Export alimentare italiano raddoppiato in 10 anni: il vino in testa

ROMA\ aise\ - Le esportazioni di prodotti alimentari italiani hanno raggiunto un traguardo senza precedenti: quasi 70 miliardi di euro nel 2024, il doppio rispetto ai 34 miliardi del 2014. Questo risultato straordinario, spiega ITA0039 by ASACERT, che dal 2019 opera per certificare e tutelare l’autenticità del patrimonio agroalimentare italiano attraverso la rete dei ristoranti italiani all’estero, conferma la forza del Made in Italy nel settore agroalimentare, nonostante le sfide che rimangono da affrontare. In un contesto globale, segnato da incertezze geopolitiche e difficoltà economiche, l'Italia si distingue con un risultato straordinario: il quarto posto a livello mondiale per il valore delle esportazioni.
Questo traguardo non è soltanto una questione di numeri, ma testimonia la forza e l'attrattività del Made in Italy, sinonimo di prodotti “buoni, salutari e ben fatti”, apprezzati in tutto il mondo. Nel 2024, l'Italia supera colossi demografici come Giappone, Francia, Regno Unito e Canada, posizionandosi subito dopo Cina, Stati Uniti e Germania. Con circa il 3,2% delle quote dell'export mondiale, l'Italia si conferma una delle principali economie esportatrici, seconda in Europa solo alla Germania. Le esportazioni italiane raggiungono il 40,3% dei mercati potenziali globali, un risultato eccezionale considerando che la popolazione italiana rappresenta appena il 4% di quella cinese.
Gli Stati Uniti si confermano il mercato principale per i prodotti enogastronomici italiani, con una crescita di circa il 150% negli ultimi dieci anni. Anche l’Europa gioca un ruolo di primo piano: Francia (+90%), Germania (+71%) e Regno Unito (+57%) sono tra i Paesi che hanno registrato incrementi significativi.
Il prodotto di punta è senza dubbio il vino, leader delle esportazioni italiane, seguito da ortofrutta trasformata, formaggi, pasta e cereali, frutta e verdura fresche, salumi e olio d’oliva.
Il successo dell’agroalimentare italiano è il risultato dell’impegno di una filiera che coinvolge 4 milioni di persone, distribuite tra 740mila aziende agricole e 70mila industrie alimentari. Grazie a questa rete, l’obiettivo di raggiungere i 100 miliardi di euro di export entro il 2030 sembra sempre più a portata di mano.
Ma per sostenere questa crescita, è indispensabile risolvere alcune criticità. Prima fra tutte, i ritardi infrastrutturali che frenano il settore e causano mancati guadagni per ben 9 miliardi di euro ogni anno.
Un’altra priorità è combattere il fenomeno dell’Italian sounding, ovvero la vendita di prodotti spacciati per italiani, ma che in realtà non lo sono. Questo mercato parallelo vale la cifra impressionante di 120 miliardi di euro a livello globale e rappresenta una minaccia sia per il Made in Italy che per i consumatori.
"Il risultato che commentiamo oggi, che vede i prodotti italiani affermarsi nel difficilissimo panorama globale è frutto della qualità e dell’unicità dei prodotti Made in Italy, un patrimonio da proteggere - ha spiegato Fabrizio Capaccioli, ideatore del protocollo ITA0039 -. Attraverso un sistema di certificazione semplice e trasparente, assicuriamo che i prodotti serviti nei ristoranti italiani nel mondo siano davvero 100% italiani. Questo riflette un pensiero condiviso dalla maggioranza degli italiani, che riconoscono il valore fondamentale dei prodotti agroalimentari nel nostro patrimonio culturale". (aise)