Cambia l’organizzazione del Maeci: in Commissione Esteri inizia l’esame del Regolamento

ROMA\ aise\ - La Commissione Affari Esteri della Camera ha iniziato ieri, in sede consultiva, l’esame del Regolamento che modifica l’organizzazione degli uffici della Farnesina. Alla presenza del sottosegretario Giorgio Silli, il presidente della Commissione Tremonti, relatore del provvedimento, ha illustrato ai colleghi il testo assegnato agli Affari Costituzionali, che ne hanno iniziato l'esame la scorsa settimana.
Obiettivo delle modifiche proposte nel “Decreto del Presidente della Repubblica recante regolamento concernente modifiche al regolamento di organizzazione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di cui al decreto del Presidente della Repubblica 19 maggio 2010, n. 95” è “adeguare la struttura organizzativa del Ministero alle sfide derivanti dall'attuale contesto internazionale sul piano politico e di sicurezza e per consentire un migliore svolgimento dei compiti di promozione economica all'estero attribuiti al MAECI dal decreto-legge 21 settembre 2019, n. 104”.
Tra le novità previste anche il “miglioramento dei servizi ai cittadini e alle imprese” con la trasformazione della Direzione generale per gli italiani all’estero e le politiche migratorie nella Direzione generale per i servizi ai cittadini all'estero e le politiche migratorie, con competenze anche in materia di formazione italiana nel mondo e di enti gestori dei corsi di lingua e cultura italiana. Oltre alla Dgit altre 5 Direzioni cambieranno nome, una - la Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale – verrà soppressa, mentre verrà istituita la Direzione generale per le questioni cibernetiche, l'informatica e l'innovazione tecnologica.
Precisato che il testo è corredato da “un ampio parere” reso del Consiglio di Stato al termine delle adunanze del 13 maggio e del 24 giugno scorsi, Tremonti ha sostenuto che “alcune osservazioni espresse nell'adunanza del 13 maggio sono state superate con la presentazione, da parte del Governo, della relazione illustrativa che accompagna lo schema di decreto”, mentre “le valutazioni espresse in esito all'adunanza del 24 giugno contengono alcuni rilievi sulla nuova organizzazione del Ministero, che attengono principalmente alla delineazione delle funzioni delle nuove strutture e all'uso, a tale fine, dello strumento regolamentare”. Il relatore ha infine preannunciato una valutazione favorevole sul provvedimento.
Nel dibattito, così come fatto in Commissione Affari Costituzionali, Vincenzo Amendola (Pd) ha sostenuto che “il provvedimento presenta numerose criticità e suscita una serie di dubbi”, sottolineando che “i pareri del Consiglio di Stato individuano profili di potenziale illegittimità”, segnalando, tra l’altro, “la difettosa concertazione con il Ministero della pubblica amministrazione e con il Ministero dell'economia e delle finanze, nonché il fatto che il provvedimento, pur essendo di natura regolamentare, interviene su materie che dovrebbero essere disciplinate per legge, a partire dall'attribuzione di nuove competenze al Dicastero”. A titolo di esempio, il deputato dem ha segnalato che “l'istituzione di una nuova Direzione generale per le questioni cibernetiche, l'informatica e l'innovazione tecnologica rischia di interferire con le competenze assegnate dalla legge alla Presidenza del Consiglio dei ministri e all'Agenzia nazionale per la cyber-sicurezza”. Per Amendola è “discutibile” anche “la scelta di attribuire alla Direzione generale per la crescita e la promozione delle esportazioni le competenze in materia di promozione della cultura italiana all'estero – ivi inclusa la gestione degli istituti italiani di cultura –, attualmente in capo alla sopprimenda Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale”. Da stigmatizzare anche “l'eccessivo ampliamento delle competenze che fanno capo alla nuova Direzione generale per gli affari politici e la sicurezza internazionale, nonché la trasformazione dell'attuale Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali in Direzione generale per l'Africa subsahariana, l'America latina, l'Asia e l'Oceania”. Secondo Amendola “sarebbe auspicabile prevedere una ripartizione tra le aree geografiche più rispondente alla realtà delle dinamiche geopolitiche contemporanee”.
Sottolineata la “necessità” di un'audizione del Segretario generale della Farnesina “sulle procedure di nomina degli ambasciatori”, Amendola ha sostenuto che “sarebbe stata opportuna un'assegnazione del provvedimento alle Commissioni riunite I e III”, auspicando che “le previste audizioni in I Commissione del Ministro Tajani del Segretario generale Guariglia possano offrire i necessari elementi di chiarimento”. Concludendo, il deputato ha preannunciato la “valutazione contraria” del Partito Democratico.
Sulla stessa linea Benedetto Della Vedova (+Europa) che, nel suo intervento, ha evidenziato “la scarsa coerenza del provvedimento”, ricordando che, quando era Sottosegretario, “era maturata l'idea di istituire una Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale come fulcro essenziale del soft power italiano nel mondo; tale impostazione risulta completamente ribaltata dal provvedimento in oggetto, che dispone la soppressione della citata Direzione generale e la relativa ripartizione della sue competenza in capo ad altre strutture amministrative”. Scelta di cui Della Vedova ha chiesto conto al sottosegretario Silli che, dichiarando la “piena disponibilità” del Ministero ad “approfondire le questioni sollevate”, ha ribadito che la riforma “risponde all'esigenza di adeguare la struttura amministrativa alle sfide derivanti dall'attuale contesto internazionale sul piano politico e di sicurezza. In questo contesto, la soppressione della Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale non implica alcuna riduzione dell'impegno del Ministero nella promozione della cultura italiana all'estero, ma mira solo a rendere più efficace tale azione attraverso una diversa ripartizione delle competenze tra le strutture amministrative”. Ad esempio, ha aggiunto, “in base all'assetto vigente, il sistema delle scuole italiane all'estero è gestito dalla Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale; tuttavia, trattandosi di un servizio essenziale per i connazionali all'estero, è opportuno che venga ricondotto alle competenze della Direzione generale per i servizi ai cittadini all'estero e le politiche migratorie”.
Concludendo, Tremonti ha assicurato ai deputati di opposizione che “svolgerà le interlocuzioni necessarie” affinchè siano svolte le audizioni richieste, mentre Silli ha confermato la disponibilità del Maeci “ad interlocuzioni costanti e proficue con la Commissione”. (aise)