"Light Lights": al Centro Pecci di Prato la prima mostra di Davide Stucchi in una istituzione italiana

Davide Stucchi, Light Lights
PRATO\ aise\ - È il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato a ospitare la prima mostra personale di Davide Stucchi (Vimercate, 1988) in un’istituzione italiana.
L’esposizione “Davide Stucchi. Light Lights”, a cura di Stefano Collicelli Cagol, direttore del Centro Pecci, propone sino al 2 novembre sculture realizzate dall’artista tra il 2019 e il 2025, tutte ispirate al tema della luce, in parte prodotte in occasione della mostra al Centro Pecci. Il gioco di parole del titolo, traducibile come ‘Luci Leggere’, sfrutta l’ambiguità del termine inglese “light” per sottolineare l’arguzia sottile con cui Stucchi affronta l’attività artistica. Con la leggerezza impalpabile della luce, l’artista sembra quasi sfidare la gravitas solenne spesso associata all’arte contemporanea. Il titolo, inoltre, rispecchia la tendenza dell’artista a procedere per sottrazioni, con interventi spesso al limite dell’impercettibile, ma profondamente radicati nel contesto in cui si collocano.
Intervenendo su un gruppo eterogeneo e scherzoso di lampade, luci e applique, l’artista trasforma la percezione dello spazio espositivo e del corpo di chi visita la mostra, evocando assenze presentissime o corpi e storie che hanno appena lasciato il proprio posto. La mostra “Light Lights” costruisce un ambiente immersivo che si rivela progressivamente, in un’esperienza di attraversamento che suggerisce una coreografia di gesti, sguardi e movimenti, utili a riflettere sulla fugacità di incontri e momenti – luminosi o avvolti nell’oscurità – che ciascuno vive nella propria vita venendo a contatto con altre persone. Storie immaginate, sognate ad occhi aperti, sovvertite dall’ironia pungente di Stucchi e dalla sua capacità di far emergere gli aspetti più assurdi e meno visibili della vita quotidiana. Attraverso un faidaté raffinato e autoironico, venato da un sottile feticismo della minuteria e dei ferramenta, Stucchi produce sculture che rimandano alla precarietà di storie private, mettendo in discussione e decostruendo le narrazioni di genere e le rappresentazioni sociali consolidate.
Stucchi si è imposto all’attenzione del sistema dell’arte nazionale e internazionale per la sua capacità di rielaborare suggestioni provenienti dalla storia dell’arte e del design combinandole a intuizioni provenienti dalla moda, dalla pubblicità e allolo spazio domestico, realtà con le quali si è confrontato a più riprese e che hanno nutrito il suo immaginario. Sfruttando al massimo gli spazi dell’Ala Nio e esplorandone il potenziale esperienziale, “Light Lights” testimonia dell’inventiva di Stucchi e della sua capacità di agire nella penombra, tra luci leggere, rendendo presenti le tante assenze della vita di comunità. (aise)