Medici del Mondo: un anno a Gaza fra ostacoli israeliani agli aiuti e attacchi agli operatori umanitari

ROMA\ aise\ - Come hanno fatto le ONG a lavorare e a fornire aiuti umanitari in quest'ultimo anno a Gaza? Mentre la Corte internazionale di giustizia avverte del rischio di genocidio e in Cisgiordania e in Libano la guerra si sta intensificando, Medici del Mondo pubblica il nuovo rapporto “Israeli Obstructions and Attacks on Humanitarian Workers: Médecins du Monde's Year in the Occupied Palestinian Territory” che denuncia gli ostacoli israeliani agli aiuti e gli attacchi che l'organizzazione e i suoi operatori umanitari hanno dovuto affrontare, nel corso dell’ultimo anno, nei Territori palestinesi occupati.
Nel rapporto, Medici del Mondo presenta un resoconto dettagliato degli eventi e dei dati relativi al periodo compreso tra ottobre 2023 e settembre 2024, dimostrando come la risposta medica di Medici del Mondo sia ostacolata nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania.
I membri del personale di Medici del Mondo, spiegano, forniscono aiuti in condizioni di estrema instabilità, mentre loro stessi sono sfollati, privi di protezione, cibo, vestiti adeguati e vulnerabili a bombardamenti, malattie e condizioni climatiche avverse. Da ottobre 2023, sono morti circa 300 operatori umanitari. Nell'ultimo anno a Gaza sono stati uccisi più colleghi umanitari che in qualsiasi altro anno di conflitto in tutto il mondo. Medici del Mondo ha perso un collega quando l’ufficio a Gaza City è stato bombardato dall'esercito israeliano il 5 novembre 2023. La maggior parte dei colleghi ha perso alcuni dei propri cari.
Sia il personale che le operazioni di Medici del Mondo hanno subito ripetute ondate di sfollamenti forzati a causa di ordini militari israeliani. A settembre 2024, il 92% del personale di Medici del Mondo è stato sfollato con la forza. Le operazioni di Medici del Mondo sono state trasferite forzatamente per tre volte (da Gaza City a Rafah, alla Middle Area e a Khan Younis). "Ogni volta che le nostre équipe riacquistano un po' di stabilità, nuovi ordini di trasferimento israeliani le costringono a ricominciare da capo", denunciano.
Nell'ultimo anno, solo quattro camion contenenti gli aiuti di Medici del Mondo hanno potuto entrare nella Striscia di Gaza. Le spedizioni sono state bloccate per uno o due mesi prima di poter entrare nell'enclave. Medici del Mondo ha dovuto attendere undici mesi prima che le autorità israeliane aprissero un corridoio umanitario dalla Cisgiordania, un territorio a meno di 50 chilometri di distanza, dove sono disponibili la maggior parte delle forniture necessarie per la risposta all'emergenza medica a Gaza.
Nella Cisgiordania occupata, tutte le équipe di Medici del Mondo riferiscono che le restrizioni all'accesso umanitario e alla circolazione da ottobre 2023 sono drasticamente peggiorate. Con il forte aumento degli attacchi dei coloni e l'escalation dei raid militari israeliani contro le comunità palestinesi, le comunità che hanno più bisogno di aiuti umanitari sono le più pericolose e difficili da raggiungere. Inoltre, in media, i ritardi dei checkpoint israeliani fanno perdere all'intera équipe che opera nel nord l'equivalente di un giorno lavorativo intero ogni settimana.
“La maggior parte degli eventi riportati in questo report potrebbero configurarsi come violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale. Israele, in quanto potenza occupante, ha il dovere di assicurare un'adeguata fornitura di cibo, forniture mediche, ripari e altre risorse essenziali per la sopravvivenza della popolazione civile nel territorio occupato. Non solo le autorità israeliane stanno venendo meno a questo obbligo, ma stanno anche ostacolando il lavoro salvavita degli attori umanitari impegnati a provvedere alla sopravvivenza e ai bisogni essenziali della popolazione civile palestinese”, denuncia il presidente di Medici del Mondo Jean-François Corty.
Medici del Mondo si è detta seriamente preoccupata per la sicurezza della popolazione palestinese a Gaza e in Cisgiordania, e per il proprio personale. Ha chiesto, senza sosta, agli Stati che hanno influenza sulle parti coinvolte nel conflitto di intraprendere azioni concrete, al di là della semplice condanna, per garantire un cessate il fuoco immediato e permanente, un accesso umanitario completo e senza ostacoli e il rispetto del diritto umanitario internazionale in tutto il territorio palestinese occupato. (aise)