Porta (Pd): ripristinare le detrazioni per i figli a carico dei residenti all’estero

ROMA\ aise\ - “Sono tre anni che i contribuenti italiani residenti all’estero i quali producono almeno il 75% del loro reddito in Italia (titolari di redditi da lavoro dipendente e/o assimilati) sono stati privati delle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni (e anche dell’Assegno al nucleo familiare) ma nonostante le continue proteste di migliaia di nostri connazionali colpiti da questo ingiusto provvedimento nulla finora è stato fatto da questo Governo per sanare la situazione”. Così Fabio Porta, deputato Pd eletto in Sud America, annunciando una interrogazione in merito al Ministro del lavoro Calderone.
“In seguito ad alcune modifiche al nostro sistema fiscale introdotte fino al 2016 – ricorda Porta – i soggetti residenti all’estero in uno Stato che assicuri un adeguato scambio di informazioni possono beneficiare delle detrazioni e delle deduzioni previste dagli articoli da 1 a 23 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi) in forma completa, analogamente a quanto previsto per i soggetti residenti, comprese le detrazioni per carichi di famiglia, a condizione che il reddito prodotto dal soggetto nel territorio dello Stato italiano sia pari almeno al 75 per cento del reddito dallo stesso complessivamente prodotto e che il soggetto non goda di agevolazioni fiscali analoghe nello Stato di residenza”.
Si tratta, spiega Porta nella interrogazione, di “soggetti che, definiti “non residenti Schumacher”, hanno potuto usufruire delle detrazioni per figli a carico (fino ai 21 anni) solo fino a marzo del 2022 quando con l’introduzione dell’Assegno Unico tali detrazioni (insieme all’ANF) sono state eliminate sia per i residenti in Italia che per i residenti all’estero. Se da una parte però l’abolizione delle detrazioni per figli a carico (ma anche dell’assegno per il nucleo familiare) non ha comportato particolare danno per i residenti in Italia che in sostituzione si sono visti riconoscere l’Assegno unico universale, dall’altra parte invece vi sono state conseguenze economiche pesanti (da centinaia a migliaia di euro annui a soggetto) per i contribuenti italiani residenti all’estero ai quali non sono state più concesse le detrazioni e ai quali non può essere riconosciuto l’Assegno unico universale per i figli che è subordinato alla residenza in Italia, nonostante essi paghino le tasse e la contribuzione previdenziale in Italia”.
“Per questo motivo e per tutelare i diritti dei nostri lavoratori e pensionati residenti all’estero” il deputato ha chiesto al Ministro Calderone “se non ritenga, in conformità con quanto disposto da regolamenti e direttive comunitarie sull’esportabilità delle prestazioni e da numerose sentenze della Corte di Giustizia europea e alla luce delle recenti procedure di infrazione contro l’Italia da parte della Commissione europea, che l’Assegno unico universale sia concesso anche ai cittadini italiani residenti all’estero i quali pagano oltre il 75% delle imposte sul loro reddito complessivo in Italia e non sono percettori di analoghe prestazioni all’estero e che, inoltre e comunque, non sia opportuno con uno specifico provvedimento legislativo ripristinare per gli stessi “non residenti Schumacher” il diritto, revocato dal 1° marzo 2022, alle detrazioni per figli a carico di età inferiore ai 21 anni (e alla concessione dell’assegno al nucleo familiare)”. (aise)