Unicef: oltre 330 mila bambini vivono in strutture di accoglienza in Europa
foto Unicef
GINEVRA\ aise\ - Nonostante l'impatto ben noto e devastante della separazione familiare e dell'istituzionalizzazione dei bambini, secondo un nuovo policy brief pubblicato oggi dall'UNICEF, si stima che 277 bambini ogni 100.000 vivano in strutture di accoglienza in Europa - quasi tre volte la media globale di 102 ogni 100.000.
Bielorussia e Ucraina hanno i tassi più alti di bambini in strutture di accoglienza, che vanno da 573 a 694 per 100.000 bambini.
“Keeping families together in Europe” (Tenere insieme le famiglie in Europa) rileva che attualmente almeno 337.287 bambini si trovano in strutture di accoglienza in tutta Europa, compresi i Paesi dell'Unione Europea e quelli in via di adesione. Sebbene in questa regione le strutture tendano a essere piccole e integrate nelle comunità locali, per troppi bambini rimane un'eccessiva dipendenza dalle strutture di accoglienza residenziale anziché soluzioni basate sull’accoglienza in famiglia.
“I bambini negli istituti sono privati degli stimoli sociali, emotivi e intellettuali che sono fondamentali per un sano sviluppo cognitivo. Lontani dalla società tradizionale, i bambini negli istituti sono vulnerabili alla violenza, all'incuria e agli abusi”, ha dichiarato Aaron Greenberg, Child Protection Advisor dell'ufficio UNICEF per l’Europa e l’Asia Centrale. “È stato incoraggiante vedere miglioramenti nei sistemi di accoglienza in tutta Europa, ma dobbiamo continuare a costruire sistemi nazionali comprensivi di servizi sociali per bambine e bambini, che siano preventivi, reattivi e di natura non istituzionale”.
Dal documento emerge che tra i Paesi dell'Europa orientale con dati disponibili, la Bielorussia e l'Ucraina hanno i tassi più alti di bambini in strutture di accoglienza, che vanno da 573 a 694 per 100.000 bambini.
In quattro dei 19 Paesi europei per i quali sono disponibili dati, bambine/i con disabilità costituiscono la maggioranza dei bambini in strutture di accoglienza, rappresentando il 78% dei bambini in strutture di accoglienza in Ucraina, il 66% in Serbia e il 53% in Bosnia-Erzegovina.
Il tasso di bambini ospitati in istituti può riflettere la forza del sistema di protezione dell'infanzia di un Paese, con un tasso più alto che indica un sistema che non riesce a rispondere alle esigenze dei bambini e di chi se ne prende cura e a mantenere unite le famiglie.
Le raccomandazioni dell’Unicef
Per facilitare la chiusura dei centri di accoglienza residenziali su larga scala entro il 2030 e la transizione verso soluzioni alternative di accoglienza in famiglia anziché quelle di assistenza istituzionale in Europa, l’Unicef raccomanda:
Investimento in una serie di servizi di sostegno all'infanzia e alla famiglia in tutti i settori che si occupano di bambini, compresi i servizi di sostegno alla famiglia previsti dalla legge e una forte forza lavoro nei servizi sociali, per l’individuazione anticipata e l'intervento nelle situazioni in cui i bambini sono a rischio di separazione familiare.
Garantire un'accoglienza alternativa su base comunitaria di tipo familiare, compreso un maggiore sostegno ai membri della famiglia allargata che si occupano dei bambini e strategie per tenere insieme i fratelli, ove possibile.
L'attuazione di riforme efficaci dell'assistenza all'infanzia per mantenere i bambini con le loro famiglie, laddove possibile, compresi i bambini con disabilità, attraverso la pianificazione della chiusura dei centri di accoglienza residenziali su larga scala e lo sviluppo di un proseguo completo di servizi di sostegno e protezione per i bambini e le famiglie.
Proteggere i bambini già accolti in strutture di accoglienza contro la violenza, l’isolamento e l'abuso attraverso politiche e pratiche di tutela solidale.
Investire sulla raccolta dati sui bambini che sono a rischio di separazione familiare, che sono accolti in famiglia o che hanno lasciato il sistema di accoglienza residenziale.
Sensibilizzare l'opinione pubblica sul valore dell’unità familiare e sulla necessità di dare priorità all'accoglienza in famiglia.
Garantire che i bambini abbiano voce nelle decisioni che li riguardano e che siano consultati quando vengono sviluppate nuove politiche e misure per soddisfare i loro bisogni e diritti. (aise)