino, la sua amata e odiata città, nel 1945. Dopo la seconda Guerra mondiale dirige la Lattes Editori, fondata dal nonno Simone Lattes nel 1893. Collabora con scritti e disegni alle più importanti riviste culturali del momento e nel 1953 fonda la rivista “Galleria” poi “Questioni” diventando voce influente del mondo culturale non solo locale.
Tra il 1958 e il 1985 scrive diversi romanzi e racconti, poesie e la tesi di laurea Il Ghetto di Varsavia, raccolti nell’edizione critica Opere Olschki ed. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche, nate durante il soggiorno laziale e coltivate per tutta la sua vita, come artista e collezionista. Fino alla fine degli anni novanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano, Firenze e Bologna e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia, alla Quadriennale di Torino e di Roma oltre a diverse esposizioni collettive.
La Fondazione Bottari Lattes è nata nel 2009 a Monforte d’Alba (Cn), dalla volontà di Caterina Bottari Lattes. Ha come finalità la promozione della cultura e dell’arte e l’ampliamento della conoscenza del nome di Mario Lattes (1923-2001) nella sua multiforme attività di pittore, scrittore, editore e animatore di proposte culturali. Mario Lattes è stato un testimone lucido e anticonformista, artista di respiro internazionale, cui va il merito della diffusione in Italia di pittori e autori stranieri di grande valore. Fu direttore dell’omonima casa editrice, fondata dal nonno nel 1893, per lungo tempo punto di riferimento della scuola italiana. Tra le pubblicazioni scolastiche realizzate si ricorda l’antologia La biblioteca illustrata con i disegni di Mario Lattes per gli studenti delle scuole medie. La Fondazione Bottari Lattes non ha scopo di lucro. Porta avanti iniziative di studio e di ricerca culturale, curandole direttamente o in collaborazione con altri enti o istituzioni, e organizza progetti e appuntamenti culturali. Tra le principali attività: il Premio letterario internazionale Lattes Grinzane, il Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione, mostre di arte e fotografia, i progetti per le scuole come Vivolibro, i convegni. La sede della Fondazione Bottari Lattes (via Marconi 16, Monforte d’Alba) conserva la Biblioteca Mario Lattes, l’Archivio delle carte di Mario Lattes e di altri fondi documentali in possesso della Fondazione e la pinacoteca Mario e Caterina Lattes, che fa parte nella rete degli Istituti Culturali piemontesi. Nel 2017 la Città di Torino-Presidenza del Consiglio Comunale ha intitolato a Mario Lattes i giardini pubblici di Piazza Maria Teresa, come riconoscimento all'impulso culturale profuso da Lattes nei suoi tanti impegni e iniziative portati avanti nel capoluogo piemontese. Nel 2023, a cento anni dalla nascita di Mario Lattes, la Fondazione ha celebrato la ricorrenza con una pubblicazione, due mostre e vari incontri a lui dedicati, mettendo in luce quali e quante fossero le diverse anime dell’artista torinese. (aise)