Materia del Mito: le opere di Matteo Fraterno al Museo Epigrafico di Atene

ATENE\ aise\ - Si intitola “Materia del Mito” la mostra dell'artista italiano Matteo Fraterno allestita fino all’11 aprile negli spazi del Museo Epigrafico di Atene.
A cura della museologa Katerina Koskinà, la mostra presenta 26 opere che l’artista ha creato riproducendo su carta, con la tecnica del frottage, la superficie di iscrizioni greche antiche che si trovano, per la maggior parte, nel cortile del museo stesso.
Matteo Fraterno ha iniziato a utilizzare la tecnica del frottage dopo la generosa donazione di una fornitura di carta Fabriano, considerata la più datta per la tecnica frottage, da parte di un erede della famiglia Verzocchi, che ne era il produttore storico. L’artista ha iniziato a utilizzare il materiale a Palermo nel 2022, con la prima impressione realizzata in loco sulle mura esterne di una famosa prigione borbonica del XVII secolo, il Carcere dell’Ucciardone, tuttora funzionante. Nel 2023, ha proseguito il lavoro nell'ambito di un programma di residenza artistica, presso il museo Epigrafico ad Atene.
Il museo Epigrafico ha rappresentato lo spazio ideale per la sua ricerca artistica, in quanto custode di testimonianze di un avanzato codice di comunicazione umana e della loro antica origine concettuale e materiale. Un codice che ancora oggi rappresenta un pilastro della Civiltà occidentale.
Fraterno, che da anni esplora le relazioni umane e la materia, ha individuato nel Museo una fonte inesauribile di materiale per approfondire la sua riflessione e continuare questa opera.
L’applicazione della tecnica del frottage, che prevede un contatto fisico e tattile con opere umane dell’antichità – rese arte dall’inesauribile resistenza del loro messaggio nel tempo – proietta l’artista in uno spazio senza tempo, quello del mito.
“Il contatto fisico con la materia dell’opera sembra aver rappresentato per Fraterno un antidoto alla solitudine del confinamento obbligato”, sostiene la curatrice Katerina Koskinà. “Il movimento ripetitivo e necessario della mano sulla pietra o sul marmo, la pressione controllata per evitare di danneggiare la carta, sulla quale l'immagine si imprime e gradualmente si rivela, richiamano le tenere cure di una madre che accarezza il proprio bambino. Accarezzare la materia offre un'esperienza diversa da quella della pittura, del disegno o della fotografia, vicina alla scultura classica, ma senza l'uso degli strumenti che feriscono il materiale”, aggiunge Koskinà.
D’altro canto l'artista confessa: “via via che mi avvicinavo alla superficie, iniziavo a sentire una sorta di vertigine, una fusione tale che mi faceva scordare la discontinuità tra il mio corpo e la materia”.
La mostra è accompagnata dalla proiezione del film “La materia del mito”.
Venerdì prossimo, 10 aprile, alle 13.00 sarà invece presentato il catalogo. (aise)