Assistenza sanitaria per gli Aire in Italia: il testo in Aula

ROMA\ aise\ - Nella seduta di oggi pomeriggio l’Aula di Montecitorio ha avviato la discussione delle proposte di legge in materia di assistenza sanitaria per i cittadini iscritti all’Aire, residenti in Paesi che non appartengono all'Unione europea e non aderiscono all'Associazione europea di libero scambio. Si tratta del testo presentato da Andrea Di Giuseppe (Fdi) – che, composto da 4 articoli è stato adottato come testo base dalla Commissione Affari Sociali – e delle abbinate proposte di legge a prima firma Di Sanzo (Pd) e Onori (Az), tutti eletti all’estero.
Relatore in Aula, Luciano Ciocchtti (FdI) ha spiegato ai colleghi che obiettivo della proposta è quello di “garantire il diritto all'assistenza sanitaria italiana ai nostri connazionali residenti all'estero e regolarmente iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero, cosiddetta AIRE, previo il pagamento di un contributo su base annua per poter usufruire delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale”.
Ricordato l’obbligo di iscrizione all’Aire per tutti gli italiani che trasferiscono la propria residenza all'estero, entro e non oltre 12 mesi dal trasferimento, il deputato ha evidenziato la “disparità di trattamento” tra gli Aire residenti nell’Ue o in Stati aderenti all'Associazione europea di libero scambio (EFTA), “per i quali si mantiene la copertura sanitaria in Italia” e quelli che risiedono in Paesi terzi, “per i quali – ha chiarito – non sempre esiste una convenzione sanitaria stipulata con l'Italia”.
Ad oggi, questi ultimi hanno diritto gratuitamente alle prestazioni ospedaliere urgenti fino ad un periodo massimo di 90 giorni. Tuttavia, ha aggiunto Ciocchetti, “il mancato possesso della tessera sanitaria, che certifica l'iscrizione del cittadino nell'Anagrafe nazionale sanitaria, rende la gestione operativa farraginosa per tutti gli ambiti della sanità nazionale”.
Questo stato di cose “costituisce un vero e proprio disincentivo all'iscrizione all'AIRE”; per questo, la proposta di legge “rappresenta un'opportunità rilevante per tutti i cittadini italiani regolarmente iscritti all'AIRE, garantendo loro una continuità nella fruizione dell'assistenza sanitaria italiana”.
Il fatto di esaminare testi presentati da deputati di diversi schieramenti dimostra quanto il tema sia “considerato rilevante a livello trasversale tra i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione”.
Il testo in esame prevede la novella della legge n. 833 del 1978, quella che istituisce il Servizio sanitario nazionale, inserendo una disposizione “volta a prevedere che i cittadini iscritti all'AIRE, residenti nei suddetti Paesi, vengano iscritti presso l'azienda sanitaria locale presente nel territorio, che raccoglie le loro schede individuali, o, in alternativa, presso l'azienda sanitaria locale competente per il domicilio di soggiorno”. Per avere la tessera sanitaria nazionale questi connazionali dovranno versare è un contributo di 2.000 euro annui, non frazionabili. “Tale quantificazione è stata determinata sulla base della spesa pro capite annuale che lo Stato italiano programma per la fruizione, da parte di ogni cittadino italiano, delle prestazioni sanitarie offerte dal Servizio sanitario nazionale”, ha spiegato Ciocchetti. La cifra potrà essere “adeguata annualmente tenendo conto dell'attività di monitoraggio” da parte dei Ministeri, ma anche sulla base “della variazione, accertata dall'Istat, dell'indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati verificatasi nell'anno precedente”.
Il mancato pagamento produce “la messa in mora dell'utente e la conseguente sospensione dell'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale”. Previsto un esonero “per i cittadini minorenni iscritti all'AIRE, residenti nei Paesi individuati dalla norma, nel caso in cui almeno un genitore o il tutore legale abbia richiesto il rilascio della tessera sanitaria”. L’ultimo articolo “rimette ad un decreto del Ministro della Salute, di concerto con il Ministro dell'Economia e delle finanze, l'individuazione delle modalità attuative per l'accesso alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale dei cittadini regolarmente iscritti all'AIRE residenti in Paesi extra-UE e non aderenti all'EFTA, nonché la definizione degli aspetti relativi al procedimento amministrativo correlato e all'attività di monitoraggio degli effetti derivanti dalla legge in esame”.
Intervenendo nella discussione, Massimo Milani (FdI) ha difeso il testo e richiamato l’articolo 32 della Costituzione - “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” – sottolineando l’esigenza di “un approccio complesso volto, per quanto possibile, all'armonizzazione della disciplina” per eliminare discriminazioni e incentivare l’iscrizione all’Aire dei connazionali. Il contributo dei 2000 euro annui, ha precisato Milani, “garantirà il mantenimento del medico di medicina generale, del pediatra di libera scelta e del diritto alle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale, al pari di tutti gli altri cittadini italiani residenti sul suolo nazionale”. Si tratta di un testo che “segna un'importante svolta storica per gli italiani all'estero che, dopo la legge Tremaglia, darà loro anche la possibilità di accedere al sistema sanitario nazionale, così come tutti gli altri cittadini italiani garantendo così il loro diritto costituzionalmente garantito”.
