Oxfam: l’esercito israeliano blocca gli aiuti e Gaza muore di fame e freddo

Foto: Alef Multimedia - Oxfam

ROMA\ aise\ - Negli ultimi 75 giorni nel Governatorato di Gaza Nord sono entrati appena 34 camion ONU che trasportavano cibo e acqua per la popolazione, ma a causa del deliberato ostruzionismo dell’esercito israeliano solo 12 tir sono riusciti a distribuire gli aiuti ai civili. Il contenuto di tre di questi è stato consegnato a sfollati che avevano trovato rifugio in una scuola, poi sgomberata e bombardata nel giro di poche ore.
È l’ultimo, drammatico aggiornamento di Oxfam, mentre l’emergenza umanitaria si fa ogni giorno più grave.
Al pari di altre agenzie internazionali, Oxfam non ha potuto portare aiuti salvavita alla popolazione civile di Gaza Nord dallo scorso 6 ottobre, quando Israele ha intensificato l'assedio militare di Jabalia, Beit Lahia e Beit Hanoun.
Al momento si stima che migliaia di persone siano tagliate fuori da qualsiasi tipo di assistenza umanitaria, ma nell’attuale situazione è molto difficile conoscere i numeri esatti. All'inizio di dicembre, le organizzazioni umanitarie che operano a Gaza hanno ricevuto chiamate da persone intrappolate in case e rifugi, che avevano completamente esaurito cibo e acqua.
Gli effetti del blocco degli aiuti nel nord della Striscia
Il mese scorso un convoglio di 11 camion è stato inizialmente bloccato nel punto di raccolta dell'esercito israeliano a Jabalia, dove civili letteralmente affamati sono riusciti a prendere quel che potevano. Dopo aver ricevuto il via libera a procedere verso la destinazione stabilita, i camion sono stati di nuovo trattenuti in un posto di blocco dove l’esercito ha costretto gli autisti a scaricare gli aiuti in una zona militarizzata, inaccessibile alla popolazione civile.
La settimana successiva, Israele ha autorizzato altri 14 camion, ma solo 3 sono riusciti a entrare, per gli altri non sono arrivati i necessari permessi delle autorità israeliane. I beni alimentari - pasti pronti, farina e acqua - sono arrivati nella scuola Mahdia al-Shawa di Beit Hanoun, dove si erano rifugiate famiglie di sfollati. Nel giro di poche ore, mentre gli aiuti venivano distribuiti, la scuola è stata presa d’assalto da esercito e elicotteri, mentre a tutti è stato ordinato di evacuare la zona. Il giorno dopo l’esercito israeliano ha bombardato la scuola.
Il 20 dicembre, Israele ha finalmente permesso ad altri 9 tir delle Nazioni Unite di consegnare cibo e acqua ad un punto di distribuzione a Beit Hanoun, dove sono stati consegnati a civili allo stremo. Alcuni hanno raccontato di essere stati costretti e mangiare foglie per sopravvivere.
Il mese scorso l’analisi svolta secondo la Classificazione Integrata delle Fasi della Sicurezza Alimentare (IPC) ha rivelato l’alta probabilità di carestia nel nord di Gaza, mentre il rischio rimane in tutta la Striscia. Bambini e donne frugano tra cumuli di rifiuti alla ricerca di cibo, a mani nude, senza scarpe, rischiando malattie ed esponendosi alla minaccia di bombe inesplose. Gaza ha oggi il più alto numero di bambini amputati al mondo, con un'assistenza sanitaria praticamente inesistente e scorte ridottissime di medicinali, tra cui gli anestetici.
"Ogni giorno senza cessate il fuoco è una condanna a morte per centinaia di civili"
"La situazione a Gaza è apocalittica, ma nonostante le violazioni del diritto internazionale siano sotto gli occhi di tutti e la fame venga usata come arma di guerra, i leader mondiali continuano a non fare nulla - ha dichiarato Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia -. La popolazione civile è abbandonata e in trappola, senza cibo e riparo dal freddo dell’inverno, i servizi pubblici non esistono praticamente più, il sistema umanitario è in ginocchio. Chiediamo alla comunità internazionale di fermare tutto questo perché le persone sono spinte a una disperazione inimmaginabile per sopravvivere. Esistono sia le leve diplomatiche che economiche, per far sì che Israele si fermi. Ogni giorno che passa senza un cessate il fuoco è una condanna a morte per centinaia di civili".
Continuano i bombardamenti su Gaza Nord
A Gaza Nord continuano i bombardamenti. La Palestinian Civil Defence (PCD) stima che più di 2.700 persone siano state uccise e più di 10.000 ferite dall'inizio dell'assedio. I corpi di metà delle persone uccise non sono stati recuperati.
Al momento circa 130.000 persone sono state sfollate forzatamente nel Governatorato di Gaza Nord, il 70% (circa 91.000) sono donne e ragazze costrette in edifici abbandonati e rifugi sovraffollati a Gaza City. Uno sfollamento di massa che ha complicato ulteriormente la consegna degli aiuti, che già avveniva in condizioni disastrose.
In tutta la Striscia, la distribuzione di aiuti continua a essere deliberatamente ostacolata dall'esercito israeliano. I valichi al confine sono a malapena funzionanti, e solo quello di Erez Ovest (Zikim) rimane costantemente aperto. L’accesso umanitario per la popolazione in questo momento è ridottissimo.
900 mila sfollati impreparati all’arrivo dell’inverno
A peggiorare la situazione si prevede che le condizioni invernali colpiranno più di 1,6 milioni di persone accampati in rifugi di fortuna, tra cui mezzo milione esposte in zone a rischio di inondazioni.
Finora, solo il 23% degli sfollati ha ricevuto gli aiuti necessari per proteggersi da pioggia e freddo, oltre 900.000 sono del tutto impreparati.
Un uovo è arrivato a costare 6 dollari
A questo si aggiunge l'impennata dei prezzi dei generi alimentari: un uovo è arrivato a costare 6 dollari. La maggior parte della popolazione al massimo può a malapena permettersi di comprare quantità irrisorie di verdure. Anche assicurarsi un pezzo di pane può essere un’impresa insormontabile: con sole 5 panetterie su 19 rimaste aperte in tutta la Striscia, tantissimi sono costretti ad affrontare code interminabili dalla mattina presto.
"Siamo al punto che dobbiamo dire ai nostri figli di non giocare troppo per non stancarsi. – ha raccontato agli operatori di Oxfam un uomo sfollato con la sua famiglia dal campo profughi di Al-Maghazi - Abbiamo solo un pacchetto di biscotti per sfamare 15 bambini. Siamo senza corrente elettrica, senza riparo. Non possiamo permetterci di comprare nemmeno un telone di plastica costa perché costa 180 dollari e ce ne vorrebbero almeno cinque per costruire una tenda”.
L'appello per un immediato cessate il fuoco e la fine del “blocco” degli aiuti
Di fronte a quanto sta accadendo, Oxfam ha rilanciato perciò un appello urgente: per un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente, il rilascio di tutti gli ostaggi e di tutti i palestinesi detenuti illegalmente; perché venga garantita la protezione dei civili e l’ingresso degli aiuti in tutta la Striscia, compreso il Governatorato di Gaza Nord; perché ai palestinesi sia garantita la possibilità di ritornare e ricostruire le loro case, vivere in pace e in dignità, liberi dall’occupazione e dal blocco. (aise)