Un nuovo capolavoro di Giorgio Gandini del Grano per le collezioni della Pilotta di Parma

PARMA\ aise\ - Il Complesso monumentale della Pilotta di Parma arricchisce la sua collezione con un’opera di Giorgio Gandini del Grano (Parma, 1500? – maggio 1538): l’Allegoria della città di Parma.
La tavola, databile al 1530-1535, acquistata grazie ai fondi della Direzione Generale Musei dalla Galleria Carlo Orsi di Milano, sarà protagonista, insieme a una sua antica copia, giunta in dono dallo stesso Carlo Orsi, di una mini mostra dossier, in programma dal 7 dicembre 2024 al 29 gennaio 2025, in un dialogo ideale con altri tre suoi dipinti esposti nell’ala del Manierismo della Galleria Nazionale.
“Le collezioni del Complesso monumentale della Pilotta – contraddistinte da pregevoli beni archeologici e librari che coniugano la varietà e la ricchezza della produzione artistica parmigiana, la committenza e il collezionismo farnesiano – accolgono oggi un nuovo capolavoro”, ha dichiarato Massimo Osanna, direttore generale dei Musei. “L’Allegoria della città di Parma di Giorgio Gandini Del Grano giunge al Museo grazie a un’iniziativa sostenuta fortemente dalla Direzione generale Musei, che ha voluto premiare una proposta formulata dalla Pilotta apparsa filologicamente ineccepibile e di grande lustro per il Sistema Museale Nazionale. Rintracciato presso una collezione privata, il lavoro è apparso subito di grande rilievo e creato in una fase aurea dell’arte parmigiana, da parte di Gandini, un petit-maître che merita sicuramente una rinnovata considerazione negli studi soprattutto per il ruolo ricoperto nell’ambito delle vicende artistiche cinquecentesche del territorio”.
Per Stefano L’Occaso, direttore del Complesso monumentale della Pilotta, “è una grande soddisfazione aver assicurato alle collezioni del Museo un dipinto di questa importanza per la città. Il mio ringraziamento va alla Galleria Carlo Orsi, all’impegno del Comitato scientifico e soprattutto alla Direzione Generale Musei, per il fondamentale supporto. È un’importante acquisizione per la Pilotta e per la città tutta, raccolta simbolicamente in un vasto abbraccio all’interno della piccola ma preziosissima tavola di Gandini”.
L’opera, una volta attribuita a Correggio per via delle evidenti similitudini stilistiche e del probabile rapporto professionale intercorso tra i due, si compone di sedici figure, una diversa dall’altra per postura, movimento e gestualità, come del resto è nel pieno stile di Gandini del Grano, che della dinamicità e delle scene affollate ha fatto la propria cifra distintiva. La posizione apparentemente casuale dei personaggi, in realtà un’asimmetria compositiva volutamente ricercata, accentua infatti la ricchezza caotica della sua pittura.
Mettendo ordine e analizzando i personaggi, Parma è rappresentata dalla figura femminile inginocchiata, con ai piedi lo scudo e le armi, mentre viene presentata alla Vergine con il Bambino dai due protettori della città: Sant’Ilario, il vescovo con il pastorale, e San Tommaso, di spalle e inginocchiato. In basso a destra, sempre inginocchiato, il beato Bernardino da Feltre, riconoscibile per lo stemma del Monte di Pietà; più in alto, da sinistra, san Rocco (con la conchiglia del pellegrino), santa Elisabetta con san Giovanni Battista bambino, la testa velata di bianco che rappresenta l’Università di Parma, santa Caterina d’Alessandria e, ancora più in alto, san Sebastiano con le frecce in mano.
Il lavoro rappresenta forse l’apice della produzione del pittore, documentato a Parma nel corso del quarto decennio del XVI secolo e considerato insieme a Francesco Maria Rondani e Michelangelo Anselmi tra i protagonisti della cosiddetta “Scuola di Parma”, ovvero quei pittori ritenuti seguaci di Correggio e di Parmigianino. L’acquisizione è dunque particolarmente significativa, sia per la rarità di opere di Gandini, che per l’iconografia, così legata alla città di Parma.
Giorgio Gandini del Grano è un artista parmigiano ancora piuttosto misterioso. Il suo catalogo di dipinti si limita a sole otto opere, due pale d’altare e sei dipinti di piccolo formato, mentre a lui è ricondotta una vasta produzione di disegni, di altissima qualità. Allievo e collaboratore del Correggio, Gandini creò opere di grande complessità compositiva, vicine alla cultura nordica e agli stimoli del Manierismo. L’artista dovette essere identificato anche come un ideale erede del Correggio stesso, tanto che alla morte del maestro, nel 1534, a Giorgio fu chiesto di decorare l’abside e il presbiterio del duomo cittadino: impresa che alla morte di Gandini, nel 1538, non era stata ancora avviata. (aise)