Critica Marianna Ricciardi (M5S) che ha bollato il testo come “non solo inefficace, ma anche iniquo”, perché “lo Stato italiano si troverebbe a garantire l'assistenza sanitaria a cittadini che vivono stabilmente all'estero, lavorano stabilmente all'estero e che pagano le tasse all'estero, spesso già coperti dal sistema sanitario del Paese di residenza o da apposite convenzioni internazionali. In altre parole, quindi, si andrebbe ad estendere a chi ha scelto o è stato costretto a scegliere un'altra residenza fiscale un diritto che oggi viene negato a chi, invece, vive in Italia ma si trova in una condizione di marginalità o precarietà tale da non poter avere una residenza anagrafica”, cioè a quanti “non hanno una residenza anagrafica”, “a chi, pur vivendo in Italia, non ha una casa, non ha un contratto d'affitto o una residenza stabile”. Se per loro “non si trovano le coperture” perché “oggi si istituisce un meccanismo che, attraverso contributi o esenzioni, consentirà a chi vive all'estero, a chi lavora all'estero e paga le tasse all'estero di mantenere l'iscrizione al Servizio sanitario nazionale, al fascicolo sanitario elettronico e persino la scelta del medico di base?”.
“Se è vero che c'è un contributo che viene richiesto e che questo dovrebbe servire a compensare il venir meno del gettito fiscale da parte di chi vive all'estero, è altrettanto vero che ci sono delle esenzioni previste: minorenni, categorie fragili, titolari di pensione italiana, che renderanno inevitabile la presenza di coperture aggiuntive a questa legge”, ha osservato, sostenendo infine che il testo necessita di una “profonda revisione”.
Per Sara Ferrari (Pd) il testo in esame va nella direzione richiesta dagli articoli 32 della Costituzione e 35 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea per “garantire la tutela della salute a tutti i cittadini italiani, compresi quelli che risiedono all'estero quando si trovano sul territorio nazionale”.
L'emigrazione italiana all'estero “è molto cambiata negli anni e mantiene oggi uno stretto legame con l'Italia. Non si tratta più, infatti, di persone che emigravano e spesso tornavano in Italia solo decenni dopo la partenza. Oggi molti italiani residenti all'estero sono cittadini che molto frequentemente tornano in Italia, dove conservano le proprie famiglie e con esse i legami indissolubili”, ha osservato la deputata dem. “Per questi cittadini il medico di medicina generale in Italia e il Sistema sanitario nazionale continuano a rimanere un punto di riferimento imprescindibile, tanto che l'esclusione dal Servizio sanitario nazionale costituisce spesso il principale fattore deterrente per l'iscrizione all’Aire. Molte famiglie oggi conducono una vita spesso a metà tra due mondi e spesso è normale passare lunghi periodi in Italia insieme con i figli piccoli, così che possano crescere anche un po' con le famiglie di origine in Italia”.
Quindi si deve “trovare un meccanismo affinché queste famiglie possano accedere al nostro sistema nazionale pubblico”, senza dimenticare che “recenti iniziative come quella del “Turismo delle Radici”, del Ministero degli Affari esteri, cercano proprio di invitare gli italiani all'estero a passare lunghi periodi in Italia, investendo anche in proprietà immobiliari con l'idea di ripopolare i piccoli borghi. E allora diventa per loro importante poter accedere al Servizio sanitario nazionale, altrimenti anche iniziative di questo tipo sono destinate a fallire”.
L'accesso al Servizio sanitario nazionale su base volontaria, dietro pagamento di un contributo, ha ricordato “è già possibile in Italia per studenti stranieri, per chi usufruisce di visti di residenza elettiva e casi simili. Su questo modello può diventare possibile, nella stessa ottica, anche l'iscrizione volontaria degli italiani iscritti all'AIRE”.
Il pagamento dei 2000 euro è previsto affinchè “non gravino sui costi del sistema sanitario”. Per il Pd “la proposta in discussione, insieme alla proposta abbinata a prima firma Di Sanzo, va nella giusta direzione. Il concetto di fondo era infatti già stato approvato con un ordine del giorno presentato proprio dal collega Di Sanzo e dal gruppo del Partito Democratico, approvato a dicembre 2023 all'unanimità da questa Camera”.
Nel testo in discussione, però, ci sono “forti limitazioni, che avremmo voluto correggere. Prima fra tutte, il fatto che il contributo sia stato stabilito con una quota fissa per tutti, senza tenere conto delle sfaccettature della realtà dell'emigrazione all'estero”. il Pd, ha ricordato Ferrari aveva proposto “un contributo proporzionale al reddito, proprio per venire incontro alle fasce economicamente più deboli”. Sarebbe “importante”, poi, “avere un'offerta più flessibile, come la possibilità di poter accedere solo al medico di famiglia con un contributo molto limitato” e “tutelare le categorie più deboli, come quella degli studenti e pensionati, che si potevano avvantaggiare tramite specifici accorgimenti. Accogliamo, però, con grande favore l'inclusione dei minorenni in modo gratuito insieme all'iscrizione del genitore, una risposta importante per tutte le famiglie che sono le principali beneficiarie di questo provvedimento”.
Il provvedimento, ha concluso, “pur non accogliendo tutti i nostri correttivi, è comunque un passo avanti per dare concretezza ai diritti di cittadinanza di chi vive all'estero e per riavvicinare i cittadini italiani che vivono fuori dai confini nazionali al nostro Paese”. L’auspicio è che “nei prossimi provvedimenti si lavori per migliorare questa proposta, introducendo correttivi importanti che la rendano adeguata a tutte le realtà della nostra emigrazione”.
Il seguito dell’esame è stato rinviato alla seduta di mercoledì 12 novembre. (aise)