Assistenza sanitaria agli Aire extra Ue: il parere della Commissione esteri della Camera

ROMA\ aise\ - Nella seduta di ieri la Commissione Affari Esteri della Camera ha approvato il parere alla proposta di legge Di Giuseppe (FdI) e altri sull’assistenza sanitaria agli iscritti all’Aire nei Paesi extra Ue che non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA), approvata la scorsa settimana in Commissione Affari Sociali.
Alla presenza del sottosegretario agli esteri Maria Tripodi, la relatrice Marrocco (Fi) ha illustrato il testo ai colleghi ricordando che il testo di Di Giuseppe, eletto in Centro e Nord America, è stato adottato come testo base dagli Affari Sociali che, in sede referente, hanno esaminato anche le proposte, di contenuto analogo, a prima firma Di Sanzo (Pd) e Onori (Az).
Obiettivo della proposta di legge è quello di “garantire il diritto all'assistenza sanitaria in territorio italiano, previo pagamento di un contributo su base annua, anche ai cittadini italiani regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) che sono residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA)”. La deputata ha quindi ricordato che con l’iscrizione all’Aire si perde la tessera sanitaria e, con essa, “il diritto all'assistenza sanitaria in Italia”. Una misura che “finisce per costituire un disincentivo all'iscrizione all'AIRE” e che “realizza una discriminazione tra i cittadini italiani residenti in Stati membri dell'Unione europea, e perciò titolari della Tessera europea di assicurazione malattia (TEAM), e i cittadini italiani residenti in Paesi terzi, con i quali non sempre esiste una convenzione sanitaria”.
Il testo, dunque, prevede che gli iscritti all'AIRE residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio “vengano iscritti presso l'unità sanitaria locale presente all'interno del territorio che raccoglie le loro schede individuali o, in mancanza, presso il domicilio di soggiorno”. A questi cittadini viene richiesto “un contributo annuale di duemila euro l’anno”, con eccezione dei minorenni, “purché almeno un genitore o il tutore abbia fatto richiesta di rilascio della tessera sanitaria nazionale”.
Nel dibattito, Federica Onori (Az), pur riconoscendo i miglioramenti apportati al testo iniziale della proposta di legge grazie alle interlocuzioni con i Ministeri interessati e agli emendamenti approvati in Commissione Affari Sociali, ha sostenuto che “l'esclusione dai benefici di legge dei cittadini residenti nei Paesi EFTA – tra cui la Svizzera – rischia di produrre un'inaccettabile discriminazione”. La deputata ha quindi preannunciato l'astensione del proprio Gruppo sulla proposta di parere della relatrice.
Deputato eletto in Sud America, Fabio Porta (Pd) ha ribadito il “sostegno del Partito all'obiettivo di estendere l'assistenza sanitaria agli italiani residenti all'estero: infatti, contrariamente a quanto affermato dal Ministro degli affari esteri Tajani nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova disciplina sulla cittadinanza, i nostri connazionali all'estero sono ingiustamente privati di questa prerogativa”. Tuttavia, ha aggiunto, “visto che durante l'esame in sede referente sono stati respinti emendamenti presentati dal Pd per rendere più equa la misura – con apposite esenzioni dal pagamento del contributo annuo a beneficio di categorie svantaggiate, come gli studenti e i pensionati – il Pd si asterrà dal voto alla proposta di parere della relatrice”.
Come Porta, anche il deputato della Lega Dimitri Coin ha criticato “le recenti, erronee affermazioni del Ministro Tajani”.
È quindi intervenuto il sottosegretario Tripodi per chiarire che “l'esclusione dei residenti nei Paesi EFTA è giustificata dalla vigenza di specifici accordi sulle prestazioni sanitarie stipulati dall'Italia con gli Stati che aderiscono all'EFTA”.
Rilievo confermato da Toni Ricciardi (Pd), eletto in Europa e residente in Svizzera, Paese dove “è in vigore un accordo che consente ai connazionali ivi residenti di fruire dello stesso trattamento riservato agli italiani residenti nei Paesi UE”.
Porta ha preso atto di questi ultimi chiarimenti – ribadendo le sue “riserve sul provvedimento nel complesso” – sui quali Onori si è riservata di “approfondire” visto che “quanto riportato dal collega Ricciardi e dalla sottosegretaria contrasta con le informazioni in mio possesso”.
Terminata la discussione, la Commissione ha approvato la proposta di parere della relatrice.
“La III Commissione,
esaminata, per le parti di competenza, la proposta di legge C. 1042 Di Giuseppe e abb., recante Modifica all'articolo 19 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, e altre disposizioni in materia di assistenza sanitaria in favore dei cittadini iscritti nell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea (UE) e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA), quale risultante dalle proposte emendative approvate dalla Commissione nel corso dell'esame in sede referente;
premesso che in base alla disciplina vigente una condizione essenziale per usufruire dei servizi delle aziende sanitarie locali è la residenza nello stesso territorio dell'azienda sanitaria;
evidenziato che la proposta di legge è finalizzata a garantire il diritto all'assistenza sanitaria in territorio italiano, previo pagamento di un contributo su base annua, anche ai cittadini italiani regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE) che sono residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio (EFTA),
esprime
PARERE FAVOREVOLE”. (aise)