“Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola”: prosegue l’omaggio di Torino a Mario Merz
Mario Merz, Igloo. Foto A. Guermani
TORINO\ aise\ - Si è aperta il 28 ottobre alla Fondazione Merz di Torino la seconda parte della mostra “Qualcosa che toglie il peso che mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola” dedicata a Mario Merz, in occasione del centenario della nascita dell’artista, il 1° gennaio 2025.
L’esposizione presenta sino al 2 febbraio 2025, negli spazi della Fondazione a Torino, una selezione di lavori tra installazioni, igloo, tavoli, tele e opere su carta. Alle opere già presenti nel primo allestimento, per questa nuova fase, si aggiungono tre altre opere imponenti in termini di contenuto e di misura.
Il progetto espositivo prende le mosse a partire dal concetto legato alla necessità di individuare la natura profonda che si cela dietro ai modelli per arrivare alla base del pensiero umano, il quale nella sua diversità è definito sempre da leggi che sfuggono allo scorrere del tempo e alla varietà degli ambienti. La frase che dà il titolo all’esposizione è stata estrapolata da uno scritto di Mario Merz e si ricollega a questa necessità di guardare alla natura e allo scorrere del tempo per poter raggiungere un senso di leggerezza concettuale, che si ritrova nel nucleo di opere presentate. Nei lavori in mostra vi sono elementi e concetti che si ripropongono e che si legano in un percorso che, citando sempre Merz, mantiene l’assurdità e la leggerezza della favola…
All’atmosfera onirica e delicata che ha pervaso fino a oggi l’ambiente espositivo irradiato dai riflessi dorati emanati dall’igloo Senza titolo (foglie d’oro) (1997), dalla cera del tavolo Quattro tavoli in forma di foglie di magnolia (1985), esposta per la prima volta in Europa, dalla trasparenza dei vasi di L’horizont de lumière traverse notre vertical du jour (1995) oltre che dalle opere alle pareti già presenti in mostra, si affaccia un dominante controcanto, dovuto all’installazione di due altri igloo del 1989 e del 2002 e un imponente lavoro pittorico, Geco in casa (1983).
L’igloo Senza titolo (1989), soprannominato igloo del pane, è stato realizzato per l’esposizione personale dell’artista al Solomon R. Guggenheim Museum a New York nel settembre 1989. Sulla rete metallica tesa sulla struttura, di 3 metri di diametro, si rincorrono in successione serrata delle forme di pane che ricoprono interamente la curvatura dell’igloo. Il secondo igloo, più recente, Senza titolo (2002) ha un diametro di 5 metri e la struttura è ricoperta di lastre di pietre rosa provenienti da una cava argentina.
I tre igloo danzano tra loro nella sala raccontandoci storie tra diversi pesi e misure, tra materiali onirici e reali “L’igloo, per esempio, può essere fatto di pane, di terra, di sterco, di bottiglie... è significante in quanto è quella cosa lì... una forma primitiva, ma reale […] alla fine degli anni ’60 abbiamo costruito la gioconda illusione che l’arte potesse essere costruita anche con il pane, con la terra ecc., con che cosa ci piace di più, andando oltre l’idea che era l’idea precedente – che l’arte fosse solo ricordo di qualche cosa di perduto. Così abbiamo capito che noi vediamo anche nel pane, nella terra ecc. o nelle cose della società, da vivere nel momento il ricordo anche di qualche cosa di perduto. Abbiamo costruito una gioconda illusione su qualche cosa di perduto così che non ci amareggia più e ci fa vivere il presente”, affermava Mario Merz.
I materiali si adattano e riproducono la convessità dell’igloo, siano essi malleabili come nel caso del pane o della paraffina o siano rigidi come nel caso della pietra, mantenendo salde le specificità simboliche e poetiche intrinseche.
Alle pareti, il progetto si ampia con la presenza di un’altra tela, lunga di oltre 10 metri, dal titolo evocativo Geco in casa (1983). “Oltre che legarsi a terra, vedo i miei quadri arrampicarsi al muro”, prosegue Merz. “Diventano subito un coccodrillo o una lucertola che si arrampica a parete. Sono il geco che sta sul muro con i suoi perfetti equilibri anatomici. Mi piace molto che la tela si arrampichi e non sia piazzata sul muro in senso decorativo. E siccome, per me, il coccodrillo è un geco ingrandito in senso mitico, esso può diventare una rappresentazione della pittura. È la tela che diventa geco e viceversa, si arrampicano entrambi sul muro”.
Come un iconico virtuosismo pas de deux tra la tela e il coccodrillo con i numeri di Fibonacci, antica presenza in fondazione, le opere rimbalzano da una parte all’altra dello spazio espositivo collegandosi le une con le altre in un’atmosfera da favola; un apparente disordine in cui cose dal mondo si mescolano e diventano responsabili del loro trasformarsi per riapparire in un’armonica unione.
In occasione dell’inaugurazione della mostra, è stato presentato “Mario Merz. Igloo”, primo volume del catalogo ragionato dell’opera dell’artista, dedicato agli igloo. Basato sull’esaustiva ricerca condotta dalla storica dell’arte Maddalena Disch, il catalogo rappresenta un progetto editoriale di Fondazione Merz edito da hopefulmonster. Il volume è introdotto da un testo a firma di Beatrice Merz e dal saggio di Maddalena Disch. Ogni opera è presentata con una scheda analitica storica e biografica coadiuvata da accurati riferimenti bibliografici e da un esauriente repertorio fotografico. Il volume include testi dell’artista e interviste. Il libro, costituito da 560 pagine e 350 immagini, esce in due edizioni, una in lingua italiana e una in lingua inglese. Il progetto del catalogo è realizzato grazie al sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura nell’ambito del programma Italian Council (2023).
È stato infine proiettato il video-documentario "Che fare? / Mario Merz" di Roberto Cuzzillo, che rende omaggio a Mario Merz con una selezione di interviste d'epoca, accompagnate da immagini di mostre passate e recenti. Il filmato esplora il significato dell'Igloo per Merz e offre una riflessione su cosa significasse essere artisti a quell’epoca. Attraverso le sue parole e le sue opere, emergono le sfide e le innovazioni di quegli anni, che hanno plasmato il panorama artistico moderno.
A concludere la mostra, le giornate di martedì 14 e mercoledì 15 gennaio 2025 saranno dedicate a incontri, convegni e vari momenti aperti al pubblico dedicati alla figura di Mario Merz, negli spazi della Fondazione Merz a Torino. (aise)