6 mesi di conflitto a Gaza: 182 giorni di fame

ROMA\ aise\ - A sei mesi dall'inizio del conflitto, la guerra a Gaza continua a infliggere sofferenze incommensurabili a oltre 2 milioni di palestinesi, causando morti e fame, mettendo in pericolo le vite umane e sfollando dalle proprie case la quasi totalità della popolazione di Gaza. E molte sono le Onlus che si sono attivate dopo l'escalation della guerra. Tra queste Azione contro la Fame che ha raggiunto in 6 mesi oltre 800.000 palestinesi a Gaza, circa il 40% della popolazione. A fronte di condizioni di sicurezza estremamente difficili, di uccisioni verso chi porta aiuto a una popolazione martoriata e di numerosi ostacoli anche per far entrare i camion carichi di aiuti, a Gaza gli operatori umanitari lavorano instancabilmente per fornire cibo, acqua, servizi igienici e sanitari e protezione alla popolazione locale.
"Malnutrizione, disidratazione e fame colpiscono i più vulnerabili - dichiara Natalia Anguera, responsabile delle operazioni di Azione contro la Fame in Medio Oriente -. Il rischio è tanto più alto quanto più giovane è il bambino. Le donne di Gaza hanno difficoltà ad allattare. Qualsiasi sforzo per garantire l'accesso all'acqua potabile dovrebbe anche includere sforzi per fornire ai bambini non allattati al seno latte artificiale pronto all'uso, insieme a sostanze nutritive".
"Dopo aver superato molte sfide, stiamo per lanciare un programma di nutrizione. Puntiamo a raggiungere ogni mese oltre 13.000 bambini e donne in allattamento nella Striscia, distribuendo nutrienti supplementari per evitare che diventino malnutriti", aggiunge Natalia Anguera.
Il conflitto a Gaza ha portato oltre 1 milione di persone ad affrontare livelli catastrofici di insicurezza alimentare, nel nord è già carestia. La violenza diffusa e intensa ha costretto l'85% della popolazione della Striscia di Gaza a fuggire dalle proprie case. L'81% delle famiglie non ha accesso all'acqua potabile e nel nord della Striscia di Gaza la gente passa giorni e notti intere senza mangiare. Il personale di emergenza di Azione contro la Fame a Gaza ha spiegato di essere testimone diretto dei rifugi sovraffollati e del numero sorprendente di bambini soli e intrappolati, senza un posto sicuro dove andare.
Il 75% dei rifiuti solidi viene scaricato in modo incontrollato e le strade sono sempre più allagate dall'accumulo di acque di scarico. Le condizioni a Gaza sono mature per un'esplosione di malattie mortali come il colera.
"La catastrofe a Gaza non fa che peggiorare e dobbiamo fare tutto il possibile per evitare ulteriori morti, fame e distruzione - ha spiegato in conclusione Simone Garroni, direttore di Azione contro la Fame in Italia -. La carestia è evitabile se c'è una cessazione immediata delle ostilità e un cessate il fuoco immediato e permanente".
L’alto livello di rischio e l'escalation di violenza a Rafah mettono gravemente in pericolo le operazioni umanitarie. "Il numero di morti del personale umanitario - almeno 196 morti in 6 mesi - impedisce di garantire la sicurezza e l'accesso degli operatori umanitari per svolgere il loro lavoro. La salvaguardia degli operatori umanitari non è solo vitale per rispondere ai bisogni pressanti della popolazione, ma è anche un obbligo fondamentale ai sensi del Diritto Internazionale Umanitario", conclude Garroni. (aise)