L’arte visionaria di Mattia Moreni e quella innovativa di Graham Sutherland a Venezia

VENEZIA\ aise\ - Inserendosi perfettamente nel tema della 19. Mostra Internazionale di Architettura di Venezia incentrato sui diversi tipi di intelligenza, tra cui quella artificiale, l'arte visionaria, anticonformista, impetuosa e vulcanica di Mattia Moreni arriva ad ACP - Palazzo Franchetti by Fondazione Calarota, negli affascinanti spazi del Secondo Piano Nobile, con una grande mostra composta da una selezione di più di 30 opere, molte delle quali di grande formato. “Gli oggetti le cose pensano in silenzio” il titolo della mostra a cura di Roberta Perazzini Calarota e in programma dal 21 febbraio al 27 luglio prossimi.
In contemporanea, con la stessa curatela e con il patrocinio dell'Ambasciata Britannica di Roma, la sede di Palazzo Franchetti ospita anche la mostra “Bittersweet” di Graham Sutherland, tra i maggiori innovatori della pittura britannica contemporanea, definito il Damien Hirst dei suoi tempi.
I dipinti di Mattia Moreni in mostra a Venezia ripercorrono l'instancabile ricerca dell'artista, a partire dalle sperimentazioni di stampo cubista degli anni Cinquanta, passando per la grande stagione Informale e le caratteristiche “Angurie”, ciclo con cui si presenta nella sala personale a La Biennale di Venezia che gli viene dedicata nel 1972, per poi concentrasi con un esteso approfondimento sull'ultima fase della sua produzione, dedicata agli "Umanoidi”.
È con queste opere che l'artista, già a partire dagli Anni Ottanti, porta avanti con grande lucidità e intuizione una riflessione sull'impatto della tecnologia e dell'informatica - denominata elettronica con il linguaggio dell'epoca - nella nostra quotidianità e nella pratica artistica, che non solo anticipa l'attuale dibattito sull'intelligenza artificiale, ma rende anche la sua opera la prima a confronto con l'innovazione dei giorni nostri. Un ciclo che consacra Moreni come un autentico precursore, che ha saputo capire con grande anticipo la direzione, non affatto scontata all'epoca, in cui la nostra società si sarebbe mossa a gran velocità nei decenni successivi.
Quanto alla mostra di Graham Sutherland, l'esposizione indaga alcuni dei temi più cari all'artista – la natura con i suoi paesaggi immersi nel verde e il mondo animale – attraverso un nucleo di importanti opere ad olio e acquarelli e un'accurata selezione di litografie appartenenti ai più noti cicli dell'artista, tra cui spicca il famoso “Il Bestiario”. Sempre in bilico tra reale e immaginario, le creazioni misteriose di Sutherland si muovono a latere del surrealismo e ci immergono in un “magico disagio”, per usare le parole di Francesco Arcangeli, caratterizzato da allusive metamorfosi e dalla tensione di forze opposte che, nel loro equilibrio sempre instabile, danno vita a un “giallo” di cui non conosceremo mai la conclusione. (aise)