Referendum/ Odoguardi (MAIE): riforma del voto all’estero ormai improcrastinabile

ROMA\ aise\ - “Archiviato l’appuntamento referendario, è possibile leggere e interpretare alcuni dati, che secondo noi ci dicono molto circa la volontà degli italiani nel mondo di partecipare alla vita politica e sociale del Paese”. Partono da qui le riflessioni di Vincenzo Odoguardi, Vicepresidente del Movimento Associativo Italiani all’Estero, secondo cui se “è vero che, in occasione dei referendum su cittadinanza e lavoro, gli elettori all’estero, in media, hanno votato meno (un’affluenza del 23,8 per cento, inferiore alla media nazionale del 30,6 per cento)” è vero anche che “bisogna considerare che il meccanismo elettorale che regola il voto degli italiani nel mondo è spesso farraginoso e complicato, sia per l’elettore sia per le autorità e le istituzioni preposte all’organizzazione delle elezioni. Non solo: le recenti novità in tema di cittadinanza approvate dal Parlamento, con una legge che taglia pesantemente lo ius sanguinis, di sicuro hanno influito sul desiderio di partecipazione”.
“In America Meridionale – prosegue -, dove la botta alla trasmissione della cittadinanza inflitta da governo e Parlamento è stata accusata in maniera maggiore, ha votato il 34,6% degli aventi diritto (circa 1,6 milioni di elettori), mentre in Nord America, per esempio, su 465mila elettori ha votato il 16,5%. Gli italiani dell’America Latina, dunque, hanno voluto farsi sentire con forza, lanciando all’Italia un messaggio chiaro: siamo italiani anche noi che viviamo oltre confine e, a dispetto di quanto possano pensare i governanti, sentiamo la necessità di partecipare. In America Settentrionale, invece, dove la questione cittadinanza probabilmente non è così sentita come in alcuni Paesi latinoamericani (pensiamo al Brasile e all’Argentina), sono stati molti di meno coloro che hanno deciso di partecipare al voto”.
“Resta il fatto – commenta Odoguardi – che anche questa volta, come ad ogni tornata elettorale, da tutto il mondo sono arrivate segnalazioni di irregolarità e difficoltà nella gestione del processo elettorale: schede mai arrivate oppure giunte a destinazioni sbagliate, connazionali obbligati a percorrere enormi distanze per poter ritirare il plico perché non l’avevano ricevuto a domicilio, poste e corrieri privati non in grado di garantire una corretta e puntuale distribuzione delle schede elettorali”.
Per l’esponente del Maie “è importante sottolineare che la stragrande maggioranza degli italiani nel mondo, pur vivendo lontano dalla Madre Patria, è ancora attaccata al proprio Paese, con un cordone ombelicale fatto di lingua, cultura, tradizioni. Votare, per un cittadino italiano, dovunque sia nel mondo, è un diritto. Certo, deve essere messo nelle condizioni di farlo, senza il rischio che il suo voto possa venire a mancare non per colpa sua, ma a causa di un meccanismo che non garantisce sicurezza né trasparenza. Ci auguriamo che in occasione dell’Assemblea Plenaria del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, che si terrà a Roma a partire dalla prossima settimana, venga messa sul tavolo dei lavori la questione del voto all’estero e di una ormai sua improcrastinabile riforma. L’esercizio democratico deve essere garantito a tutti, agli italiani d’Italia come ai connazionali nel mondo. Tocca alla politica e al governo – conclude – prendere il toro per le corna una volta per tutte e modificare, in meglio, un voto all’estero che nel corso degli anni ha sempre dimostrato di fare acqua da tutte le parti”. (aise)