Assegno Unico agli italiani con figli a carico residenti all’estero: i deputati Pd interrogano la Ministra Calderone

ROMA\ aise\ - I deputati del Pd eletti all’estero, Fabio Porta, Christian Di Sanzo e Toni Ricciardi, hanno in queste ore presentato un’interrogazione alla Ministra del Lavoro e delle Politiche Sociali, Marina Elvira Calderone, riguardo il respingimento da parte dell’INPS della domanda per la concessione dell'assegno unico universale ai cittadini italiani residenti in Italia con figli minorenni a carico residenti all'estero.
I due deputati, infatti, chiedono “se il Ministro non intenda assumere le iniziative di competenza volte a riconoscere il diritto all'assegno unico universale attualmente negato al richiedenti residenti in Italia ma con nucleo familiare a carico residente all'estero”, anche “in conformità con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitari e da numerose sentenze della Corte di giustizia europea e alla luce delle recenti procedure di infrazione contro l'Italia da parte della Commissione europea”.
I due deputati dem hanno infatti spiegato di aver ricevuto numerose segnalazioni di cittadini italiani residenti in Italia e con figli minorenni a carico residenti all'estero ai quali gli uffici competenti dell'Inps respingono la domanda per la concessione dell'assegno unico universale.
La normativa italiana, attualmente in vigore, disciplina il diritto all'assegno unico universale e, seguendo anche il diritto e i regolamenti europei di sicurezza sociale, spiegano Porta, Di Sanzo e Ricciardi, “la prestazione in oggetto dovrebbe essere erogata, fermo restando il rispetto dei requisiti di legge, anche per i figli a carico residenti all'estero del richiedente residente in Italia”.
Secondo l'Inps, spiegano ancora i due eletti all’estero, “il problema della mancata erogazione dell'assegno unico universale sarebbe dovuto al fatto che i figli seppur fiscalmente a carico sarebbero residenti all'estero e pertanto non inclusi nel nucleo familiare ai fini Isee in quanto non conviventi con il richiedente la prestazione”, ma “la legge istitutiva dell'assegno unico prevede la concessione del beneficio, seppur con un importo minimo previsto dalla normativa, anche a coloro i quali ne fanno richiesta in assenza di Isee”.
Secondo quanto si apprende dai due onorevoli del Pd, in più occasioni la Corte di giustizia europea ha statuito che (sulla scorta dell'articolo 7 del regolamento n. 883 del 2004, intitolato “Abolizione delle clausole di residenza”) le prestazioni familiari in denaro dovute a titolo della legislazione di uno o più Stati membri non sono soggette ad alcuna riduzione, modifica, sospensione, soppressione o confisca per il fatto che il beneficiario o i familiari risiedono in uno Stato membro diverso da quello in cui si trova l'istituzione debitrice (l'ultima sentenza in materia è quella riferita alla Causa n. 328/2020 del 16 giugno 2022); l'Inps, nelle circolari n. 23 e n. 34, rispettivamente del 9 febbraio e del 28 febbraio 2022, aveva indicato che in riferimento ai riflessi della normativa comunitaria e bilaterale sulla prestazione dell'assegno unico «verranno fornite successive istruzioni» in attesa della valutazione in merito alla eventuale applicabilità di accordi bilaterali e multilaterali stipulati dall'Italia nonché delle regole dettate dal regolamento (CE) n. 883/2004 tuttavia ad oggi tali chiarimenti non sarebbero ancora pubblicati.
“La Commissione europea – concludono Porta, Di Sanzo e Ricciardi - ha aperto contro l'Italia una procedura di infrazione sull'assegno unico e ha inviato al Governo italiano una lettera con parere motivato – che prevede una risposta urgente per evitare un eventuale deferimento alla Corte di giustizia europea – in cui spiega che la richiesta di due anni di residenza e li requisito della “vivenza a carico” – necessari per l'ottenimento dell'assegno unico – “violano il diritto dell'Ue in quanto non trattano i cittadini dell'UE in modo paritario, il che si qualifica come discriminazione””. (aise)