L’arte degli Shinhanga e la “Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi”

ROMA\ aise\ - È arrivata ai Musei di San Salvatore in Lauro di Roma la mostra “Gli Shinhanga. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi”, che, inaugurata il 12 marzo, sarà aperta al pubblico sino al 15 giugno.
La mostra, curata da Paola Scrolavezza, tra le massime nipponiste in Italia e direttrice del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna, in collaborazione con Fusako Yoshinaga, direttrice della galleria Nihonlux di Tokyo, è ideata e realizzata da Vertigo Syndrome in collaborazione con Il Cigno, con NipPop e con la Japanese Gallery Kensignton di Londra. L’esposizione si avvale inoltre del patrocinio del Padiglione Italia a Expo 2025 Osaka, della Fondazione Italia Giappone e del Dipartimento di Lingue, Letterature e Culture Moderne dell’Università di Bologna.
UN VIAGGIO VERSO LA MODERNITÀ
Dai grandi soggetti dell’ukiyoe ai paesaggi suburbani e ai nuovi modelli femminili
Shinhanga, letteralmente la nuova xilografia, è un movimento artistico che si sviluppa in Giappone a partire dal 1916, grazie all’opera di artisti come Itō Shinsui e Kawase Hasui nel periodo storico che va dall’epoca Taishō (1912- 1926) ai primi decenni dell’epoca Shōwa (1926-1989). A coniare il termine fu l’editore Shōzaburō Watanabe, figura chiave, che diede un grande impulso alla realizzazione e alla diffusione dello Shinhanga.
Il movimento si sviluppa in un periodo di grande fermento, i primi del Novecento, anni caratterizzati da un'atmosfera di libertà e rinnovamento, che si respira anche in ambito culturale e artistico. L’arte e la letteratura sono alla portata di tutti, il Giappone diviene una meta da conoscere e scoprire.
Lo Shinhanga nasce perciò in un contesto di grandi cambiamenti, prendendo nettamente le distanze dalla corrente ukiyoe, predominante fino ad allora, per la volontà di rivitalizzare l’approccio all’arte, in particolare nella scelta delle tematiche e dei soggetti rappresentati. Gli ukyoe prediligevano i paesaggi raffiguranti località conosciute, personaggi celebri legati al mondo del teatro e famose geishe, mentre gli artisti appartenenti allo Shinhanga scelgono di rappresentare scorci della provincia rurale o dei sobborghi cittadini, non ancora raggiunti dalla modernizzazione, rovine, templi antichi, immagini campestri e scene notturne illuminate dalla luna. Quelle rappresentate sono atmosfere malinconiche, silenziose, sospese tra la tradizione e il sopraggiungere, inesorabile, del futuro.
Resta invece invariata la scelta di servirsi del processo tradizionale dello hanmoto, ossia l’atelier – lo stesso utilizzato dai maestri dell’ukyoe – che vede l’artista occuparsi dell’ideazione e del disegno, affidando però all’incisore, al tipografo e all’editore, le fasi successive della produzione e diffusione delle stampe.
A questo genere di vedute impressioniste si aggiungono anche i ritratti, i bijinga, in cui le donne “comuni” diventano protagoniste, non più personaggi irraggiungibili, ma donne ritratte nella loro quotidianità, mentre si pettinano i capelli o si applicano il trucco, volti da cui trapelano sogni e rimpianti.
UN SISMA NELL’ARTE GIAPPONESE
Un Giappone Nuovo
Il percorso espositivo rappresenta un vero e proprio viaggio all’interno della cultura giapponese di quegli anni, alla scoperta di un’atmosfera di inizio secolo, che presenta al pubblico una corrente artistica ancora poco conosciuta in Italia, uno spaccato vivido e intenso del Giappone tra le due guerre.
Attraverso circa 120 opere provenienti da collezioni private e dalla Japanese Gallery Kensington di Londra, preziosi kimono, fotografie storiche e oggetti d’arredo, “Gli Shinhanga. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi” celebra la continuità e l’evoluzione della tradizione artistica giapponese, mostrando allo stesso tempo come il movimento shinhanga abbia saputo preservare le tecniche secolari dell’incisione su legno pur introducendo prospettive innovative e influenze d’oltreoceano.
“Gli Shinhanga in un momento cruciale dello sviluppo culturale del Giappone moderno, raccontano un paese che si apre allo sguardo e all’influsso dell’Europa”, spiega la curatrice Paola Scrolavezza. “I grandi maestri dei questa corrente rivoluzionaria non solo fanno proprio il gusto per l’esotico dei viaggiatori stranieri, offrendo loro squarci estetizzanti del Sol Levante segreto, ma si trasformano essi stessi in viaggiatori curiosi, cristallizzando nelle stampe scorci d’occidente che conservano la freschezza della prima scoperta. E ai ciliegi in fiori e alle vedute del Fuji si affiancano con naturalezza le piramidi di Gaza e i canali di Venezia”.
Punto centrale nel percorso espositivo il grande terremoto del settembre del 1923, il peggiore della storia del Giappone, che provocò danni irreparabili, radendo al suolo una vasta area intorno alla capitale e provocando oltre 100.000 morti. Dalle ceneri del terremoto nasce una nuova Tokyo, sempre più proiettata verso il futuro. In questo contesto storico la produzione degli Shinhanga s’intensifica, assorbendo le nuove atmosfere di ricostruzione.
Agli scorci caratteristici si affianca la riproduzione di angoli metropolitani, con strade deserte, case illuminate da luci artificiali e dense. Nelle opere di questo periodo si nota la quasi totale assenza di figure umane, mentre prevalgono gli elementi atmosferici, come pioggia e neve, a simboleggiare l’eterna lotta tra l’uomo e gli elementi naturali. Nelle xilografie realizzate dopo il terremoto quello che emerge è il senso di smarrimento, di solitudine dell’uomo di fronte alla fragilità dell’esistenza.
Anche nei bijinga, i ritratti, si affievolisce il legame con il mondo del teatro e dell’intrattenimento. Le donne ritratte escono al di fuori delle mura domestiche, sono giovani lavoratrici, cameriere, insegnanti, infermiere, giovani donne indipendenti, istruite e emancipate, pronte a cogliere le numerose opportunità che il nuovo Giappone offre loro.
IL VENTO BORGHESE DEL CAMBIAMENTO
La seduzione del fascino dell’estremo, esotico oriente
Dalle stampe dominate dai toni più cupi del blu, dove l’unica nota di luce è la luna, alle marine bagnate dal sole al tramonto o dalla luce delle lanterne delle imbarcazioni, fino alle pagode che svettano sui ciliegi in piena fioritura, quello che viene alla luce è un paesaggio ideale, emozionale e simbolico, uno sfondo sul quale spiccano le silhouette femminili, icone malinconiche e inquiete della conquista della modernità.
La mostra “Gli Shinhanga. Una Rivoluzione nelle Stampe Giapponesi” è curata, come detto, da Paola Scrolavezza con la collaborazione di Fusako Yoshinaga e con la consulenza artistica di Eddy Wertheim, direttore della Japanese Gallery Kensignton di Londra, che ha affiancato le curatrici nella selezione di ogni opera esposta per guidare i visitatori in un viaggio attraverso la bellezza e la trasformazione del paesaggio e della cultura giapponese nei primi decenni del Novecento.
La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Il Cigno con testi di Paola Scrolavezza, Marco Fagioli, Eddy Wertheim e Marta Fanasca. (aise)